primo appuntamento real time
Momenti dal programma Primo appuntamento.
Cultura

Com’è partecipare a ‘Primo appuntamento’, raccontato da chi lo ha fatto

Quattro concorrenti e il curatore di Primo Appuntamento di Discovery raccontano come funziona quando si ha "solo una cena a disposizione per innamorarsi."
Vincenzo Ligresti
Milan, IT
dietro le quinte serie tv
Cosa succede davanti e dietro la tv, spiegato da chi la fa.

Andato per la prima volta in onda a marzo 2017, e ispirato al britannico First Dates, Primo Appuntamento è diventato uno dei programmi tv più noti e longevi di Real Time.

Il dating show funziona così: in ogni puntata, condotta da Flavio Montrucchio e prodotta da Stand By Me, vengono mostrati quattro appuntamenti “al buio”. Inizialmente ogni partecipante si racconta in un confessionale, poi incontra al bancone una persona con cui farà una cena al tavolo, e alla fine entrambi dovranno decidere se vorranno rivedersi.

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“Nel ristorante ci sono 40 telecamere remotate, facciamo provini lunghissimi, e dietro ciascun match c’è un grandissimo lavoro,” racconta il curatore Davide Acampora. “La premessa è cercare di abbinare due single che possano continuare a vedersi. Quindi partendo dalle basi: l’età, la distanza geografica, l’altezza e naturalmente i loro gusti.”

La varietà dei partecipanti è notevole, e nel corso degli ultimi anni ha incluso personaggi con un certo seguito online. Ogni tanto si ha l’impressione che alcune persone, soprattutto se con un forte vissuto o facenti parte di minoranze, vengano presentate un po’ in maniera didascalica, ma Acampora spiega che questo avviene perché l’obiettivo è innanzitutto raccontare storie e renderle chiare al pubblico generalista. “In ogni puntata ci sono otto single, e ognuno di loro ha un profilo, una caratterizzazione che lo spettatore deve cogliere immediatamente: deve potersi subito affezionare, immedesimare oppure, al contrario, ‘criticare’. Altrimenti l’incontro scorre senza mordente”.

In cinque anni, aggiunge, “abbiamo avuto un matrimonio, due fidanzamenti ufficiali e coppie che stanno ancora insieme.” Per capire meglio come funziona il programma quando lo vivi in prima persona, ho raggiunto alcuni ex concorrenti al telefono.

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Le interviste sono state accorciate per questioni di spazio e chiarezza.

Il primo appuntamento di Emanuela e Edoardo

Lei assistente di volo, lui imprenditore. Il loro primo appuntamento è avvenuto nella terza stagione. Ne hanno avuto un secondo nella quarta, con proposta di matrimonio a sorpresa.

VICE: Ciao Emanuela, ciao Edoardo. Come mai avete deciso di partecipare al programma?
Emanuela:
Diciamo che è stato un piccolo “tranello” di mia sorella e mia nipote, che mi hanno iscritta a mia insaputa. Dopodiché mi hanno chiamata per fare il provino, e ho accettato.
Edoardo: Io, invece, mi sono iscritto consapevolmente.

E poi?
Edoardo: Dopo che hai passato il provino vedono con chi ti possono “matchare”. Iniziano a farti domande che si riferiscono a persone che pensano potrebbero farti incontrare, e scelgono poi quella più adatta a seconda delle risposte.

Mi raccontate i vostri appuntamenti?
Emanuela:
La prima volta ci siamo studiati. Lui è uno che “tiene banco”, mi è piaciuto, ma non l’ho dato a vedere. Tant’è che durante la cena, con una scusa, una ragazza della produzione mi ha raggiunta in bagno per sincerarsi che fossi a mio agio. È stata molto carina perché al tavolo ero stata davvero criptica, ma le ho risposto che stava andando tutto molto bene, e volevo proseguire. Quanto al secondo appuntamento: pensavo fosse una scusa per festeggiare il nostro anniversario nel luogo in cui c’eravamo conosciuti, invece lui si era messo d’accordo con la produzione per farmi la proposta di matrimonio. È stato bellissimo.

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Quanto è durato il vostro primo appuntamento?
Emanuela: Diciamo che contando tutte le varie fasi è durato più di sei ore, con due ore di cena circa. Perché prima fai il primo confessionale—che è quello che vedi inframezzato alla cena durante l’episodio. Dopo c’è la cena, seguita dal secondo confessionale, quando si viene intervistati prima separatamente e poi insieme. Quindi il sì o il no è proprio “in diretta,” perché nessuno dei due dopo la cena può parlare, ti separano. Infine, si torna al locale per i saluti.
Edoardo: Aggiungo anche che noi siamo arrivati entrambi con le nostre auto e, poi, confrontandoci, abbiamo scoperto che ci avevano fatto parcheggiare in due punti distantissimi per non farci incontrare. Sono molto scrupolosi.

Vi è capitato, invece, che qualcuno vi riconoscesse dopo aver partecipato al programma?
Emanuela: Ci è successo svariate volte—in crociera, in Sardegna, dal benzinaio, nel mio caso anche al lavoro, quando sono stata riconosciuta da alcuni passeggeri. Su YouTube ci sono anche delle video reaction al programma e su di noi.

Il primo appuntamento di Stefano 

Stefano è uno studente e appassionato di fotografia. È non-binary e pansessuale. Ha partecipato alla quinta stagione.

