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Questo pastore sardo di 85 anni ha fermato la costruzione di un resort di lusso in Sardegna

Nella cordata di imprese che aveva investito nel progetto dal valore di 150 milioni di euro c’erano anche Benetton, Marcegaglia, Toti e Caltagirone.
Ovidio Marras [via La Stampa]

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Alla fine il Davide della Sardegna ha schiacciato i Golia del mattone.

Dopo anni di battaglie nei tribunali, Ovidio Marras, un pastore 85enne di Capo Malfatano, località in provincia di Cagliari, può cantare vittoria.

Il lussuoso resort a 5 stelle che avrebbe stravolto uno dei tratti più incontaminati dalla costa sarda - e cambiato per sempre la sua terra - non si farà.

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La Cassazione ha respinto il ricorso presentato da SITAS, la Società Iniziative Turistiche Agricole Sarde nata per realizzare il 'sogno' di trasformare l'area di Capo Malfatano nella nuova Porto Cervo.

190 mila metri cubi di cemento, suddivisi in quattro complessi alberghieri, diversi residence e relativi servizi, avrebbero preso il posto della vegetazione mediterranea che si affaccia sulla spiaggia di Tuerredda, considerata da National Geographic tra le più belle al mondo.

Situato nel comune di Teulada, il promontorio di Capo Malfatano era circondato da nient'altro che rocce e ginepri, la vegetazione tipica della zona. Distante mezz'ora di auto dal paese più vicino, in questo angolo di terra il turismo di massa non è mai arrivato.

E così Ovidio, l'ultimo abitante della località, ha potuto continuare indisturbato la sua vita solitaria nel furriadroxiu - tipico insediamento pastorale sardo - di famiglia.

Almeno fino al 2002, quando SITAS e il Comune di Teulada strinsero l'accordo per la realizzazione del resort a cinque stelle.

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Nella cordata di imprese che aveva investito nel progetto dal valore di 150 milioni di euro c'erano anche Benetton, Marcegaglia, Toti e Caltagirone.

Pezzi grossi dell'economia italiana, che avevano bussato alla porta di Ovidio offrendo una montagna di soldi per i suoi terreni più preziosi. Tutti gli altri pastori della zona avevano ormai ceduto alle lusinghe: lui, invece, non si è mosso di un millimetro.

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"Non sono uno che sogna di vivere in un posto di lusso, non so neanche dove sia la Costa Smeralda," ha spiegato Ovidio a La Stampa. "Io voglio continuare a vivere in questa terra, voglio che la lascino così come l'abbiamo conosciuta."

L'area di Capo Malfatano [Foto di Cristiano Cani via Flickr in Creative Commons]

Con il solo sostegno dell'associazione ambientalista Italia Nostra, il pastore sardo aveva già avuto ragione al TAR della Sardegna, a febbraio 2012, e presso il Consiglio di Stato, a gennaio 2014.

Tuttavia, i macchinari del consorzio di costruttori non si erano fermati davanti alle sentenze e avevano già messo in piedi buona parte del villaggio turistico.

Adesso però, con la sentenza depositata settimana scorsa dalla Corte Suprema, il resort - costruito a metà - dovrà essere demolito perché illegittimo.

Nel dettaglio, i giudici hanno riconosciuto l'illegittimità di alcuni degli atti e documenti presentati da SITAS per suddividere l'area in cinque lotti.

"Il progetto era stato proposto a lotti per limitare l'enorme impatto che invece, interessando nel complesso una superficie di 394 ettari, avrebbe alterato irrimediabilmente un equilibrio perfetto di biodiversità compresa fra mare, terra e cielo," afferma a VICE News il presidente di Italia Nostra, Marco Parini.

"In contrasto con la normativa comunitaria e nazionale, la Valutazione di Impatto Ambientale era stata richiesta per ogni singolo sub-comparto e non per l'intera lottizzazione ed è stata ritenuta necessaria solo per alcuni sub-comparti."

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La Cassazione ha confermato l'illegittimità della procedura che il consorzio aveva seguito con l'appoggio delle autorità locali.

Come avevano già affermato i giudici del Consiglio di Stato, infatti, "l'impatto del progetto sul paesaggio doveva essere valutato nel suo complesso, perché fosse chiaro il rapporto tra il sacrificio ambientale e le eventuali ricadute sociali."

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Questi ultimi anni non sono stati facili per Ovidio. Come ha raccontato il quotidiano La Nuova Sardegna, al pastore sono stati ammazzati i cani e sono state inviati avvertimenti a minacce.

Ma ora, dopo aver fatto valere le proprie ragioni in tribunale, Ovidio e Italia Nostra sperano che questo lembo di terra possa tornare alle sue condizioni originarie.

"È quello che tutti ci auguriamo, cercare di ripristinare i luoghi e riportarli alla bellezza e allo stato in cui erano prima delle colate di cemento," conclude Parini. "Decisive saranno le azioni che le amministrazioni locali avvieranno."


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