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Attualità

Il profilo FB del carabiniere che ha ucciso le figlie ora è pieno di commenti

Commentare i fatti di cronaca sul profilo dei responsabili: perché?
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Ieri mattina, a Latina, il carabiniere Luigi Capasso ha sparato alla moglie ferendola gravemente e poi si è barricato in casa con le due figlie di 12 e 8 anni. Inizialmente la polizia ha cercato di convincerlo a uscire e arrendersi. Poi le trattative si sono interrotte, la polizia ha fatto irruzione e ha scoperto che Capasso aveva ucciso le figlie e si era suicidato.

Un tragico caso di cronaca nera, dunque. Ma da quando il nome di Capasso è stato diffuso da giornali e telegiornali, il suo profilo Facebook è preso d’assalto da centinaia e centinaia di persone che lasciano commenti sotto gli ultimi contenuti da lui pubblicati. Un album di foto di una gita ad Anzio in questo momento ha 1500 commenti (è stato poi eliminato), un meme buongiornista ne ha quasi 700. E continuano ad aumentare. Sotto ogni suo post, compare la dicitura “… qualcuno sta scrivendo un commento.”

Si tratta principalmente di insulti, di amen, preghiere e frasi di cordoglio per le vittime, e di riflessioni sui motivi del gesto. In alcuni casi nascono vere e proprie discussioni sull’evento, su di chi è la colpa, su com’è stata gestita la negoziazione da parte della polizia, sulle reazioni, sui commentatori stessi. Mentre scrivo ci sono thread di persone che litigano e persino un commentatore che ha postato una sua toccante riflessione seguita dal link della sua pagina Facebook da “personaggio pubblico.” A un certo punto la cosa è diventata così rilevante, surreale e inquietante che sono arrivati i primi troll.

Di fronte a tutto questo caso come di fronte a recenti altri casi simili—un esempio su tutti: la mamma che ha scritto una lettera a Salvini e ha ricevuto segnalazioni in massa da parte dei leghisti—la domanda che viene spontaneo porsi è: perché? Da dove nasce questo desiderio di commentare i fatti di cronaca andando sul profilo Facebook di chi si trova al centro della vicenda?