Salute

Com'è guadagnare sottoponendosi a test clinici e sperimentazioni con i farmaci

Un po' di persone che si sottopongono a test clinici e farmacologici per denaro ci hanno raccontato come funziona.
Arielle Richards
Melbourne, AU
Daniele Ferriero
traduzione di Daniele Ferriero
Milan, IT
Un frame di 'Arancia meccanica'

In generale, l’idea di regalare qualche giorno della propria vita alla scienza non suona poi così male. Ma nella maggior parte dei casi, chi si sottopone a trial o sperimentazioni cliniche lo fa per arrotondare.

Spesso infatti queste mansioni sono ben retribuite, e richiedono semplicemente di passare un periodo di tempo sotto osservazione in strutture apposite.

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In Italia, tuttavia, le norme sono parecchio stringenti ed è doveroso informarsi a dovere, valutando i pro e i contro, nonché la propria situazione medica personale, prima di procedere. Ovviamente, è poi meglio non pensare proprio di arricchirsi in questo modo.

Ad ogni modo, c’è qualcosa di intrigante, bizzarro e francamente distopico nel guadagnare sottoponendosi a sperimentazioni e test clinici. E, siccome personalmente non ho mai avuto il coraggio di provarci, ho chiesto a un po’ di persone com’è andata la loro esperienza.

Cosa ti ha portato a provare la sperimentazione e i test clinici?

Mike, 33 anni: Lavoravo come autista di Uber per guadagnare qualche soldo in più. Un giorno ho lasciato un passeggero in una clinica dove conducevano test e facevano vari tipi di sperimentazioni farmacologiche, e lui mi ha spiegato il funzionamento. Mi è parso molto interessante, a maggior ragione quando poi mi ha parlato dei soldi. Era una situazione ideale anche per i miei orari lavorativi un po’ aleatori.

Quindi ho firmato e sottoscritto il programma. Non ero per niente preoccupato. Ti fanno una carrellata sui prodotti che useranno per i test e ti spiegano quali sono gli effetti collaterali che si aspettano di riscontrare. In generale comunque il rischio è davvero molto, molto basso.

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João, 25 anni: L’ho fatto per la prima volta quando ero senza lavoro e il mio assegno di disoccupazione non era ancora stato approvato. Avevo visto una pubblicità e ho deciso di procedere. Si tratta davvero di una strana esperienza, alcune persone la descrivono letteralmente come una vacanza pagata. Un’idea che trovo piuttosto divertente.

Mia, 24 anni: Un paio di amici mi avevano avvertito del fatto che i test clinici sono davvero strani e fastidiosi, ma 1.500 euro inducono in tentazione. Durante la mia prima volta ho intrapreso un trial clinico di quattro giorni, dedicato a uno studio sull’ipertensione polmonare. Alla fin fine, essere pagati così tanto per stare a letto a mangiare snack non è male.

Jim, 26 anni: Sembrava un buon modo per far soldi. Un amico lo aveva fatto per un paio di volte e lo raccomandava.

Clementine, 23 anni: Erano gli inizi del 2020 e sono rimasta lì una sola notte, perché le mie vene erano troppo piccole e non avevo i requisiti per rimanere. Però mi hanno pagata per quella notte e non mi hanno nemmeno dato i farmaci da testare. Insomma, poco meno di 400 euro guadagnati con facilità.

Che sensazioni hai provato, com’era l’ambiente?

Mike: È tutto un po’ folle. Di solito mi iscrivo alle sperimentazioni più lunghe perché pagano meglio. La più corta che ho fatto è durata 11 giorni, la più lunga 14.

Tra l’altro, sono diventato amico di alcune persone che ho incontrato durante la mia primissima volta. E da allora ogni volta mi faccio un nuovo paio di amici.

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João: Sono ormai tre anni che ho cominciato, e ho appena fatto il quarto test clinico. Forse il mio preferito, visto che mi son portato dietro il computer con un sacco di roba da fare. Altri hanno portato monitor e PS4. Saremmo potuti andare avanti molto a lungo.

Mia: Per qualche strana ragione, tutte le infermiere erano irlandesi e molto divertenti. Abbiamo legato molto tra di noi, e il personale ci ha detto che in effetti era il reparto migliore dove stare, visto che eravamo tutti così rilassati. In più, le strutture erano davvero molto belle: una caffetteria, una stanza con i videogiochi e un’area comune con TV e vista sull’oceano.

In particolar modo, la donna nel letto vicino al mio era fantastica. Circa 40 anni e all’ottava sperimentazione clinica, credo. Conosceva un sacco di trucchetti: quando era il momento migliore per fare la doccia e quali snack bisognava scegliere.

