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Con la lettera della Rolex abbiamo finalmente toccato il fondo della questione No Expo

La ROLEX ha comprato una pagina sul Corriere della Sera per chiedere ad Alfano e Renzi di scusarsi per aver associato il nome dell'azienda agli scontri del primo maggio a Milano—e con questo si è decisamente toccato il fondo della questione.

Il nostro documentario sulle giornate dei No Expo.

Nella confusione seguita ai fatti di Milano di qualche giorno fa, una delle cose che più ha colpito l'attenzione del pubblico è stata una foto—quella che ritrarrebbe una "black bloc" intenta a imbrattare la vetrina di una banca con al polso un orologio, che secondo molti commentatori potrebbe, forse, essere un ROLEX.

Ovviamente si tratta di una speculazione fondata (se può essere effettivamente fondata su qualcosa) sul nulla; la foto in questione è troppo sgranata e scattata da troppo lontano perché si possano distinguere non solo la marca dell'orologio, ma anche qualsiasi altro dettaglio che consenta di identificarlo. Eppure, la diffusione della foto e soprattutto il modo in cui è stata presentata dalle varie testate che l'hanno rilanciata ha scatenato una grande polemica—arrivando persino a ispirare un sondaggio di Libero.

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Alla fine, sulla stessa scia si erano inseriti anche il ministro dell'Interno Alfano, che aveva definito i responsabili degli scontri di Milano dei "farabutti con il cappuccio e figli di papà con il ROLEX" e persino il premier Renzi—a riprova del fatto che la foto aveva ormai raggiunto l'apice della rilevanza che poteva ottenere, ma anche della grande confusione mentale che regnava nelle menti degli italiani subito dopo i fatti di Milano.

Questa mattina, però, si è aggiunto un nuovo capitolo a una vicenda già ridicola di per sé. La ROLEX Italia ha infatti comprato una pagina sul Corriere della Sera, facendo pubblicare una lettera aperta in cui chiede a Renzi e Alfano una rettifica.

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"Come i Vostri uffici stampa avranno modo di confermare," si legge nella lettera, "in data 2 maggio 2015 e successivamente il giorno 3, all'indomani delle devastazioni avvenute a Milano in occasione dell'inaugurazione di EXPO 2015, i media nazionali e web hanno riportato con ampio rilievo in virgolettato le Vostre dichiarazioni relative all'operato delle Forze dell'Ordine, ivi compreso il messaggio 'sconfitti i soliti farabutti col cappuccio e figli di papà con il rolex'."

La lettera porta la firma di Gianpaolo Marini, amministratore delegato di ROLEX Italia, e in sostanza è tutta una lunga lamentela—un'espressione di "profondo rincrescimento e disappunto," per essere precisi—per come nelle parole di Alfano e Renzi "la condizione di 'distruttori di vetrine'" sia stata associata al fatto di portare un ROLEX al polso.

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A chiudere con il botto la lettera c'è un'ulteriore osservazione-lamentela sul modo corretto di scrivere il nome della marca: "Da ultimo, rammento che la parola ROLEX costituisce un marchio celebre […] Il suo utilizzo in caratteri minuscoli ed in forma sostantivata generica non risponde a correttezza ed è suscettibile di diluire e pregiudicare il suo valore e la sua distintività."

Al di là del contenuto della lettera e delle prese di posizione che contiene, già il semplice fatto che ROLEX abbia deciso di investire in una pagina pubblicitaria su un quotidiano rende tutta l'iniziativa molto simile a una trovata di marketing. Una trovata che sembra abbia dato i sui frutti, visto che su Twitter l'hashtag #Rolex è finito in trending topic per la seconda volta nel giro di pochi giorni—pur con tutte le battute del caso.

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Non si tratta nemmeno del primo tentativo di utilizzare a fini commerciali gli scontri del primo maggio a Milano: già un paio di giorni fa, per esempio, l'aveva fatto Ceres, tramite un'immagine pubblicata sulla sua pagina Facebook con la didascalia "Brindiamo ai milanesi che ieri sono scesi in strada per ripulire la loro città."

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Considerando tutto questo, la lettera non è che l'ultima dimostrazione del livello di assurdità raggiunto tra le reazioni ai fatti del primo maggio—tanto che è stata subito commentata in modo amaro da Gramellini. Dopo le pagine Facebook e i meme sul ragazzo intervistato (e umiliato in diretta nazionale) da Tgcom24, i post di chi sta "con quel pirla di Mattia", l'invito de il Giornale a sparare sui black bloc e la gente che dopo gli scontri ha inneggiato alle violenze della polizia, alla fine con il litigio tra due delle maggiori cariche dello stato e un marchio di orologi di lusso sembra che i commenti sui fatti di cinque giorni fa abbiano finalmente toccato il fondo.

Segui Mattia su Twitter: @mttslv