FYI.

This story is over 5 years old.

Stuff

Un sacco di gente sta donando per salvare il 'bar dei migranti' a Ventimiglia

Si chiama Bar Hobbit, lo gestisce Delia, ed è diventato un punto di riferimento per i rifugiati, i volontari e le organizzazioni solidali.
Vincenzo Ligresti
Milan, IT
Immagine via Facebook.

Il 15 giugno scorso, Oxfam, Diaconia Valdese e Asgi hanno pubblicato il rapporto Se questa è Europa, per mettere in luce come la situazione dei migranti al confine tra Liguria e Francia—tra “respingimenti illegali, falsificazione di documenti e brutalità da parte della polizia francese sui minori”—resti "grave, a tre anni dal ripristino dei controlli alla frontiera da parte della Francia.”

Ventimiglia, a pochi km dal confine, è la città su cui la situazione ha avuto un impatto maggiore: molto spesso ci sono più migranti di quanti la zona possa ospitarne, i disguidi non mancano, e la cittadinanza è divisa tra chi vorrebbe cacciarli tutti e chi comprende che la questione è molto più grande di loro.

Pubblicità

Tanto che, lo scorso 14 luglio, in oltre settemila hanno partecipato in loco a una manifestazione di solidarietà nei confronti dei migranti, perché la situazione, “non è solo un problema di Italia e Francia, ma riguarda l’Europa intera e il suo futuro, quello del superamento del regolamento di Dublino, la creazione di un permesso di soggiorno europeo e la riapertura delle frontiere interne,” spiegavano i manifestanti.

Nelle zone di Ventimiglia, i punti in cui migranti trovano ospitalità sono due: il Campo Roja, gestito dalla Croce Rossa a Bevera; e il centro della Caritas diocesana in via San Secondo. Lì vicino in via Hanbury, accanto alla stazione ferroviaria, se ne trova uno più ufficioso: il “Bar Hobbit,” da quindici anni gestito da Delia Buonuomo, e il cui nome nelle ultime ore sta circolando molto.

Il motivo è la raccolta fondi su Gofundme aperta in suo onore, arrivata a quasi 12mila euro donati su 20mila previsti, nel giro di appena quattro giorni. Tutto questo è successo in così poco tempo perché, come si legge nella descrizione della raccolta, a Ventimiglia Delia è stata “soprannominata ‘Mamma Africa’” e negli ultimi tre anni “ha aiutato migliaia di persone in transito […] a decifrare documenti, nella ricerca di alloggio, offerto pasti gratuiti a donne, bambini e a chiunque non può permettersi di pagare.”

Così facendo, Delia ha trasformato il suo bar in un “punto di riferimento per tutti i rifugiati che transitano da Ventimiglia, oltre che per i volontari e le organizzazioni solidali.”

“Ho ricevuto minacce, mi hanno sputato addosso, di notte hanno bloccato le porte del bar. Ho dovuto installare le telecamere di sorveglianza per non essere più disturbata," ha raccontato Delia a Repubblica. "Ventimiglia si è spaccata tra chi vuole aiutare i migranti e chi come Salvini vorrebbe affogarli […]. Da quando abbiamo aperto le porte ai migranti gli abitanti di Ventimiglia nel mio bar non ci hanno messo più piede.” E proprio per questo il locale, che ha perso la sua clientela precedente, potrebbe chiudere.