Jim: Quando si è in clinica si viene a creare uno strano spirito di squadra. Si rimane insieme per diverse settimane e quindi si entra in intimità e ci si fanno confidenze.

Clementine: Ci sono stata durante i lockdown, quindi tirava una brutta aria. In particolare, poi, non ho potuto assumere caffè per tre giorni prima dell’inizio della sessione. Non mi sono mai sentita così male, privata della mia caffeina.

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Dando per assodato che la paga è buona, qual è l’aspetto più bizzarro?

Mike: È strano perché devi trascorrere ogni momento all’interno della clinica, soprattutto con il COVID. Non viene permesso di andarsene e non puoi nemmeno fare uso di caffè. Questa è la cosa più strana: viversi una propria versione del lockdown dove subisci limitazioni sia per uscire all’aria aperta che sul cibo che consumi. Sembra di essere in uno strano gioco o show televisivo.

João: La mia seconda volta, c’era anche un tizio con cui avevo fatto sesso in Giappone. Mi aveva scritto dicendomi che si sarebbe trasferito dove vivo, ma io l’ho bloccato. E poi, non si sa come, me lo sono ritrovato lì. Ogni volta che si avvicinava facevo finta di essere al telefono o di essere in ritardo per qualcuno dei nostri test, tra esami del sangue o altro.

Mia: La cosa più bizzarra sinceramente sono stati gli altri pazienti. Sembrava di essere in un ostello, a condividere la propria intimità con persone molto diverse tra loro. Alcune persone volevano chiacchierare tutto il tempo, altre starsene semplicemente a letto.

Jim: Per me, la cosa più strana ha riguardato il fatto di essere svegliato ad orari particolari per essere sottoposti ai test. Io ero lì per un trattamento che riguardava l’asma e in pratica mi prelevavano il sangue con una cannula mentre dormivo, per poi svegliarmi e farmi un test di funzionalità polmonare. Il cibo invece è mediocre, si limita a svolgere la sua funzione.

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Clementine: Il cibo era disgustoso. Ai tempi ero vegetariana e mi sentivo piuttosto affamata, cosa che non mi succede mai. In più, uno dei dottori era un tizio anziano veramente inquietante, che mi ha fatto una pessima impressione.

Lo rifaresti?

Mike: Spero di riuscire a beccarne un altro a breve. Devo solo attendere, sono iscritto alla mailing list e sto aspettando di ricevere un’altra mail.

All’inizio ero decisamente attratto dai soldi, perché in 11 giorni ti fai più di 3.000 euro. Ma in realtà aiuto la scienza, quindi faccio al tempo stesso una cosa buona. Un’amica malata mi ha detto, “Io l’apprezzo, perché stai aiutando i dottori a fare ricerche che aiutano proprio le persone come me.”

João: Continuerò a farlo e non soltanto per i soldi. Si tratta anche di qualcosa di estraneo rispetto ai miei soliti programmi e lavori, qualcosa che mi aiuta a cambiare la routine. La cosa più fastidiosa è quella di dover smettere con l’erba, ma va bene così, sono abbastanza tranquillo a questo riguardo. I soldi che mi aspettano rendono la rinuncia ben più semplice.

Mia: Lo rifarei decisamente e infatti ne sto cercando un altro con un’altra persona che conosco, visto che in pratica si viene pagati per cazzeggiare. Temo comunque che un trial più lungo di una settimana avrebbe potuto essere problematico, ma c’è anche da dire che avrei preso molti più soldi.

Jim: Se lo fai con la speranza di non dover più lavorare hai sbagliato tutto. Se però usi i soldi guadagnati con in testa un obiettivo specifico allora va benissimo. A quel punto ragioni di fatto in termini di, “Trascorro qui 14 notti e guadagno due mesi di paga da barista per 40 ore a settimana.”

Insomma, ne vorrei fare molti altri. Si tratta di un modo decisamente efficiente di far soldi. In più, ci sono circa 450 euro extra per ogni raccomandazione. Ogni volta che racconto a qualcuno la mia esperienza e la raccomando, pensano che io agisca solo per interesse. Ma in realtà a me non piace lavorare e questi test sono una cosa decisamente divertente, surreale e a suo modo altruista da fare.

Clementine: Se le mie vene non fossero troppo piccole probabilmente ritenterei. In realtà però non lo so, ci ho davvero riprovato ma mi hanno proposto una cosa poco chiara, qualcosa che non mi sarei sentita a mio agio a fare. Mi hanno detto che alcune persone erano svenute e che altre si erano ritrovate stordite e con le vertigini. Si trattava di farmaci per patologie neurologiche e alla fine ho pensato, “Forse testare certi medicinali non è una cosa così tranquilla e indolore, in special modo se sei giovane.”

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