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Italia

Il Viminale ha ufficialmente aperto la stagione della "caccia al nigeriano"

Con un telegramma inviato a diverse questure, il ministro delI'Interno vuole prendere decine di cittadini di origine nigeriana e rimandarli il prima possibile "a casa loro".
Foto via Facebook

Nel 2016, secondo i dati forniti dal Viminale, i rimpatri effettivi di migranti irregolari sono stati meno di seimila—una cifra ritenuta insufficiente. Per questo motivo, l'obiettivo del ministro dell'Interno è di raddoppiarli attraverso nuovi CIE (Centri di identificazione ed espulsione) e nuovi "accordi di riammissione con i paesi d'origine."

È in questa cornice che il 26 gennaio scorso la Direzione centrale dell'immigrazione e della polizia delle frontiere ha inviato alle questure di Roma, Torino, Brindisi e Caltanissetta un telegramma con il seguente oggetto: "Audizioni e charter Nigeria. Attività di contrasto all'immigrazione clandestina."

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Secondo il testo del documento, le autorità italiane—almeno fino al 18 febbraio—dovranno "procedere, d'intesa con l'ambasciata della repubblica federale della Nigeria, alle audizioni a fini identificativi di sedicenti cittadini nigeriani rintracciati in posizione irregolare sul territorio nazionale per il successivo rimpatrio."

A questo proposito saranno riservati 95 posti (45 per gli uomini, 50 per le donne) in quattro dei CIE delle quattro città, che dovranno inoltre "rendersi disponibili anche mediante eventuali dimissioni anticipate (qualora praticabile nell'immediato e senza eccezionale alcuna)"—in sostanza, facendo spazio nelle strutture.

Tra i primi a dare notizia di questo "allucinante telegramma" c'è stato Filippo Miraglia, vicepresidente nazionale dell'ARCI. In un post su Facebook, Miraglia ha parlato di un provvedimento volto a far partire una sorta di stagione di "caccia ai nigeriani e alle nigeriane presenti sul territorio italiano," nonché di uno "strumento indicativo della fretta con la quale il ministero dell'interno vuole procedere al rastrellamento di 45 uomini e 50 donne."

In più, prosegue Miraglia, l'operazione mirerebbe a confermare tre finalità: "che l'accordo con la Nigeria è utile e funziona; che i CIE servono, [quindi] che bisogna aprirne altri; che il governo fa sul serio e riempe un bel charter diretto in Nigeria con 95 irregolari."

Per "dare un segnale," insomma, l'Italia sarebbe "disposta a sacrificare le persone, i loro diritti e le disposizioni contenuti nella legge." Anche perché, conclude il vicepresidente dell'ARCI, si profilerebbe "un'azione di espulsione collettiva, vietata dalla legge, fatta sulla base della nazionalità, quindi discriminatoria, a prescindere […] dalle condizioni delle singole persone."

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Leggi anche: Come l'Italia ha "tradito" e deportato un gruppo di vittime di tratta nigeriane

Rilievi simili sono stati avanzati anche in un'interrogazione parlamentare presentata dai deputati di Possibile. "A giudizio degli interroganti," si legge nel testo, a causa del poco tempo a disposizione le audizioni "non verificheranno senz'altro le reali motivazioni ed esigenze nigeriani presenti in Italia, come ad esempio delle donne vittime di tratta. Oppure, non verranno informati in modo esaustivo e completo sulla procedura di richiesta della protezione internazionale."

Nell'atto, inoltre, ci sarebbero "gravi violazioni" delle "norme interne e internazionali," del "diritto alla protezione internazionale e il principio di non refoulement," e infine del Testo Unico Immigrazione—"con particolare riferimento alla obbligata tutela dei diritti umani fondamentali [e] al divieto di di espulsioni collettive."

Il primo firmatario dell'atto, Andrea Maestri, ha dichiarato a Fanpage.it che "si sta facendo indietreggiare a un'epoca buia e ostile il sistema giuridico, che è baluardo contro gli attacchi alla libertà delle persone e alla dignità di ogni cittadino."


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Foto via Filippo Miraglia/Facebook