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reportage

I fantasmi di Bozi Dar

Una città-prigione segreta costruita dall'esercito sovietico in Repubblica Ceca.

Foto di Léo Malek

È possibile che due città, una ceca e una russa, abbiano coesistito per vent'anni a una distanza di appena un chilometro e mezzo senza che i rispettivi residenti sapessero qualcosa gli uni degli altri? Suppongo che tutto sia possibile, se si hanno a disposizione abbastanza filo spinato e Kalashnikov.

Così, ancora oggi, in Repubblica Ceca sopravvive una piccola fetta del grande impero sovietico, seppure abbandonata, decadente e quasi completamente dimenticata.

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Dopo aver occupato quella che nel 1968 era la Cecoslovacchia, l'esercito sovietico aveva scelto una pista d'atterraggio a 40 km da Praga come base per il suo Gruppo Centrale delle Forze Sovietiche. Era già stata usata dai militari dell'Impero austro-ungarico e dalla Luftwaffe, ma i sovietici erano arrivati lì per restare.

Costruirono un'intera nuova città vicino alla pista di atterraggio, la chiamarono Boží Dar ("Dono di Dio") e la recintarono dal resto del mondo. Oh, l'umorismo nero sovietico! O magari pensavano davvero che fosse un bel posto, visto che la città aveva una piscina, un cinema e non si trattava di Nižnij Novgorod.

Appena in fondo alla (sorvegliatissima) strada si trovavano la tranquilla cittadina ceca di Milovice e i suoi 8.000 abitanti, ignari delle centinaia di famiglie che vivevano circondate da guardie armate in torri di calcestruzzo a pochi isolati di distanza.

Boží Dar era in completo isolamento. Una città chiusa in uno stato chiuso era quanto di più inaccessibile potesse esserci, ed è perfettamente plausibile pensare che nessuno dei residenti abbia mai lasciato i suoi confini. Nessuno, tranne gli ufficiali di alto grado, godeva di grande libertà. Le operazioni della base erano top secret, ma il livello di paranoia dei sovietici era tale che a un certo punto fecero persino chiudere l'impianto di depurazione delle acque di scolo di Milovice, temendo che gli scarichi addizionali avrebbero potuto rivelare troppe informazioni a proposito della popolazione di Boží Dar.

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Il livello di segretezza nei confronti quello che succedeva all'interno della base era pari solo a quello su ciò che ne usciva, quindi probabilmente molte delle attrezzature e delle provviste venivano trasportate direttamente dalla Russia in treno o in aereo. A quanto pare la base era semi-autosufficiente, avendo una propria centrale a carbone, un bacino idrico sotterraneo e appezzamenti agricoli.

La maggior parte degli abitanti dei paraggi con cui abbiamo parlato pensava che tutto quell'insieme di filo spinato e guardie armate non fosse lì per impedire ai residenti sovietici di invidiare le condizioni di vita dei comunisti in Cecoslovacchia, ma piuttosto per impedire ai cechi di scoprire qualcosa sulle possibili scorte segrete di testate nucleari tenute nascoste a Boží Dar.

Moltissimi credevano che l'esercito sovietico nascondesse qualche arma nucleare in Cecoslovacchia, e precisamente nella base del Gruppo Centrale delle Forze, ma nessuno è mai stato in grado di provarlo. L'ambasciata russa a Praga rifiuta tuttora di confermare o negare alcunché, sebbene l'allora comandante del Gruppo Centrale, il generale Vorobyov, ne avesse parlato abbastanza apertamente in un'intervista del 2008 a Radio Praga. Al telefono da Mosca, aveva detto: "Nel Gruppo Centrale delle Forze Sovietiche che comandavo c'erano davvero armi nucleari."

Con ogni probabilità, quelle stesse armi fecero ritorno in Russia poco dopo il 1989, quando l'esercito sovietico cominciò a fare i bagagli in seguito alla Rivoluzione di Velluto. Nella fretta, i soldati hanno gettato via intere taniche di benzina e seppellito il resto delle munizioni.

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Dopo il rientro in Russia dell'ultimo Mig-29 nel 1991, la base militare fu abbandonata a se stessa e rapidamente depredata di qualsiasi cosa sembrasse anche solo lontanamente di valore. Il ladri hanno portato via tutto, dai manici di ottone delle porte ai sedili di plastica del cinema, abbattendo muri e pavimenti.

Nel 1992, la Russia ha generosamente donato gli edifici fatiscenti e la terra inquinata e zeppa di esplosivi al governo ceco, affermando che il valore di quegli immobili avrebbe compensato i costi della ristrutturazione. A quanto pare i cechi non avevano molte alternative, se non accettare.

Nonostante si tratti di una proprietà statale, nessuno si è mai interessato a proteggerla o recintarla, così siamo andati a dare un'occhiata.

Visto che era febbraio, nevicava. Un sacco. Per prima cosa abbiamo trovato una rimessa di areoplani.

Dentro non c'era granché.

