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medio oriente

'Ormai mangiamo le foglie degli alberi': l'inferno nella città siriana sotto assedio

Il regime di Assad sta usando tattiche medioevali per conquistare una cittadina strategica sulle montagne—dove i civili, rimasti senza cibo e acqua, stanno morendo di fame e di sete.
Photo via des militants de Madaya

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Correzione: in una precedente versione dell'articolo era stata inserita una foto in cui veniva mostrato un bambino di Madaya. VICE News ha poi scoperto si trattasse di un'immagine probabilmente scattata altrove, e l'ha quindi rimossa.

Nelle prime ore di domenica, una donna incinta e sua figlia hanno cercato di fuggire da Madaya, un villaggio incastonato nelle montagne innevate della Siria sud-occidentale.

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Quando hanno raggiunto il confine meridionale della città, una delle due ha poggiato il piede su una mina, causando una fragorosa esplosione che ha allertato un vicino check-point di Hezbollah. I combattenti hanno aperto il fuoco, e tra l'esplosione e la raffica di colpi, sia la madre che la figlia sono rimaste uccise.

Tentativi di fuga disperati come questo - che è stato raccontato dall'Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, la cui sede si trova nel Regno Unito, e poi confermato a VICE News da residenti locali - sono diventati sempre più comuni a Madaya, un comune di 40.000 abitanti che da luglio è assediato da una coalizione di forze siriane fedeli al presidente Bashar al-Assad e dai suoi alleati, la milizia libanese Hezbollah.

Soltanto nell'ultimo mese 31 residenti sono morti di fame o nel tentativo di forzare il blocco posto da Hezbollah lungo la cinta esterna della città. Secondo un report compilato dalla Syrian-American Medical Society, in città un chilo di farina ora costa circa 100 dollari, circa la metà dello stipendio mensile del siriano medio.

"Per cena stasera ho mangiato foglie di fragola," racconta a VICE News Rajai, un 26enne inglese che lavora come insegnante di matematica a Madaya, che ha accettato di parlare a condizione di rimanere anonimo. "È da tre mesi che non consumo un vero pasto." Da quando l'assedio è cominciato, a luglio, ha perso 22 chili. "I bambini mangiano le foglie degli alberi. Chi è troppo piccolo, o troppo anziano, muore."

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A dicembre, mentre il bilancio dei morti cresceva inesorabile, i residenti di Madaya hanno pubblicato appelli disperati sui social media, accompagnandoli a terrificanti immagini che fanno tornare in mente i campi di concentramento nazisti.

— Thomas van Linge (@arabthomness)January 4, 2016

In una foto risalente al 3 gennaio, un gruppo di giovani di Kafranbel sorregge un manifesto in inglese in supporto dei ragazzi di Madaya, in cui si chiede alle Nazioni Unite e al Papa di fare qualcosa per interrompere l'assedio.

Anybody can here that? Can you answer our cries only once?— Raed Bourhan (@raedbrh)January 3, 2016

Secondo Rajai, il regime di Assad sta punendo la sua città per la partecipazione e il sostegno offerti durante le rivolte siriane del 2011. Quando un nutrito gruppo di manifestanti pacifici scesero in strada nella vicina città di Zabadani, anche Rajai si unì alle proteste. "Volevamo liberare il nostro paese da Assad," spiega. Venne arrestato e torturato. Ora, dopo cinque anni di guerra civile, le sue prospettive sono sempre più nere.

"Nei primi giorni della rivoluzione, gridavamo che nessuno ci avrebbe potuto rendere affamati o spaventati," ricorda. "Oggi sappiamo che ci stavamo sbagliando."

Madaya è situata in un punto strategico della guerra siriana. La città è circondata dalla catena montuosa di Qalamun, al confine con il Libano, a meno di 50 chilometri dalla capitale Damasco. Sradicare le proteste a Qalamun è cruciale per la sopravvivenza del regime, spiega Joshua Landis, a capo del Centro per gli studi del Medio Oriente all'Università dell'Oklahoma e direttore del blog Syria Comment. "Se i ribelli vincessero, si ritroverebbero un corridoio aperto fino a Damasco," spiega.

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Nei primi anni della rivoluzione, molti dei villaggi montuosi vicini al confine con il Libano si schierarono contro il regime di Assad, unendosi alla crescente schiera di ribelli scesi in piazza in tutto il paese.

