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Le atrocità commesse dallo Stato Islamico in Iraq sono peggio di quanto si potesse temere

Circa 19.000 civili sono stati uccisi in Iraq nel corso di 21 mesi, mentre altri 3.500 sono detenuti come schiavi. Lo spiega l'ONU in report pubblicato nella giornata di ieri.
Foto di Ahmed Ali/EPA

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Più di 18.000 civili sono stati uccisi in Iraq tra il l'inizio del 2014 e ottobre 2015. A rivelare i dati è l'ONU, che definisce "sconcertante" il livello di violenza raggiunto nel paese.

Secondo le Nazioni Unite 3.500 persone, tra cui numerose donne e bambini, sono tenute in condizioni di schiavitù. Altri 3,2 milioni di persone sono state invece costrette ad abbandonare le proprie abitazioni.

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Una relazione ONU pubblicata martedì racconta nei dettagli le atrocità perpetrate nel paese dal cosiddetto Stato Islamico (IS) — atrocità che potrebbero essere considerate crimini di guerra, se non addirittura un vero e proprio genocidio.

L'IS ha sequestrato e ucciso persone contrarie alla sua ideologia: funzionari del governo, medici, avvocati, giornalisti, oltre che leader tribali e religiosi. All'incirca la metà delle uccisioni si sono verificate a Baghdad.

Basato in gran parte sui racconti di vittime, sopravvissuti e testimoni oculari, lo studio descrive come IS abbia trasformato le esecuzioni in "orribili spettacoli pubblici" in cui le persone contrarie al gruppo jihadista vengono "freddate, decapitate, bruciate vive, spianate con bulldozer o gettate da edifici."

A questo genocidio si aggiunge il problema delle violenze sessuali e degli stupri sistematici, perpetrati ai danni di donne e bambini.

Questi schiavi sessuali "provengono principalmente dalla comunità degli yazidi, ma alcuni fanno parte di altre minoranze etniche e religiose," riporta la relazione redatta dalla Missione di Assistenza dell'ONU in Iraq e dall'Alto Commissario per i Diritti Umani.

Il report, inoltre, documenta una serie di presunti abusi perpetrati dalle forze di sicurezza governative, tra cui rapimenti ed esecuzioni illegittime.

"Alcuni di questi episodi potrebbero essere stati rappresaglie contro chi era sospettato di aver sostenuto o di essere affiliato a IS," ipotizza il documento. "Inoltre, mentre la popolazione civile si sposta per il paese per fuggire dalle violenze, continua a trovarsi di fronte a restrizioni del governo che non gli permettono di accedere a zone sicure."

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Una volta che i civili raggiungono zone sicure vengono arrestati arbitrariamente, oppure espulsi con la forza. Secondo l'ONU questa circostanza fa pensare che il governo non stia prendendo tutte le precauzioni necessarie per proteggere la popolazione civile.

L'ONU ha scoperto anche l'esistenza di fosse comuni in zone che il governo ha sottratto a IS, oltre che a tombe risalenti all'epoca di Saddam Hussein.

Jan Kubis, rappresentante speciale dell'ONU per l'Iraq, ha chiesto a tutte le fazioni coinvolte nel conflitto un maggiore sforzo nella protezione dei civili.

Kubis ha anche chiesto alla comunità internazionale di incrementare il suo contributo alle iniziative umanitarie e alla ricostruzione dei territori sottratti a IS.

Sebbene il gruppo abbia patito una serie di sconfitte, a detta di Kubis IS "continua a uccidere, menomare e causare lo sfollamento di migliaia di civili iracheni provocando sofferenze indicibili."

Secondo l'Alto Commissario dell'ONU per i Diritti Umani Zeid Ra'ad Al Hussein, le pur terribili segnalazioni contenute nel report non sono sufficienti per raccontare questa terrificante vicenda in modo completo.

"Perfino i dati indecenti sulle vittime non riescono a trasmettere accuratamente la forte sofferenza patita dai civili in Iraq," ha dichiarato Hussein. "Le cifre forniscono il quadro di chi è stato ucciso o mutilato da azioni apertamente violente, ma un numero inestimabile di persone è morto a causa del mancato accesso a beni di necessità come cibo, acqua o assistenza medica."

"Questa relazione mette a nudo la continua sofferenza delle popolazioni civili dell'Iraq e illustra in modo chiaro da cosa stanno scappando i rifugiati iracheni quando raggiungono l'Europa o altre regioni. Questo è l'orrore che sono costretti ad affrontare in casa propria."

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