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In Italia le mestruazioni sono tassate quanto una pelliccia o un’auto di lusso

Una scatola di assorbenti costa circa 4 euro: ogni donna ne può fare uso per più di 12 volte l'anno in circa 40 anni, eppure l'aliquota sul prodotto è la più alta possibile.
Foto via Flickr utente Floriana

Questo pezzo è comparso originariamente su VICE News.

Avere le mestruazioni non è una scelta, e poterle gestire in maniera salutare e dignitosa non dovrebbe essere considerato un privilegio.

Eppure il fisco italiano tassa ancora oggi tutti i prodotti igienico-sanitari femminili (inclusi assorbenti, tamponi, coppette e spugne mestruali) allo stesso modo di beni di lusso come gioielli, pellicce o smartphone di ultima generazione.

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"Al momento tutti questi prodotti hanno un'aliquota [IVA] del 22 per cento, la più alta possibile, come se fossero un tablet o una Porsche," commenta Chiara Capraro, l'italiana trapiantata a Londra che ha avviato la petizione online "Le mestruazioni non si tassano: IVA al minimo sugli assorbenti!"

La cosiddetta 'tampon tax', è conosciuta—e spesso contestata—anche in Francia, Regno Unito, Spagna, Stati Uniti, persino in Malesia. In Italia, si è mosso Possibile, il partito dell'ex deputato del PD Giuseppe Civati, per sollevare la questione in Parlamento, con una proposta di legge depositata lo scorso gennaio.

"In Italia l'IVA sugli assorbenti è al 22 per cento, come qualsiasi altro prodotto rientrante nella categoria di altri beni non di prima necessità come tablet, borse, trucchi, profumi, "aveva dichiarato la deputata Beatrice Brignone, tra i firmatari del provvedimento che chiede di riconoscere questi prodotti come beni essenziali - alla stregua di pane, giornali e occhiali da vista - per i quali è prevista una tassazione ridotta al 4 per cento.

"Se pensiamo che essere donna, nell'arco della propria vita, implichi avere le mestruazioni una volta al mese per circa quaranta anni, è necessario riflettere anche su quanto incida economicamente l'acquisto e l'uso di assorbenti e tamponi - che non sono una scelta ma una necessità - poiché permettono alle donne una piena partecipazione alla vita sociale anche nei giorni del ciclo," si spiega nella proposta.

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Da gennaio si attende che questa venga messa in calendario per una discussione alla Camera. Così, Capraro - la cui petizione ha al momento superato le 25mila firme - ha deciso di ricorrere a una campagna sui social network, negli ultimi giorni, per far pressione sui capigruppo di partito e spingerli all'azione.

"A parte essere una questione di principio, perché questi prodotti sono essenziali alle donne per vivere una vita normale e partecipare appieno alla società, è una questione non marginale anche dal punto di vista economico," ribadisce.

Come fa notare, il volume di affari è enorme, considerando che una scatola di assorbenti costa circa 4 euro e ogni donna ne può fare uso più di dodici volte l'anno, per circa 40 anni.

"In Francia, dove l'IVA [per questi tipi di prodotti] è scesa dal 20 al 5.5 per cento, si calcola che l'erario abbiarinunciato a circa 55 milioni di euro," aggiunge.

In effetti, dopo una serie di proteste su scala nazionale, lo scorso dicembre il governo d'oltralpe ha ridotto la tassa sugli assorbenti.

Nel Regno Unito, la risoluzione è stata ancora più drastica. A marzo, l'allora primo ministro in carica David Cameron aveva annunciato la totale abolizione della 'tampon tax,' dichiarando che, tramite alcuni accordi con la Commissione europea, sarebbe stato possibile per la Gran Bretagna far scendere l'imposta sui prodotti sanitari femminili dal 5 allo zero per cento — come già in Irlanda.

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"In UK la campagna contro la tampon tax ha avuto successo, forte di una petizione che ha raccolto più di 250 mila firme e costretto tutti i partiti politici a esprimersi sulla questione durante le ultime elezioni politiche, che si sono tenute a maggio 2015," racconta Capraro.

Già con il governo Blair, nel 2000, l'aliquota era scesa dal 17.5 al 5 per cento, fa notare, ma adesso il governo ha promesso di inserire gli assorbenti nella categoria di prodotti a zero IVA – categoria che nel Regno Unito esiste, al contrario dell'Italia. "Al momento stiamo ancora aspettando che la rimozione dell'aliquota diventi operativa," spiega.

Capraro, con il lancio della petizione e il suo attivismo, ha voluto certamente contribuire alla battaglia italiana per la riduzione dell'imposta sugli assorbenti, ma il suo impegno è anche simbolico. "Ho lanciato la petizione circa un anno fa, sia per sollevare la questione dell'IVA sia per contribuire a rompere il tabù sulle mestruazioni che sono un fatto della vita delle donne ma di cui ancora si parla tra imbarazzi e risatine."

In Italia, secondo lei, il problema viene vissuto e presentato come una questione "marginale," che si pensa possa - debba, forse - essere trascurata in tempi di grave crisi, come quelli attuali. Ma Capraro chiede se quest'atteggiamento, nei confronti di una questione che penalizza esclusivamente le donne, non sia altro che l'ennesima espressione di una cultura e di una società sessista, all'interno della quale i bisogni e le priorità femminili diventano secondarie o addirittura invisibili.

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"Non è un caso, ma un sintomo del maschilismo di cui è imbevuta la nostra cultura. In realtà, la 'tampon tax' è al momento dibattuta in tutto il mondo, dagli Stati Uniti alla Malesia, come una cosa che ha un impatto significativo sulla vita delle donne. I parlamenti ne discutono, dall'Australia al Canada, solo da noi ci si ridacchia sopra come se fossimo alle scuole medie," sostiene.

Lo stigma associato alle mestruazioni si inserisce in un quadro che riflette e contribuisce a mantenere vive diverse dinamiche di disuguaglianza di genere: dalla trasmissione di messaggi che privilegiano una visione negativa del ciclo mestruale, al perpetuarsi di infondati luoghi comuni su di esso, fino al rifiuto di discutere l'argomento in maniera seria.

Negli Stati Uniti, anche Barack Obama si era detto perplesso riguardo le ragioni a giustificazione della 'tampon tax' — che in America è regolamentata dai singoli stati. A gennaio, durante un'intervista, aveva ammesso: "Non ho idea del perché gli stati tassino questi prodotto come beni di lusso. Sospetto sia perché erano degli uomini a fare le leggi quando queste disposizioni fiscali sono state approvate."

Da allora, in America, sono sempre di le nuove disposizioni volte a ridurre l'imposta sugli assorbenti, e lo scorso giugno la città di New York è stata la prima a prevedere l'accesso gratuito a prodotti igienico-sanitari femminili all'interno di scuole, rifugi e istituti carcerari.

In merito alla situazione italiana, Capraro rimane comunque ottimista. "Credo che il supporto stia crescendo, e spero che la discussione della proposta di legge porti a maggior dibattito e supporto."

Segui Cristiana su Twitter: @critalks