VICE: Ciao Stefano, perché hai scelto di partecipare al programma?
Stefano: È stata una decisione impulsiva, ero con un’amica e visto come stava andando la nostra vita sentimentale ci siamo detti: “Perché no?” Solo che alla fine la candidatura l’ho mandata solo io, e un anno e mezzo dopo ho ricevuto una chiamata: “Sei ancora single?” Nel frattempo avevo maturato tante riflessioni su me stesso, ma ho accettato comunque.

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Che cosa succede al casting? Cosa ti chiedono?
Nel mio caso ho fatto una videochiamata conoscitiva con un autore che mi è valsa da provino, in cui mi è stato chiesto molto di me e delle caratteristiche della persona che avrei voluto al mio fianco. 

Ho premuto molto sul fatto che fossi vegano, ma alla domanda “Come vedi una possibile divergenza su questa cosa?,” ho capito che probabilmente mi sarei trovato di fronte una persona completamente lontana da questi argomenti. A ripensarci, però, la chiacchierata con l’autore è stata molto bella. Azzarderei terapeutica. 

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Mi racconti un po’ il tuo appuntamento?
Intanto tu arrivi là e sembra tutto un po’ surreale. In confessionale, oltre a chiedermi in generale di me, mi hanno chiesto anche perché mi chiamassi Stefano, per approfondire la mia identità di genere. 

Durante la cena, Giuliano [il ragazzo dell’appuntamento] ha usato spesso il femminile nei miei confronti, ma ho percepito—e si è visto—che non lo facesse con cattiveria. Anzi. Non ha fatto facce strane, e mi ha detto che conosceva qualcosa del mondo LGBTQ+

In puntata si vedono solo alcuni momenti del nostro appuntamento, però ce n’è uno che mi ha fatto molto piacere: quando ha deciso di ordinare anche lui vegano anche se non lo era. 

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Alla fine vi siete scelti, ma poi non c’è stato un secondo incontro. Sei contento di quello che si vede del vostro appuntamento?
Alla fine sì, forse da fuori sono passato per una persona rigida per la questione dei pronomi, quando nella vita lo sono molto meno, quasi per niente. 

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Evito i commenti su Internet, ma devo ammettere che ne ho letti alcuni dopo la messa in onda. Ce n’erano molti di persone fuori dalla comunità LGBTQ+ che erano disorientate dal mio aspetto e dal mio nome. Però ho letto anche molti commenti di persone super contente di vedere una persona non binaria in tv.

Mi hanno scritto anche tre persone non binarie, che mi hanno detto di aver fatto coming out coi genitori dopo che questi ultimi avevano fatto dei commenti positivi su di me. Sono rimasto davvero molto felice. 

Il primo appuntamento di Sabrina


Sabrina è una scrittrice e youtuber con la sindrome di Tourette. Ha partecipato a tre edizioni: nelle prime due ha incontrato due uomini, nell’ultima una donna.


VICE: Ciao Sabrina, mi dicevi che all’inizio non sapevi dell’esistenza del programma.
Sabrina:
Ignoravo proprio l’esistenza di RealTime, perché guardo poco la tv. Poi, però, qualcuno del programma mi ha mandato un messaggio molto bello dicendomi che l’amore è per tutti, che aveva visto alcuni miei video YouTube, e se mi andava di partecipare. Quella stessa sera l’ho detto a mio figlio, e mi ha detto che era un’emittente molto apprezzata! 

E poi hai scelto di partecipare.
Sì, perché alla fine avevo un doppio scopo: quello di far conoscere la sindrome a più persone possibili, e perché no, trovare l’amore che ancora non ho trovato. Ero solo un po’ titubante per il montaggio, poi però mi hanno rassicurata che non avrebbero tagliato le parti in cui la mia sindrome viene fuori, ma ne avrebbero bippate solo alcune—visto che ho la coprolalia [la comorbilità forse più nota ma non comune della Tourette, che porta a pronunciare parolacce o frasi ‘volgari’].

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Com’è quindi fare un appuntamento al buio?
A tutti e tre gli appuntamenti sono stata la prima a sedermi al bancone, e per scaricare la tensione ho sempre tirato fuori il cellulare e fatto delle foto. La forte adrenalina scema dopo che vedi la persona, a prescindere se ti piace o meno.

Mi racconti le differenze tra i tre?
Il primo appuntamento è stato con un signore per bene, a modo. Poi ci siamo risentiti, ma non era una persona per me. Il secondo mi è piaciuto moltissimo, non tanto per l’esito finale, ma perché c’era mio figlio che nel frattempo faceva un altro appuntamento. Ho avuto così la possibilità di confrontarmi meglio con lui in determinati ambiti. 

Al terzo ho fatto coming out, spiegando meglio la mia sessualità. Prima l’ho fatto in famiglia, e poi in tv: stavolta avrei preferito una donna. Lei mi conosceva di vista, era di Pescara come me. Mi era un po’ piaciuta, però mi ha detto no. Sinceramente dopo ho un po’ pianto, perché tanti no nella vita possono far male. In amicizia, sempre con lei, il giorno dopo abbiamo fatto un aperitivo. 

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Sabrina, a 54 anni, nella quarta edizione.

Come sono state percepite le tue partecipazioni al programma?
Ho ricevuto tantissime mail di ringraziamento sia per la questione sessualità che per come racconto la sindrome. Ma non sono una persona che si imbroda. Le emozioni bisogna farle vedere tutte, e lo faccio, ma il più delle volte cerco di portare un sorriso, di trasmettere forza. 

Ho ricevuto anche critiche: diversi commenti dicevano che facevo finta di avere la sindrome, in altri che il mio lato omosessuale era solo “per fare audience,” e che era recitato. Ma posso assicurarlo: è tutto vero.

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