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Licio Gelli

È morto il massone più famoso nella storia d’Italia

Venne condannato, nel corso della sua vita, per diversi reati: nella sua lussuosa residenza aretina, gli inquirenti ritrovarono la lista degli affiliati alla loggia massonica Propaganda 2, di cui Gelli fu per anni Maestro Venerabile.
Licio Gelli durante un'intervista.

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Licio Gelli, ex 'Maestro Venerabile' della rinomata Loggia P2, è morto ieri all'età di 96 anni nella sua villa di Arezzo, dove era stato trasportato dall'ospedale di San Donato in cui era ricoverato.

Gelli fu condannato per concorso in bancarotta fraudolenta in relazione alla vicenda del crack finanziario che coinvolse il Banco Ambrosiano nel 1981. Dal 2001 al 2013 scontò 12 anni di arresti domiciliari a Villa Wanda, un lussuoso palazzo in provincia di Arezzo.

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A Villa Wanda, 35 anni fa, gli inquirenti ritrovarono la lista degli affiliati alla loggia massonica Propaganda 2 (P2). Aderente al Grande Oriente d'Italia, la loggia fu fondata nel 1877, sospesa nel 1976 e disciolta con legge nazionale nel 1982.

Sotto il comando di Gelli, la loggia assunse carattere eversivo e le strategie tipiche della criminalità organizzata. Tra i 962 nomi ritrovati sulla lista della P2 nel 1980 c'erano quelli di parlamentari, ministri di governo, giornalisti, magistrati, affaristi e alti ufficiali delle forze dell'ordine — tra questi anche Silvio Berlusconi, Maurizio Costanzo, Michele Sindona, Luigi Bisignani, Roberto Calvi.

Intervistato nel 2008 da Klaus Davi, Gelli disse che la P2 aveva "l'Italia in mano. Con noi c'era l'Esercito, la Guardia di Finanza, la Polizia, tutte nettamente comandate da appartenenti alla Loggia."

Personaggio influente e sfuggente, la storia personale e la carriera di Gelli si intersecano con alcune dele pagine più oscure della storia d'Italia.

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Gelli venne condannato, nel corso della sua vita, per diversi reati: oltre a bancarotta fraudolenta, procacciamento di notizie contenenti segreti di Stato, calunnia nei confronti dei magistrati, e calunnia aggravata dalla finalità di terrorismo per avere dichiarato che la strage di Bologna avvenne per cause accidentali.

Prima dell'esperienza massonica, Gelli era stato ispettore del Partito Fascista e, successivamente, aveva aderito alla Repubblica di Salò. Dopo la guerra si era reinventato imprenditore, come direttore marketing della Permaflex di Frosinone. In questo periodo era partita la sua scalata al potere e all'occulto.

Ma la vita personale e la vicenda di Gelli sono ricche di ipotesi e di accuse suggestive, alcune verificate, altre no: dalla sua amicizia con l'ex presidente argentino Juan Domingo Perón, ai collegamenti con lo Ior e l'Organizzazione Gladio, al presunto Golpe Borghese contro Saragat che sarebbe dovuto avvenire nel 1970 — un'ipotesi, quest'ultima, sempre smentita da Gelli.

Intervistato da Repubblica, nel 2003, Gelli tracciò un bilancio di se stesso e del paese, tre decenni dopo la fine della P2: "Ho una vecchiaia serena. Tutte le mattine parlo con le voci della mia coscienza, ed è un dialogo che mi quieta," disse. "Guardo il Paese, leggo i giornali e penso: ecco qua che tutto si realizza poco a poco, pezzo a pezzo. Forse sì, dovrei avere i diritti d'autore. La giustizia, la tv, l'ordine pubblico. Ho scritto tutto trent'anni fa."


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