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Perché è importante togliere la password del WiFi di casa dopo un terremoto

Nelle ore immediatamente successive a un disastro naturale capita di frequente che le reti telefoniche siano intasate: tutti i motivi per cui il WiFi può contribuire a salvare vite umane.
Foto via Flickr

Nelle ore immediatamente successive a un disastro naturale capita di frequente che le reti telefoniche siano intasate, rendendo difficile l'accesso alle informazioni così come le comunicazioni tra vittime, dispersi, parenti e operatori di emergenza.

Il problema può avere cause naturali - come la distruzione delle linee di comunicazione 'fisiche', con conseguente limitazione della portata e della funzionalità delle celle telefoniche - ma solitamente ha anche una ragione più pratica: migliaia di persone cercando di chiamare parenti, amici e soccorsi, intasando le reti cellulari, le quali non sono in grado di sopperire a una richiesta di banda tanto ampia.

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È in questa chiave che vanno letti gli appelli, sempre più frequenti in caso di terremoti, tsunami o tornado, a rendere liberamente accessibile le connessioni WiFi delle abitazioni da parte di chi si trova nelle aree colpite.

Anche nel caso del terremoto che nelle prime ore di oggi ha colpito e devastato alcuni comuni del centro Italia tra Lazio, Marche e Abruzzo, diverse istituzioni hanno diffuso l'appello a decrittare le proprie connessioni internet, così da semplificare l'accesso a WhatsApp, Facebook Messenger, Telegram, Skype e agli altri servizi di comunicazione che funzionano senza rete telefonica.

Tra chi ha rilanciato l'appello c'è ad esempio la Regione Lazio, così come il Consiglio Nazionale dei Geologi, l'ente pubblico con sede a Roma che riunisce e coordina il lavoro dei geologi italiani:

EMERGENZA TERREMOTO
Appello: asciare ogni dispositivo Wi-Fi senza password per favorire comunicazioni via internet — Cons. Naz. Geologi (@cngeologi)24 agosto 2016

Come rimuovere la password del proprio WiFi

Per rimuovere la password del proprio router, è necessario accedere alle impostazioni di sistema (digitando nel browser, nella maggior parte dei casi, http://192.168.0.1 oppure http://192.168.1.1). Una volta effettuato il login (molto spesso il nome utente è 'admin', mentre la password si trova sulla scatola del router stesso), è possibile accedere alle opzioni e selezionare l'opzione 'rete libera' o 'rete non protetta'. In pochi minuti, il proprio router WiFi diventa un hot spot disponibile per chiunque, trovandosi nei paraggi, ne avesse bisogno.

Anche la Croce Rossa ha pubblicato una guida alla rimozione della password WiFi:

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— Croce Rossa Italiana (@crocerossa)24 agosto 2016

Il ruolo del WiFi durante i disastri naturali è stato più volte analizzato e comprovato da diversi studi scientifici pubblicati nel corso degli anni.

Garantire accesso libero al web alle popolazioni colpite da un terremoto è importante per varie ragioni: innanzitutto perché permette ai dispersi di comunicare la propria posizione, di chiedere aiuto, di segnalare eventuali situazioni di pericolo, di parlare con i propri parenti.

In secondo luogo, perché consente alle popolazioni colpite di accedere a informazioni di grande valore (interventi di emergenza, misure di evacuazione), facilita la collaborazione tra i corpi operativi durante le operazioni di soccorso, e contribuisce talvolta a creare una rete di solidarietà ad azione rapida (per raccogliere aiuti o donare il sangue, ad esempio).

Lo sblocco delle reti WiFi, ovviamente, porta con sé anche qualche rischio: i dati trasmessi all'interno della connessione sono potenzialmente esposti a terzi. È per questo consigliato di non effettuare operazioni sensibili (come accedere alla propria mail, o ai propri account bancari) durante il periodo in cui il router rimane privo di password. "Aprire il wifi è un grosso favore alla cittadinanza: teniamo però conto dell'esistenza di malintenzionati e comportiamoci di conseguenza," aveva detto a Focus Antonio Forzieri, esperto di sicurezza informatica per Symantec.

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I mesh network

Se il Wi-Fi può rappresentare una soluzione immediata all'emergenza nella maggior parte dei casi, ci sono tuttavia alcuni scenari che rendono questa opzione impraticabile. Anche le reti Wi-Fi infatti utilizzano infrastrutture fisiche, le quali possono essere portate al collasso o al danneggiamento rendendole inservibili—pensiamo, ad esempio, a un black out energetico come quello verificatosi questa mattina nel comune di Amatrice.

Per ovviare a questo problema, da anni diversi gruppi di ricerca e laboratori di innovazione stanno lavorando sui cosiddetti mesh network, ovvero quelle reti di telecomunicazione alternative che si compongono di un gran numero di 'nodi' decentralizzati e autonomi, i quali a loro volta agiscono da ripetitori, ricevitori e trasmettitori.

Uno dei progetti più interessanti a riguardo è stato sviluppato da tre studentesse statunitensi: si chiama Disaster Mesh, e ha l'obiettivo di "aiutare e connettere i sopravvissuti" alle catastrofi naturali.

Disaster Mesh si avvale di un congegno di piccole dimensioni viene lanciato sui territori colpiti dal disastro via aereo, elicottero o drone. Ogni device, all'atterraggio, si trasforma istantaneamente in un nodo mesh network del raggio di alcune decine di metri che consente alle persone di collegarsi ad esso e accedere a internet.

Su una diversa tecnologia si basa invece FireChat, app che consente di inviare messaggi tra utente e utente anche offline.

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La app crea un network tra i dispositivi che la utilizzano, collegando i telefoni attraverso bluetooth e connessioni peer-to-peer, e rendendo ognuno di essi un ripetitore nella rete.

Un sistema che, a differenza di Disaster Mesh, non necessita di un elemento hardware al di fuori degli smartphone stessi, e che rende quindi ancora più agevole la creazione di una rete di comunicazione alternativa a quelle tradizionali in una situazione di emergenza.

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Foto in apertura di Matt Biddulph via flickr in Creative Commons