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religione

Il vescovo di Medjugorje teme che quella delle apparizioni non sia la 'vera' Madonna

L'ha scritto in un articolo sul sito della diocesi. Paolo Brosio non l'ha presa molto bene.
Foto di Miran Rijavec via Flickr

Medjugorje è l'ultimo grande mistero del cristianesimo—e quasi tutti coloro che ci hanno a che fare, dai frati francescani e i veggenti che ne gestiscono la liturgia, fino ai negozianti che lavorano nel settore dei gadget e dei servizi ai fedeli, hanno interesse che rimanga tale.

Secondo una ricerca, infatti, il giro d'affari generato dalle apparizioni della Madonna dal 1981 a oggi sarebbe superiore a 11 miliardi di euro e i frati avrebbero incassato oltre 290 milioni di euro in donazioni.

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La Chiesa però è sempre stata scettica al riguardo. Tanto che adesso il vescovo di Mostar Ratko Peric ha pubblicato sul sito della diocesi un documento che smentirebbe definitivamente l'autenticità delle apparizioni della Madonna a Medjugorje—tutte le apparizioni, comprese le prime del 1981.

La Madonna, in sostanza, non sarebbe mai apparsa a Medjugorje. Ma anzi, sostiene il vescovo, "la figura femminile che sarebbe apparsa a Medjugorje si comporta in modo del tutto diverso dalla vera Madonna, Madre di Dio, nelle apparizioni riconosciute finora come autentiche dalla Chiesa."

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Il documento presenta le conclusioni di diverse commissioni attive a intervalli dal 1982 al 1990 e dal 2010 a oggi—l'ultima delle quali, composta da cardinali e teologi e presieduta dal cardinale Camillo Ruini, era stata espressamente voluta da Papa Benedetto XVI.

I lavori di quest'ultima commissione sono durati 5 anni e si sono chiusi nel 2015, quando le conclusioni sono state consegnate a Papa Francesco—che in quell'occasione aveva criticato pubblicamente Medjugorje.

In realtà, però, la commissione aveva dato un parere favorevole al riconoscimento della natura sovrannaturale delle primissime apparizioni della Madonna—quelle del giugno 1981—sospendendo invece il giudizio su tutto ciò che è avvenuto negli anni successivi.

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Questo fino ad oggi. Almeno fino all'articolo del vescovo di Mostar, da sempre critico nei confronti del fenomeno mediatico e del business che gira attorno a Medjugorje, che si è pronunciato anche contro quelle prime apparizioni.

"Sebbene talvolta si sia detto che le apparizioni dei primi giorni potrebbero essere ritenute autentiche e che poi sarebbe sopraggiunta una sovrastruttura per altri motivi, in prevalenza non religiosi (…) con piena convinzione e responsabilità esponiamo i motivi per cui appare evidente la non autenticità dei presunti fenomeni," si legge nel documento.

"La posizione di questa Curia per tutto questo periodo è stata chiara e risoluta: non si tratta di vere apparizioni [della Madonna]."

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I principali indizi in questo senso stanno in un'analisi del modo in cui si sono verificate le apparizioni, diverse da altre che la Chiesa ha già esaminato e ritenuto vere. La Madonna, infatti, "di solito non parla per prima; ride in maniera strana; (…) obbedisce ai "veggenti" e al parroco che la fanno scendere dal colle in chiesa sebbene controvoglia."

Insomma, conclude: "Questa non è la Madonna evangelica."

Il documento è stato pubblicato pochi giorni prima dell'arrivo a Medjugorje di Henryk Hoser, arcivescovo di Varsavia, inviato dal Papa per "acquisire più approfondite conoscenze della situazione" e suggerire "eventuali iniziative pastorali in futuro." Ovvero, verificare se dal punto dell'attività pastorale Medjugorje è in linea con la dottrina cattolica.

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Ovviamente le reazioni più forti a questa polemica sono arrivate da Paolo Brosio, che ha definito l'iniziativa del vescovo di Mostar "un attacco senza precedenti con toni diffamatori e denigratori."

"Sembra proprio una mossa mediatica fatta scattare ad orologeria per dividere e destabilizzare l'ambiente," ha scritto Brosio su Facebook.

"Mi chiedo: 'Ma il vescovo di Mostar non farebbe meglio a venire a Medjugorje a fare il suo lavoro di vescovo invece di diffamare tutto e tutti?'"

Da Wittenberg è tutto, linea allo studio.


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Foto di Miran Rijavec/Flickr, , rilasciata su licenza Creative Commons

Foto in apertura sui social via Paolo Brosio/Facebook