Abbiamo dovuto camminare per un altro chilometro prima di entrare in città. La neve era alta un paio di centimetri, quindi non avevamo idea di cosa ci fosse sotto i nostri piedi. Una volta che ci siamo avvicinati agli edifici abbiamo scoperto, rischiando di caderci dentro, diverse grosse buche nel suolo, ammantate di neve e immondizia.

Probabilmente si trattava di buche scavate su ordine del Ministero dell'Ambiente per riesumare le munizioni seppellite dai sovietici. Il terreno era stato sottoposto a scavi nei primi anni Novanta, ma ancora oggi, di tanto in tanto, salta fuori una mina o una granata. Lo scorso gennaio, un uomo a spasso col cane ha scoperto per caso diversi pezzi di artiglieria ancora funzionante e tre mine.

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Queste catapecchie sembrano il luogo ideale in cui ubriacarsi davanti al fuoco per poi scarabocchiare sul muro ciò che ti passa per la mente annebbiata.

Ci sono un paio di versi tratti da una poesia tradizionale ceca che, stando a quanto mi hanno successivamente spiegato, parla di uomini che assomigliano a rane e "uomini-coniglio" schiacciati da nuvole di metallo. Dopodiché, tutto si è fatto ancora più assurdo.

Non abbiamo idea di cosa fosse questo triste edificio, ma ora si tratta di una sorta di  galleria d'arte per squatter. Questo murales è stato fatto con ritagli di giornali risalenti agli anni Novanta.

Questo è il cinema, dove i residenti potrebbero aver visto Mosca non crede alle lacrime e altri capolavori approvati dal regime. Tutti i sedili sono stati portati via. Sul retro abbiamo trovato la sala di proiezione, ma era vuota e all'interno erano cresciuti degli alberi.

Le terme non avevano un bell'aspetto, ma perlomeno non ci nevicava dentro.

Avevamo sentito che la piscina si trovava accanto alle terme, ma l'edificio che la ospitava era crollato. Siamo comunque riusciti a entrare nel cosiddetto "centro benessere". All'interno abbiamo trovato una jacuzzi e uno spazio buio ricoperto di fogli di alluminio lacerati che avrebbe dovuto essere una sauna.

Siamo tornati qualche giorno dopo, terminata la tempesta di neve. Riuscivamo a vedere dove stavamo andando e ad ammirare cose come l'infisso di una finestra che si trovava per terra da così tanto tempo che un albero era cresciuto nel mezzo.

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Abbiamo anche trovato il vecchio centro culturale, recentemente dipinto così da somigliare a un club chiamato Rock Club Black Hole per la serie televisiva ceca Emergency.  Lo scorso anno, tra Boží Dar e Milovice, la televisione ceca ha anche filmato un programma chiamato Vai a casa, Ivan.

Poi è stato il turno di questa inquietante scuola. A quanto pare, i nomi propri erano troppo personali per i sovietici, così i bambini venivano chiamati per numero. Ogni singolo elemento di arredo è stato spaccato o rubato.

Sembrava sul punto di crollare.

Al piano di sopra abbiamo trovato un corridoio che conduce a questo spazio, forse la palestra.

Non un gran bello spettacolo.

Questo palazzo aveva l'aria di essere stato importante, ma all'interno non era rimasto nulla. Le uniche cose interessanti, come la mappa delle basi dell'Unione Sovietica qui sotto, sono state in gran parte distrutte.

Abbiamo contato all'incirca 500 appartamenti in dieci palazzi, costruiti uno addosso all'altro nonostante le vaste aree vuote tutt'intorno. Si suppone che aspettino di essere ristrutturati o demoliti, ma nessuno sembra avere fretta di fare una delle due cose.

Hanno anche provato a impedire l'ingresso tagliando gli alberi e lasciandoli a terra. Ottima idea.

Anche senza un vero arredamento, le stanze erano piccole e davano un senso di claustrofobia.

C'erano vecchi quotidiani russi ovunque: anche dietro la carta da parati, usati come materiale isolante.

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Tutto il resto era più o meno così.

O così.

Qualcuno dei precedenti abitanti di Boží Dar è rimasto a vivere in Repubblica Ceca? Probabilmente no. Alcuni ci hanno detto che gli unici sovietici presenti a Milovice sono i soldati sepolti nel cimitero.

Questa base aerea, e un'altra simile a 50 km di distanza, a Ralsko, erano le più grandi e importanti che l'esercito sovietico aveva nel Paese. Si conoscono diverse altre basi più piccole in Repubblica Ceca e in molti altri stati dell'ex blocco orientale, costruiti in preparazione di una guerra che non è mai arrivata.

Cosa sarà di Boží Dar? Poche persone al di fuori di Milovice sono al corrente della sua esistenza, e ancora meno conoscono la sua storia. La vecchia pista di atterraggio attira ancora alcuni appassionati di aviazione leggera, ma i presunti piani di rivalutazione dell'area sono rimasti in stand-by per più di 20 anni. Ormai non c'è più nulla da rubare, e visto che la natura reclama per sé gli edifici, sembra chiaro che questo luogo triste e misterioso sarà lasciato morire in pace.

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