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Il mio capo mi costringe a lavorare in ufficio durante la pandemia

"Mi fa strano avere un sacco di limitazioni nel tempo libero, ma dover passare la pausa pranzo accalcato in una stanza con i colleghi."
capo costringe a lavorare in ufficio pandemia
Foto: Getty Images/Chris Windsor. Composizione: VICE.

Durante i mesi della pandemia da coronavirus, la maggior parte delle persone con un lavoro da ufficio è passata a lavorare da casa. C’è un’emergenza sanitaria in corso e non ha senso prendere mezzi pubblici e stare in uffici pieni di gente se puoi fare il tuo lavoro altrettanto bene dal tavolo della tua cucina.

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Eppure, nonostante il buon senso e le raccomandazioni, ci sono datori di lavoro che continuano a costringere i dipendenti ad andare in ufficio ogni giorno. VICE ha parlato con alcuni di loro, principalmente in Germania.

Mia*, 24 anni, dipendente pubblica amministrazione

Lavoro al computer tutto il giorno, ma di tanto in tanto mi servono documenti cartacei. Il problema poteva risolversi sorteggiando uno solo di noi che si occupasse dei documenti che servono a tutti dall’ufficio. E considerato da quanto dura la pandemia, avremmo anche potuto digitalizzare tutto nel frattempo—ma il mio capo non ha neanche preso in considerazione queste ipotesi. Ha detto che non potevamo lavorare da casa, punto.

Per un po’, ho condiviso un ufficio con tre altre persone, poi ho lottato per avere una stanza mia. Il nostro datore di lavoro non ci dà né mascherine né disinfettante.

Anche gli altri impiegati non seguono le regole. Alcuni mangiano ancora in gruppo nella sala conferenze. Molti sono anche venuti in ufficio con sintomi evidenti, o vengono alla mia scrivania senza indossare una mascherina. In un altro dipartimento hanno concesso alle persone di lavorare da casa, ma due segretarie sono sempre presenti.

Julian*, 39 anni, reclutatore

Il mio capo è tornato da una vacanza con la sua famiglia in Austria e ha passato la giornata a tossire per tutto l’ufficio. Il mattino dopo, non è venuto al lavoro. Anche sua moglie lavora con noi e ci ha detto che gli era venuta la febbre. Lei però è venuta in ufficio lo stesso. Io volevo andare a casa immediatamente, ma mi ha detto che, se l’avessi fatto, ci sarebbero state delle conseguenze. Poi il nostro manager dell’IT ha trovato un modo per farmi lavorare da casa.

Nei giorni successivi, il capo mi faceva andare in ufficio con il pretesto di qualche lavoro urgente da discutere—ma quando arrivavo lì scoprivo che erano compiti non necessari. Una volta si è trattato letteralmente di rimettere la carta alla stampante. Dopo un po’, fare smart-working non è stata più un’opzione. Abbiamo spostato le scrivanie più lontane una dall’altra e restiamo sempre distanziati, ma quando il capo vuole parlare di qualcosa si piazza dritto alla mia scrivania, senza precauzioni.

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Leo*, 31 anni, impiegato

Lavoro nella sede di una grossa azienda che si occupa di amministrazione pubblica. Hanno permesso ai dipendenti di lavorare da casa di tanto in tanto, ma solo a quelli più anziani. Ho notato che molti superiori non vogliono che i loro sottoposti lavorino da remoto, pensano che le persone non siano altrettanto produttive.

Ora che il nostro distretto conta un sacco di casi di COVID e c’è stata parecchia pressione da parte dell’opinione pubblica, lavoriamo a turni. Metà dei dipendenti da casa, l’altra metà in ufficio. Il nostro capo ha inoltrato a tutti per sbaglio la email relativa al nuovo approccio gestionale, così si è scoperto che la decisione era stata presa un po’ di tempo fa, ma che i manager si erano opposti.

Quando siamo in ufficio, capita spesso che la distanza non venga rispettata. Se non vuoi mangiare all’aperto—non è il massimo quando è freddo—devi sederti a un tavolo con altre cinque o sei persone nella sala relax, che è un cubicolo. Mi fa strano avere un sacco di limitazioni nel tempo libero, ma dover passare la pausa pranzo accalcato in una stanza con un sacco di colleghi.

David*, 21 anni, assicuratore

Lavoro in un ufficio open space con circa 30 altre persone. Indosso sempre la mascherina, ma il mio manager si presenta sempre senza alla mia scrivania. Spesso ci sono tre persone alla volta nella stanza della fotocopiatrice, tutte senza mascherina. Abbiamo dovuto insistere molto perché almeno i dipendenti più anziani potessero lavorare da casa. I superiori hanno accettato dopo lunghe discussioni, ma vogliono tutti presenti comunque per la riunione settimanale. Non ha senso.

Dato che usiamo tutti computer portatili, potremmo tranquillamente passare allo smart-working, ma i capi sono convinti che la nostra produttività ne risentirebbe. Lavorare da casa mi permetterebbe di concentrarmi meglio in realtà, perché smetterei di essere costantemente preoccupato. Nel mio tempo libero incontro di rado altre persone—anche perché ho paura di metterle a rischio io.