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2015

Da un decennio non c'erano così pochi detenuti stranieri nelle carceri italiane

Diminuiscono ancora i detenuti stranieri nelle carceri italiane, mai così pochi dal 2006: è quanto si evince dai dati pubblicati sul proprio sito internet dal Ministero della Giustizia, aggiornati al 31 dicembre dello scorso anno.
Un detenuto nel carcere di San Vittore. [Foto di Elena Brenna]

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Diminuiscono ancora i detenuti stranieri nelle carceri italiane, mai così pochi dal 2006: è quanto si evince dai dati pubblicati sul proprio sito internet dal Ministero della Giustizia, aggiornati al 31 dicembre dello scorso anno.

Nonostante l'aumento del numero di migranti sbarcati sulle coste italiane, 150.317 nel 2015 secondo i dati OIM, le statistiche parlano dunque di un vero e proprio 'crollo' dei carcerati di origine straniera nell'ultimo quinquennio: si è passati dai 24.954 del 2010 agli attuali 17.340.

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Uno scarto di oltre 7.000 unità, comunque in linea con la diminuzione della popolazione carceraria complessiva — non ancora abbastanza, però, per risolvere il problema del sovraffollamento carcerario, endemico all'organizzazione penitenziaria italiana.

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Le persone ospitate dalle carceri italiane restano infatti complessivamente 52.164, a fronte di una capienza massima dichiarata di 49.592 unità. Nel 2010, annus horribilis del sovraffollamento carcerario, le prigioni ospitavano 67.971 persone.

Il picco, come detto, era stato raggiunto nel 2010. Nel 2007 i detenuti stranieri erano 18.252, mentre nel 2008 e nel 2009 erano sempre stati più di 21mila. Nel 2014, erano 17.462.

Gran parte del calo registrato negli ultimi anni riflette la diminuzione dei carcerati africani: dai 12.790 del 2010 agli attuali 7.849, una diminuzione di quasi 5mila unità. A diminuire sono stati soprattutto i detenuti algerini, tunisini, marocchini e nigeriani.

Sono circa 7.200 gli stranieri provenienti da altri paesi europei: cinque anni fa erano 9.000. Resta stabile invece il numero totale dei detenuti asiatici e americani.

Questi risultati sono stati raggiunti grazie anche al raddoppio del numero di detenuti in esecuzione penale esterna avvenuto negli ultimi cinque anni: secondo il Ministro della Giustizia Andrea Orlando, "siamo usciti dell'emergenza," ma resta ancora "molto da fare."

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"Ciò che è cambiato è la cultura di esecuzione della pena," ha spiegato Orlando durante un question time di una settimana fa, come riportato da Redattore Sociale.

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Foto in apertura di Elena Brenna.