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Italia

Mazzette nella Nutella e cani anti-cash: come Malpensa combatte il traffico di contanti in aereo

Nel solo 2014, a Malpensa la Guardia di Finanza ha sequestrato oltre 56 milioni di euro: chi sono i trafficanti di denaro, che tecniche usano e quali sono le contromisure della polizia.
Foto per concessione della GdF

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Volo Milano-Shanghai, 1 giugno 2015. In fila, come tanti suoi connazionali, c'è X.S., 43enne ristoratore cinese di Torino. Con sé ha due valigie, una in attesa dell'imbarco: arriva al gate all'ultimo, in gran fretta. Sta per passare sotto il metal detector quando Tango, il cane dell'unità cinofila di Malpensa, lo fiuta. Non per la droga, ma per il denaro in contanti che trasporta—quando si dice "l'odore dei soldi."

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Gli uomini dell'aeroporto tastano i bagagli e scoprono due doppi fondi. Dentro ci sono 335mila euro, divisi in mazzette da cinquanta, cento e cinquecento euro: secondo la normativa vigente, ogni volta che un passeggero ha con sé denaro superiore ai 10 mila euro, lo deve dichiarare e deve giustificarne la provenienza.

A quel punto a X.S. viene chiesto di spiegare quella presenza e in tempi rapidi, perché l'aereo deve partire. X.S. non sa cosa dire, così scatta il sequestro: restano in Italia 162 mila euro, il massimo previsto dalla normativa vigente—l'entità del sequestro deve essere inferiore al 50% del denaro trasportato, in caso di eccedenze dal limite di oltre i 40 mila euro.

Gli spalloni di contante, i contrabbandieri di cash che volano ai quattro angoli del pianeta da Milano Malpensa, sono stati circa 7.500 tra il 2014 e il 2015, di cui 1.898 avevano con se quantitativi oltre i 10 mila euro. I più furbi hanno viaggiato in compagnia, spartendosi il quantitativo da trasportare in più persone, in modo da arrivare sempre al di sotto della soglia oltre la quale scattano i controlli e il possibile sequestro.

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Il profilo dei contrabbandieri di contante va da persone che cercavano di evadere il fisco portando denaro altrove - è il caso soprattutto degli italiani - a collettori di rimesse dei migranti da trasportare al Paese d'origine - come i cinesi o gli egiziani - fino a qualche raro caso in cui si trattava di veri riciclatori di denaro sporco ingaggiati da organizzazioni criminali importanti.

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Se Santo Domingo-Milano è la Cocaine route, vista la frequenza dei sequestri di polvere bianca ai passeggeri - anche i più insospettabili - che frequentano la rotta, Milano-Shanghai è la Cash route: i viaggiatori con contante al seguito sono molto numerosi. Flying Cash è stato il nome che la Guardia di Finanza di Malpensa ha dato all'operazione conclusa lo scorso aprile con la quale ha cominciato a sviluppare il più pesante dispositivo di monitoraggio del contante illecito d'Italia. I risultati si vedono: nel solo 2014 i milioni di euro intercettati a Malpensa sono stati 56, a cui se ne aggiungono altri 26 (fono ad ora) nel 2015, più altri 20 nel 2013.

"Ormai le tecniche per camuffare il trasporto dei contanti sono pari a quelle per celare la droga," spiega il tenente colonnello Giuseppe Bua, da due anni a capo delle 300 persone che costituiscono il nucleo operativo della Guardia di Finanza a Malpensa.

(Foto per concessione della Guardia di Finanza)

Ha cercato di costruire delle squadre speciali, composte da una ventina circa di uomini, specializzate nella caccia al denaro, alla cocaina, alle droghe sintetiche come il Tle (la cosiddetta droga dello stupro), a sostanze dopanti come il nandrolone. E il dispositivo antidroga e anticontrabbando di Malpensa sta ottenendo importanti risultati. Il polo è all'avanguardia: anche l'idea di aggiungere per la prima volta in Italia un Cash Dog, un cane con il fiuto per i contanti, va nella giusta direzione.

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Chissà se l'innalzamento della soglia di tolleranza per le transazioni in contanti da mille a 3 mila euro inserita nella Manovra dal Governo Renzi avrà un impatto sul numero di persone che si cimenteranno nel traffico di valuta, che al momento appare "casereccio," senza grandi associazioni criminali a fare da regia. Giuseppe Bua, dal suo privilegiato punto di osservazione, alza le spalle: "Non credo, il fenomeno come tutti quelli legati al traffico di merce illecita, è ondivago."

Tra i casi più clamorosi di camuffamento di contante ce n'è uno che risale allo scorso aprile: un cittadino italiano, proveniente da Bogotà ha nascosto 130 mila euro in barattoli della Nutella. Oppure, sempre nello stesso periodo, a Malpensa ha transitato un volo proveniente sempre dalla Colombia e diretto in Olanda. A bordo un cittadino con doppia cittadinanza, colombiana e olandese, fermato in aeroporto perché i militari hanno scoperto che la sua valigia aveva un doppio fondo.

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I militari si aspettavano che fosse pieno di droga, invece si sono trovati in mano una mazzetta di banconote da 500 euro: in tutto 552 mila euro. "Tramite ricerche su fonti aperte, abbiamo scoperto che i genitori dell'uomo erano stati fermati tempo prima per traffico di droga, ma i quantitativi di droga riscontrati sulle banconote non erano tali da farci credere in un collegamento," prosegue il tenente colonnello Bua. Infatti, le tracce di droga di per sé non sono sufficienti: se ne trovano nella maggioranza delle banconote circolanti, anche solo perché la carta è finita a contatto con le dita di chi ne ha fatto uso. Nulla di strano per i periti tecnici della procura.

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I soldi sequestrati restano alla Guardia di Finanza, mentre quelli soltanto intercettati restano al passeggero, che se li porta via—le inchieste della Gdf si limitano infatti al sequestro. Nel caso ci sia il sospetto di qualcosa di grosso, vengono in genere coinvolte Direzione distrettuale antimafia, il Servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata (Scico), i Gico (Gruppi d'investigazione sulla criminalità organizzata) o il Gruppo Operativo Antidroga, a seconda dei casi.

Una volta aver subito il sequestro, però, lo spallone è sempre libero: il lavoro non è rischioso. Il massimo che rischia è appunto una sanzione amministrativa, a meno che non si riesca a scoprire immediatamente l'origine illecita del denaro che trasporta. Il passeggero, quindi, partirà. Ecco perché X. S., il ristoratore cinese di Torino, si è recato al gate all'ultimo momento, nella speranza che per i militari di Malpensa il tempo non fosse sufficiente per controlli approfonditi. Gli è andata male.

Certo, a Shanghai nessuno farà caso a lui: "Per quanto vengano informati circa le nostre attività, non abbiamo notizie di operazioni delle autorità locali," commenta Bua. E l'indagine muore appena nata, senza che si possa scoprire né l'origine, né la destinazione finale del pacco. Ma d'altronde in Cina nessuno si sarebbe mai stupito se un connazionale si fosse recato in aeroporto con una valigetta piena di denaro contante.

Eppure dovrebbero cominciare a prestarci attenzione, visto ciò che ha riportato nel 2014 la ong di base a Washington Global Financial Integrity, in un rapporto che fa la classifica dei Paesi più a rischio riciclaggio: nel 2012 (ultimo dato disponibile) da Pechino sono usciti 249,57 milioni di dollari di denaro "illecito," non tracciabile. Al primo posto della lista nera.


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