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Massimo Fragola: La storia affonda le radici molti anni addietro. Il Regno Unito, insieme all'Irlanda, non ha aderito a Schengen né nel 1985, quando è nato quest'accordo al di fuori dei trattati dell'allora Comunità Economica Europea, né successivamente. Questo perché ha dei sistemi di protezione ritenuti più permissivi rispetto alle regole europee comuni, quindi ha avuto quella che viene definita poi la cosiddetta clausola di opting-out.
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Il Regno Unito è in una fase politica molto particolare. È doveroso ricordare che non vi è solo l'opting-out su questa speciale clausola di libera circolazione delle persone, ma che la Gran Bretagna ha ottenuto l'opting-out anche per l'Euro. È un tipico atteggiamento britannico: far parte dell'Unione Europea è una necessità, però si cercano di ottenerne più benefici che costi.Va però detto, a compensazione, che quando la Gran Bretagna accetta tutto il resto del diritto dell'Unione lo fa in modo molto corretto. L'Italia, che quantomeno sulla carta è un paese europeista sempre e comunque, ha molte più procedure d'infrazione del Regno Unito. Proprio in materia di libera circolazione delle persone e di politica ambientale, tutela dei consumatori o dei diritti, l'Italia è molto meno adempiente del Regno Unito.
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Realisticamente, ciò che potrebbe accadere è un inasprimento della burocrazia, quindi un controllo più stringente di passaporti e richiesta di permessi. Però attenzione, perché i permessi di soggiorno devono tener sempre conto della normativa comunitaria, quindi se si tratta di cittadini dell'Unione, come gli italiani, sicuramente rimarrebbe un trattamento diverso rispetto ai cittadini terzi.Non vedo dunque per i cittadini italiani che non abbiano commesso reati o violato le regole––per esempio quella di non gravare sul trattamento pensionistico britannico, cioè poter soggiornare nel territorio britannico non a spese del governo––conseguenze reali.Penso che chi già si trova nel territorio britannico, e ha in effetti acquisito dal punto di vista giuridico determinati diritti, avrebbe sicuramente la possibilità di rimanere. Chi dovesse entrare per la prima volta potrebbe trovare un iter burocratico un po' più contorto, alla fine del quale si arriverebbe comunque alla concessione del permesso di soggiorno o dei classici tre mesi. La richiesta di visti––come quella che adesso vige per l'ingresso negli Stati Uniti, per fare un esempio––mi sembra una prospettiva impossibile.
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Il fatto che il Regno Unito non faccia parte di Schengen non vuol dire che possa rinunciare alla libera circolazione. Realisticamente parlando si parlerebbe di una misura politica, burocratica, quindi non vedo costi economici per i nostri concittadini.Lo stesso discorso vale anche per il Regno Unito: non si penserebbe a decisioni che––in termine di forza lavoro derivante dall'Italia––avrebbero delle conseguenze per l'economia nazionale?
No. Si tratta di scelte politiche europee, che riguardano lo stato della politica interna. Sono le classiche misure prese per il proprio elettorato, per rassicurarlo.Il Regno Unito ha anche in mente, e lo dice da anni, di non aderire più neanche al Consiglio d'Europa, che è quell'organizzazione che a Strasburgo riunisce 47 Stati e si occupa soprattutto di tutele e protezione dei diritti umani. Il Regno Unito, poiché viene condannato spesso per varie violazioni dei diritti umani, è insofferente a tali sentenze di questa corte.Ecco, se dovessero prendere una decisione di rottura in tal senso sarebbe più facile recedere dal Consiglio d'Europa e perdere questo controllo, che uscire dal processo di integrazione europea. Ripeto, si tratterebbe semplicemente di un inasprimento burocratico, non credo che andrebbe a toccare in modo tangibile l'economia del paese.È pensabile, ad oggi, per uno stato chiudere ai migranti extracomunitari ma non agli europei?
Sì e no. L'Unione Europea ha le stesse regole della convenzione di Ginevra del 1951 sui rifugiati, come peraltro sul diritto di asilo, uno dei capitoli importanti dei nuovi trattati sull'Unione Europea dopo Lisbona.
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In tutta sincerità, penso che prima o poi questo benedetto referendum saranno costretti a farlo per un discorso di credibilità interna––sono anni che lo sbandierano. Questo a meno che non cambi l'attuale governo e il nuovo se ne lavi le mani, dicendo che non era stato lui a proporlo.Ma se il governo Cameron dovesse rimanere, allora il referendum va fatto. A quel punto il governo dovrà fare una scelta importante e capire se vuole uscire dall'integrazione europea, buttare quarant'anni di storia, e ritornare a un'alleanza con l'America. Credo comunque che non gli convenga.Quindi, anche se il referendum si dovesse fare, è probabile che il governo in carica farà di tutto per far sì che alla fine, con un'analisi costi-benefici, il Regno Unito rimanga nell'Unione.Segui Flavia su Twitter