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I professori raccontano i momenti più imbarazzanti dei loro studenti

Ecco un po' di storie che alcuni docenti hanno acconsentito a condividere in modo rigorosamente anonimo, per farvi immediatamente tornare la voglia di rimettervi a studiare.

Illustrazione di Vinnie Neuberg

Quando sei uno studente universitario alle prime armi e sperimenti sulla tua pelle un certo senso di disorientamento, pensi che sia una cosa soltanto tua e che da fuori non sia possibile percepirlo. Invece no: i tuoi professori—o molti di loro—se ne accorgono perfettamente, e a volte se la ridono alle tue spalle, proprio come fai tu con loro. Ecco un po' di storie che alcuni docenti hanno acconsentito a condividere in modo rigorosamente anonimo.

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– "Una volta ho assegnato ai miei studenti una ricerca su un argomento a piacere, e uno di loro ha scelto il tema dell'etica. Quando l'ho letta ho capito subito che aveva copiato, e con una breve ricerca su Google ho scoperto che aveva preso tutto dalla voce "etica" della Catholic Encyclopedia. Non credo abbia colto l'ironia della cosa."

– "Sono entrato in classe e in piedi in mezzo alla stanza c'era uno studente che giocava con uno yo-yo. Era così concentrato che era palese che fosse completamente fatto. Ci ho messo un sacco per convincerlo a posare lo yo-yo. Dopo la lezione gli ho detto che non mi interessava quello che faceva nella sua vita personale, ma che lo yo-yo non doveva più entrare in classe. E così è stato. Poi si è rivelato un buono studente."

– "Insegno all'accademia di belle arti, e una volta ho chiesto a una studentessa di scrivere una ricerca su una artista da cui diceva di 'prendere ispirazione.' In meno di due frasi ho capito che aveva copiato, perdipiù da un comunicato stampa. Il linguaggio era incredibilmente ricco e pretenzioso e dava l'idea di essere stato scritto dall'artista stessa (che, per la cronaca, era una che a sua volta non produceva nulla di particolarmente originale).

Ho cercato su Google una frase a caso e sono finito dritto sulla pagina della biografia dell'artista, sul suo sito ufficiale. La cosa divertente è che la mia studentessa non si era nemmeno degnata di cambiare la prima persona in terza.

L'ho chiamata a colloquio e lei era spaventata a morte. Mi sono inventato di aver inviato la ricerca copiata alla sua responsabile di corso, che avrebbe deciso se contattare i suoi genitori oppure sospenderla per il resto del semestre. Da quella volta ha smesso di fare cazzate."

– "Avevo una studentessa che una volta ha portato il suo bambino piccolo in classe. Dopo pochi minuti di lezione, il bambino ha cominciato a urlare, così lei l'ha appoggiato per terra. Il bambino ha iniziato a strisciare tra i banchi degli studenti. Nessuno riusciva a concentrasi, anche se uno studente è riuscito comunque ad addormentarsi. Poi il telefono del ragazzo addormentato ha iniziato a suonare, la suoneria ha spaventato il bambino e lo studente, evidentemente stordito, ha risposto al telefono davanti a tutti. È stata l'unica volta che ho fatto andare via tutti prima."

– "Durante un corso in cui leggevamo un sacco di saggistica abbiamo preso un saggio dell'economista Robert Reich. Era circa il 2010, poco prima di Occupy Wall Street, e prima che il debito studentesco americano toccasse il suo massimo. Avevo detto qualcosa su una legge sui debiti universitari firmata da George W. Bush, aggiungendoci pure una battuta su quest'ultimo. La maggior parte degli studenti aveva riso, ma pochi giorni dopo la mia capa mia aveva convocato nel suo ufficio. Le avevo ripetuto ciò che avevo detto, lei era stata d'accordo con me e aveva detto che ovviamente avevo ogni diritto a esprimere la mia opinione. Tuttavia, mi aveva detto di fare più attenzione a cosa dicevo. (Eravamo in Tennessee dopotutto.) Non ho mai capito quale degli studenti si fosse lamentato, anche se alla fine di quella settimana uno studente ha smesso di frequentare le mie lezioni."

– "Un'estate ho tenuto un corso di inglese il martedì e il giovedì, e una mia studentessa aveva saltato qualcosa come dieci lezioni. Un giorno si era presentata e, di punto in bianco, voleva sapere se poteva recuperare i compiti che aveva saltato. L'ho informata che per via delle sue assenze sarebbe stata bocciata, lei si era arrabbiata e aveva iniziato a piangere e urlare. Era andata immediatamente dal preside per presentare delle lamentele formali, dicendo che lei era sempre stata presente ed ero io che non l'avevo vista. Era una classe di venti persone, per cui era difficile non notare la sua assenza. Sono stato costretto a farla rientrare in classe, e da quel momento in poi non si è più persa una lezione; anzi, faceva sempre dei commenti per assicurarsi che io notassi la sua presenza. E alla fine si è iscritta al corso che avrei tenuto nel semestre successivo."