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criminalità organizzata

Agave e sangue: l'ombra dei cartelli narcos sulla tequila

Il numero di rapimenti ed estorsioni è diminuito negli ultimi anni, ma stanno tornando dei segnali che indicano come i cartelli utilizzino i marchi di liquore per riciclare denaro sporco.
Photo par Guillermo Arias/AP

Quando la violenza raggiunse l'apice, nella regione del Messico dove si produce la tequila, Felipe Camarena, proprietario di una distilleria nella città di Arandas, fu svegliato nella notte dal rumore dei colpi di mitragliatrice.

"È stato terribile," ha raccontato il distillatore, affermando di aver visto 15 corpi senza vita fuori dalla sua finestra. La stampa locale, tuttavia, ha riportato solo due decessi. "Ho pensato, 'Che cos'è questa? Una guerra?'."

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Camarena spiega a VICE News che nel 2011, quando si verificò questo episodio, i produttori di tequila situati nelle zone montuose dello stato di Jalisco dovevano fare i conti con minacce, tentati rapimenti ed estorsioni. Le organizzazioni criminali, a detta sua, facevano pagare dei dazi sull'importazione dell'agave - la pianta verdastra, simile al cactus, da cui si produce la tequila - dal vicino stato di Michoacán.

L'ondata di violenza, imputata principalmente al cartello della droga dei Los Zetas, si è placata negli ultimi anni. L'influenza dell'organizzazione criminale è diminuita dopo che i suoi leader sono stati arrestati o uccisi dalle forze governative, mentre il clan ha perso numerose dispute territoriali con i clan rivali.

Ma l'ombra del crimine organizzato è ancora dietro l'angolo. Le distillerie più piccole sono raggruppate in network dediti al riciclaggio di denaro sporco per gruppi come il New Generation Jalisco Cartel o il CJNG.

Il mese scorso il Tesoro americano ha inserito un'azienda che produce tequila - la Onze Black - nella lista nera dei business implicati nel riciclaggio di denaro stilata seguendo i dettami del Foreign Narcotics Kingpin Designation Act.

Onze Black è un marchio semi-sconosciuto, prodotto nella città di Tepatitlán e pubblicizzato principalmente ai concerti di mariachi e agli eventi di lotte tra galli. Secondo il Tesoro americano, l'azienda fornirebbe "supporto finanziario" al CJNG, insieme ad altre quattro compagnie di Jalisco.

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"Il CJNG ha utilizzato la violenza diffusa e la corruzione per diventare una delle più potenti organizzazioni di narcotraffico del Messico," ha dichiarato John E. Smith dell'Ufficio di Controllo dei Beni Stranieri del dipartimento. "La varietà di aziende coinvolte dimostra il livello di penetrazione economica del CJNG, sia a livello locale che non."

Il marchio è registrato e gestito in comproprietà da Jessica Oseguera, la figlia di Nemesio Oseguera, conosciuto come "El Mencho", ovvero il leader del cartello.

Il personale della distilleria che produce Onze Black ha dichiarato a VICE News di non essere al corrente di alcun legame con il cartello, aggiungendo di non poter fornire ulteriori informazioni.

Due anni fa un altro marchio di tequila, El Viejo Luis, fu inserito nella lista nera per aver riciclato denaro per conto dei Los Güeros—un gruppo considerato una branca del cartello di Sinaloa.

Viejo Luis era una tequila di alto livello, con una presenza nei mercati di Stati Uniti, Europa e Sud Africa. Rinomata, come ci hanno spiegato alcuni venditori di alcol di Guadalajara, per le sue continue promozioni "compri due, paghi uno".

Luis Margáin, un avvocato con 45 anni di esperienza nell'industria della tequila, ha dichiarato a VICE News di avere fornito consulenza a uno degli investitori di Viejo Luis ai tempi in cui l'azienda fece il suo ingresso sul mercato.