Con l'inasprirsi della rivoluzione, il confine siriano-libanese diventò un'area chiave per i trafficanti di armi, che trasportavano fucili e munizioni vicino alla capitale siriana. Assad e i suoi alleati iraniani, russi e libanesi decisero quindi che la messa in sicurezza dell'area era una priorità assoluta — ancora più di riconquistare i territori settentrionali nelle mani dello Stato Islamico (IS) e del Fronte di al-Nusra.

Con l'aiuto della milizia libanese Hezbollah, Assad attaccò brutalmente le sacche di malcontento delle aree montuose, dando il via ad assedi in stile medioevale, con posti di blocco e campi minati. Così il regime e i suoi alleati ostacolano i rifornimenti di cibo e acqua verso le città isolate. "Stanno rendendo le popolazioni schiave della fame e della sete," spiega Landis. "È una tattica antica."

A settembre, Hezbollah ha accerchiato la città di Zabadani, a soli tre chilometri a nord di Madaya, al tempo l'unica via di accesso della città verso il mondo esterno. Quando Hezbollah ha assaltato la città, ha costretto tutte le persone considerate ostili a spostarsi a Madaya, un modo - secondo i locali - per separare i civili pro-regime da quelli anti-regime.

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Loay, uno studente 28enne di Zabadani, è stato costretto a trasferirsi a Madaya con sua madre. "Ci dissero: andate a Madaya," ha spiegato al telefono a VICE News. "Lì morirete di fame." Madaya, ci ha detto, è "un altro mondo. Chiunque lì ha fame."

Sua madre Umm Mohamad, 52 anni, non mangia da mesi. "Il mio unico sogno è avere un pezzo di pane," ci ha raccontato.

I gruppi di attivisti per la difesa dei diritti umani guardano alla situazione di Madaya con orrore. "L'hanno resa una grande prigione a cielo aperto, li stanno strangolando," spiega a VICE News Ammar Ghanem, un fisico siriano originario della zona. La sua famiglia è ancora bloccata nella città, mentre lui sta monitorando la situazione a distanza. "Il regime vuole che le persone muoiano lì dentro," dice.

L'assistenza medica in città è pressoché inesistente. "Non hanno rifornimenti e non sono attrezzati — uno dei pochissimi dottori in città è un veterinario, ma ora sta curando anche uomini e donne," dice Ghanem. "Vorremmo mandargli degli aiuti, ma ovviamente i blocchi non ce lo consentono."

Le Nazioni Unite stanno cercando un modo per portare aiuti nella città assediata. A ottobre, l'ONU è riuscita a trasportare un carico di biscotti a Madaya e Zabadani. Il cibo, tuttavia, era scaduto.

Nel corso degli ultimi tre mesi, il regime di Assad ha impedito a ogni altro carico umanitario di entrare nel villaggio, condannando sostanzialmente a morte decine di bambini e anziani nei mesi più freddi dell'inverno.

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L'assedio ha delle motivazioni pratiche. Hezbollah sta cercando di usare i civili di Madaya come merce di scambio per i civili sciiti assediati dalle forze ribelli a Kafrayya e Fua. "È uno schema di negoziazione," spiega Landis. "Praticamente, è come se Hezbollah li stesse prendendo in ostaggio."

In effetti a settembre membri di Ahrar al-Sham, il gruppo di miliziani sunniti che ha posto sotto assedio i villaggi sciiti, ha iniziato dei negoziati con il regime siriano per porre fine simultaneamente a entrambi gli assedi. Nonostante i negoziatori siano riusciti a organizzare il passaggio sicuro di alcuni combattenti da Zabadani, finora l'accordo non ha dato i frutti sperati dai civili sotto assedio.

L'assedio comporta senza dubbio gravi problemi umanitari, ma molti residenti di Madaya hanno detto a VICE News che i combattenti di Ahrar al-Sham sono presenti nel villaggio. Il gruppo sta combattendo al Qaeda nel nord della Siria, e molti lo considerano un'organizzazione terroristica. Ma Landis ci tiene a sottolineare che gli uomini che si sono uniti ad Ahrar a Madaya, molto probabilmente, non sono dei fondamentalisti. "Stanno combattendo per le loro vite," spiega. "Si alleano con chiunque li possa salvare."

Mentre l'assedio procede inesorabile, i civili stanno perdendo sempre più la speranza, e temono che le loro sofferenze rimarranno dimenticate nell'ombra, oscurate dal conflitto contro lo Stato Islamico nel nord del paese. "Certo, le persone leggeranno questo articolo su di noi," dice Rajai. "Ma quando avranno finito di leggere, si dimenticheranno della nostra esistenza."


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