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Tecnologia

L’Intelligence italiana sta cercando degli “esperti di cyber”

“Al termine di un periodo di adeguata formazione, i giovani selezionati diventeranno professionisti della sicurezza nazionale."
Immagine: Shutterstock

Hai sempre sognato di fare parte del reparto di Intelligence italiano? La storia di Edward Snowden ti ha fatto venire un'irrefrenabile voglia di coinvolgimento con le istituzioni, per poi scappare ad Hong Kong e raccontare tutte le loro malefatte ai giornalisti? Forse hai interpretato l'ultima gaffe del Comitato per il Sì al referendum costituzionale come una chiamata alle armi per esseri umani informaticamente alfabetizzati—La buona notizia è che da questa settimana il Comparto Intelligence italiano sta cercando nuovi talenti, o meglio: degli "esperti di cyber".

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"Per combattere la minaccia cyber e potenziare strategicamente le risorse impegnate nella protezione cibernetica e sicurezza informatica, l'Intelligence recluta giovani con qualificate competenze, capacità ed esperienze nei settori della cyber security, dello sviluppo applicativo, progettazione, sviluppo e gestione delle infrastrutture di rete, delle architetture informatiche e dei relativi sistemi di sicurezza," si legge sul sito del Sistema di Informazione per la Sicurezza della Repubblica.

Il bando fa da seguito a un progetto di collaborazione tra Intelligence e atenei che va avanti da ormai 3 anni e che, stando alle parole di Marco Minniti, Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica, ha permesso di "assumere 100 giovani in tre anni, 50 dalle università e 50 con le selezioni delle domande arrivate al sito www.sicurezzanazionale.gov.it, al quale sono pervenuti più di 8.000 curricula."

Il comunicato sottolinea che si tratta di un bando di formazione, "Al termine di un periodo di adeguata formazione, i giovani selezionati diventeranno professionisti della sicurezza nazionale,"—Si cercano, quindi, giovani promesse da poter crescere.

L'iniziativa conferma, fortunatamente, un crescente interesse da parte delle istituzioni italiane nei confronti degli scenari di conflitto informatico, nell'ultimo periodo sempre più popolati—a partire dal recente conflitto e dibattito circa gli attacchi provenienti dalla Russia ai danni di numerose e diverse reti americane, fino al recente e violento attacco veicolato attraverso una botnet da 1.5 milioni di terminali.

Il ruolo delle istituzioni italiane nel campo della cybersecurity continua però a rimanere confuso, in particolare a causa dei recenti sviluppi della vicenda Marco Carrai, iniziale nomina a responsabile da parte della cybersecurity,

infine annullata

a causa delle numerose polemiche circa l'apparente mancanza di competenze in merito da parte di Carrai.