"Sembrava una brava persona, l'ultima cosa che immagineresti è che sia un narcotrafficante," racconta Margáin nel suo ufficio di Guadalajara, la capitale dello stato. "Era seduto a questo tavolo e mi diceva di voler aprire una fabbrica per poter produrre migliaia di litri di distillato."

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Margáin consigliò agli investitori, che allora non sospettava essere criminali, di affittare una distilleria già nota e creare un prodotto per loro, una pratica abituale per chi entra in un mercato già avviato. Le distillerie in questi casi sono innocenti, spiega l'avvocato: incontrano raramente i propri clienti e non hanno alcun obbligo di indagare sull'origine dei finanziamenti.

La produzione di Viejo Luis fu interrotta tre mesi dopo la sua inclusione nella lista nera, sebbene non sia mai stato formulato alcun capo d'accusa nei confronti dei suoi amministratori.

Anche se il governo degli Stati Uniti può vietare ai suoi cittadini di fare affari con un'azienda bandita e sequestrare qualsiasi bene presente all'interno della sua giurisdizione, non ha il potere di obbligare le autorità messicane a prendere provvedimenti.

Edgardo Buscaglia, un esperto di criminalità organizzata internazionale, dice infatti che questo succede raramente.

"In Messico lo stato non agisce sulla base di una denuncia," ha detto Buscaglia a VICE News, aggiungendo che il denaro ripulito attraverso queste attività viene spesso usato per finanziare le campagne politiche.

Buscaglia ha aggiunto che in Messico è raro che la contabilità di aziende sospettate di riciclaggio venga revisionata. "Praticamente il governo messicano blocca qualsiasi azione nei confronti delle aziende bandite all'estero."

Rimane difficile valutare la portare del problema nel regno della tequila, a causa della carenza di informazioni disponibili.

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Secondo l'esperto di tequila Mike Morales, l'infiltrazione delle gang nel settore non è, al momento, un grosso problema. Le agenzie che controllano il mercato dovrebbero però agire per "rendere difficoltoso l'ingresso ai narcos, o rischiano di compromettere la reputazione dell'intera industria," ha spiegato.

Il Tequila Regulatory Council, l'ente regolatore del settore, si è rifiutato di commentare pubblicamente, poiché ha spiegato che non è suo compito indagare la contabilità degli investitori.

Patrick Corcoran, un analista del sito Insight Crime, ha detto a VICE News che la diminuzione degli atti criminali nei confronti dei produttori di tequila è probabilmente dovuta al fatto che il cartello New Generation di Jalisco abbia cacciato i Los Zetas dalla regione.

"È incontestabile che i Los Zetas sono molto più aggressivi nei confronti delle industrie legittime," spiega Corcoran, mentre i New Generation "sono molto più inclini a collaborare con le aziende piuttosto che puntargli una pistola contro."

Tra le aspre colline ondulate di Jalisco, costeggiate da filari interminabili di agave, si parla ancora di estorsioni. Tuttavia, sebbene il pericolo di venir risucchiati dai cartelli della droga sia ancora presente, i distillatori affermano che la situazione è molto più calma oggi rispetto a qualche anno fa.

"Tutto può succedere, però" dice il produttore di tequila Camarena sulla possibilità di fare (inconsapevolmente) affari con i narcos che vogliono usare il settore per fini di riciclaggio. "Magari ti vendono la tequila per 100 pesos al litro, ma nei libri contabili segnano di averla venduta a 1.000, così giustificano i soldi che provengono da qualche altra attività illegale."

Dopo che degli uomini armati hanno sequestrato uno dei suoi camion con la violenza, Camerana ha deciso di far traslocare temporaneamente i propri figli. L'imprenditore non è affatto sicuro che il tempo della violenza sia finito. Per paura, percorre ogni giorno una strada diversa per raggiungere la dua distilleria.

"Voglio rendergli difficile il compito di localizzarmi," ha concluso il distillatore, che spesso nasconde il volto indossando un sombrero o un cappello da baseball. "Che trovino qualcuno più facile da perseguitare."


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