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La mafia italiana negli Stati Uniti è esattamente come la immaginano nei film

"Tony lo Storpio", "Rimorchio" e a altre decine di persone sono state arrestate con l'accusa di aver fatto parte di un'organizzazione mafiosa ritenuta vicina a Cosa Nostra.
Ralph A. Santaniello arrêté à Springfield dans le Massachusetts, le 4 août 2016 (Greg Saulmon/The Republican via AP)

Cosa Nostra è viva e vegeta negli Stati Uniti, in qualche sua forma: la settimana scorsa, i Federali hanno arrestato decine di loro presunti aderenti.

Giovedì 4 agosto, gente come "Pesce," "Tony lo Storpio", "Muscoli" e "Rimorchio" - tutti ritenuti affiliati o pezzi grossi - sono stati arrestati con l'accusa di aver preso parte e contribuito all'organizzazione mafiosa per anni.

39 di loro sono stati arrestati, tutta gente tra i 24 e i 74 anni considerata appartenente a una famiglia protetta da Cosa Nostra.

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I sospetti sono stati fermati in diverse zone degli Stati Uniti, dal Bronx e Miami, da Springfield (Massachusetts) a New Haven (Connecticut).

L'organizzazione, che gli investigatori hanno rinominato "East Coast LCN Enterprise" o più semplicemente "The Enterprise", cercava di arricchirsi attraverso un ampio raggio di reati criminali, basati su violenze fisiche ed economiche attraverso le quali riuscivano a spaventare i cittadini del posto.

I capi d'accusa non sono stati ancora resi pubblici, ma a sentire quanto dichiarato dall'Assistant Director-in-Charge dell'FBI Diego Rodriguez, comprenderebbero reati come estorsioni, scommesse illegali, incendi dolosi, minacce, violenze e clonazioni di carte di credito.

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Anthony Zinzi - noto anche come Anthony Boy - e altri della Enterprise gestivano una bisca clandestina chiamata Yonkers Club. Molto spesso, stando alle accuse, lo Yonkers Club organizzava tornei di poker clandestini e scommesse di cavalli, controllando fisicamente l'intero settore nel quartiere — una volta, per esempio, qualcuno provò ad aprire un esercizio commerciale simile nei dintorni: la faccenda venne poi presa in carico da Mark Maiuzzo (noto anche come "Stymie") che diede alle fiamme l'auto del proprietario.

Secondo le accuse, il boss della famiglia Genovese Pasquale Parrello - noto anche come "Pasty" - avrebbe diretto il gruppo dal suo ristorante, "Pasquale Rigoletto," un locale molto frequentato con ben 4 stelle su Yelp.

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Proprio nei dintorni del locale si è consumata una delle storie contenute nei documenti in mano alla corte: Zinzi, "La Bestia" Ronald Mastrovincenzo e Israel Torres - noto come "Buddy" - avrebbero infatti aggredito e malmenato un mendicante per aver infastidito una donna nel parcheggio del ristorante.

Mastrovincenzo si sarebbe però pentito, rimproverando a Zinzi un'eccessiva violenza —sebbene poi, insieme agli altri, si diede da fare per occultare tutte le prove.

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Le accuse comprenderebbero anche contrabbando di sigarette, traffico di armi e frodi alle assicurazioni sanitarie, grazie alle firme sulle ricette di "dottori corrotti", pronti a prescrivere medicinali non necessari.

"La mafia oggi diversifica, e i suoi affari non hanno più limiti," ha speigato il procuratore di Manhattan Preet Bharara. "Minacciare, assalire e uccidere persone che si mettono in mezzo ai loro scopi criminali, tuttavia, rimaneva l'attività che li contraddistingue."

"I 46 accusati sembrerebbero essere collegati a Cosa Nostra," ha spiegato Bill Bratton, Commissario del NYPD, "e si muovevano indistintamente come organizzazione mafiosa da Springfield al South Florida."


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