FYI.

This story is over 5 years old.

Stato Islamico

Il numero di foreign fighter andati in Siria e Iraq è raddoppiato dallo scorso anno

Circa metà dei combattenti sono partiti da Medio Oriente e Nord Africa. La maggior parte di quelli “europei” proviene da soli quattro stati: Francia, Belgio, Germania e Regno Unito.
Quatre personnes suspectées de terrorisme arrêtées en Italie le 1er juillet 2015 (Stefano Porta/EPA)

Segui VICE News Italia su Facebook per restare aggiornato

Dal 2011 a oggi, circa 31.000 persone provenienti da 86 paesi si sarebbero trasferite in Siria e Iraq per combattere al fianco dello Stato Islamico (IS) e altri gruppi fondamentalisti, secondo un gruppo di ricercatori.

Stando ai dati contenuti da nuovo rapporto pubblicato da Soufan Group, un gruppo di ricerca sugli estremismi con sede a New York, il numero di foreign fighter sarebbe grossomodo raddoppiato dal momento della precedente rilevazione - estate 2014 - a oggi.

Pubblicità

Lo studio conferma sostanzialmente le stime diffuse in precedenza dagli Stati Uniti e dalle Nazioni Unite, ma fornisce interessanti informazioni e nuovi dettagli sugli stati e le regioni da cui si origina il maggior numero di questi combattenti.

Circa metà dei foreign fighter provengono dal Medio Oriente e dal Nord Africa. Soprattutto dalla Tunisia, da dove sarebbero partiti in 7.000 per raggiungere i gruppi jihadisti in Iraq e Siria. In uno stato in cui risiedono solo 11 milioni di persone, è una percentuale molto elevata: mantenendo la stessa proporzione, è come se l'Italia avesse donato più di 38.000 combattenti.

Leggi anche: I disertori di IS spiegano perché hanno abbandonato lo Stato Islamico

Dei circa 5.000 foreign fighter partiti dall'Europa, ha calcolato Soufan Group, 3.700 abitavano in soli quattro stati: Francia, Belgio, Germania e Regno Unito. Stando alle autorità transalpine, sono 1.800 i fondamentalisti "francesi" trasferitisi in Medio Oriente.

"Questi numeri sono la prova che gli sforzi fatti finora per controllare il reclutamento estremista hanno avuto un effetto limitato," si legge nel report.

Guardando altri numeri, tuttavia, si possono notare alcuni progressi.

Intervistato da VICE News, Patrick Skinner, direttore dei progetti speciali di Soufan Group, ha spiegato che il momento di massimo afflusso si è registrato alla fine dell'anno scorso, dopo l'espansione-lampo di IS nel nord dell'Iraq. "C'è stato un boom di reclutamenti in autunno e in inverno," ha detto Skinner.

Pubblicità

Skinner ha spiegato che percentuali rilevanti dei fighter andati in Iraq e Siria - tra il 20 e il 30 per cento - sono tornati sui loro passi, in alcuni casi per poi divenire attivi nei propri paesi di origine, soprattutto in Europa. Una prospettiva non certo positiva, che racconta il lavoro complesso delle unità anti-terrorismo degli stati coinvolti dal fenomeno.

Leggi anhce: Queste madri di jihadisti si sono unite per salvare i propri figli dallo Stato Islamico

Secondo le stime di Soufan Group, in Iraq e Siria ci sono circa 2.500 combattenti provenienti dall'Arabia Saudita, e circa 4.700 arrivati dai territori dell'ex Unione Sovietica.

Negli Stati Uniti, la proporzione è minore. Secondo le stime dei servizi segreti, circa 250 fondamentalisti hanno cercato - talvolta riuscendovi, talvolta no - di spostarsi verso Oriente per combattere al fianco dello Stato Islamico.

Secondo il report, sono i social media a giocare un ruolo cruciale nel reclutamento dei foreign fighter, in America come in altri paesi geograficamente e linguisticamente molto distanti dai territori controllati dal fondamentalismo.

I ricercatori di Soufan Group, tuttavia, hanno voluto precisare che il ruolo di internet nel processo di radicalizzazione potrebbe essere sovrastimato. "Benché il potere di raggiungimento dello Stato Islamico sui social media sia innegabile, nella maggior parte dei casi esso sembra solo preparare il terreno per il percorso di persuasione, piuttosto che forzare le persone a prendere la decisione," si legge nel report.

Leggi anche: I tre tipi di persone che tornano a casa dopo essersi unite allo Stato Islamico


Segui VICE News Italia su Twitter e su Facebook