Autistici/Inventati: il collettivo hacker italiano a difesa dei diritti digitali

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Tecnologia

Autistici/Inventati: il collettivo hacker italiano a difesa dei diritti digitali

Dalla cronaca della Diaz del G8 di Genova fino all'Hackmeeting, la storia di uno dei collettivi hacker più importanti d'Italia.

via Agenzia X

Additati periodicamente dalla stampa come generici responsabili di "attacchi informatici" e spesso avvolti da un alone di fascino e mistero, gli hacker rappresentano una categoria sempre più spesso all'ordine del giorno nelle cronache (locali e non) di tutto il mondo—Ultimo, il 'caso' del cosiddetto 'hacker' che ha cambiato i voti sui registri elettronici degli studenti di due scuole di Gorizia.

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In Italia sono molte le realtà e i progetti che si identificano in questo contesto, definendo il termine 'hacking' prima come un'azione più politica, di riappropriazione delle conoscenze e dei processi, poi più pratica, come difesa della privacy online e volontà di fornire strumenti di informazione liberi e gratuiti. Tra i tanti uno dei poli più interessanti è quello del collettivo Autistici/Inventati.

Nato nella primavera 2001—in piena stagione di mobilitazioni no-global—il collettivo Autistici/Inventati è il prodotto dell'incontro di persone e attivisti interessati alle nuove tecnologie e ai diritti digitali. È un progetto nato all'interno degli spazi occupati, dal Cecco Rivolta di Firenze e al LOA hacklab di Milano, il cui scopo è stato principalmente quello di fornire strumenti di autodifesa digitale a militanti e attivisti.

Autistici/Inventati ospita più di 10.000 caselle postali rispettando una rigida policy di gestione dei dati, oltre 2.500 mailing list, e più di 3.000 siti.

A più di dieci anni dall'attivazione del primo server, Autistici/InventatiI ospita più di 10.000 caselle postali rispettando una rigida policy di gestione dei dati, oltre 2.500 mailing list, e più di 3.000 siti. Non si tratta di grandi numeri se rapportati a quelli dei principali provider, ma considerato il carattere del progetto stupisce il suo volume e la sua consistenza.

Nell'analizzare la storia del collettivo Autistici/Inventati è fondamentale ricordarsi che la sua nascita è avvenuta in un periodo in cui l'autogestione di un server mail, in Italia, era considerata un'avanguardia tecnologica e in cui l'assenza di mezzi come smartphone o piccole telecamere rendeva la produzione di materiale informativo 'da strada' complessa e costosa. Quella di Autistici/Inventati è un'informazione di parte, fortemente critica dal punto di vista sociale e politico, che ha dimostrato tutto il suo potenziale durante eventi straordinari come il controvertice di Genova 2001, come viene dettagliatamente spiegato nel libro +Kaos che il collettivo ha pubblicato in occasione dei loro dieci anni di attività.

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Durante il weekend del G8, il comune di Genova mette a disposizione dei manifestanti le scuole Diaz e Pascoli—La prima viene adibita a dormitorio, mentre la seconda viene assegnata al gruppo stampa delle redazioni del Manifesto, Carta, Liberazione, Radio GAP e, al terzo piano della scuola, anche quella dell'Indipendent Media Center di Indymedia, la rete di comunicazione di cui faceva parte anche Autistici/Inventati. Fu proprio grazie a questa posizione così privilegiata che Indymedia, durante il G8, è riuscita a diffondere prima di tutti le immagini della mattanza che si consumò nella scuola Diaz durante la notte.

La copertina del libro dedicato alla storia del collettivo.

Da questo momento in poi Autistici/Inventati si afferma come server ufficiale del movimento anti-globalizzazione. A febbraio 2002, come descritto dettagliatamente in +Kaos, vengono perquisiti vari centri sociali italiani come il TPO di Bologna, il Cecco Rivolta di Firenze e il Gabrio di Torino, n quanto presunte sedi di Indymedia Italia.

Ma gli incontri di Autistici/Inventati con le forze dell'ordine non finiscono certamente qui: le richieste da parte della polizia di consegnare i dati delle caselle mail degli utenti sono frequenti, richieste che tuttavia non possono essere assecondate, visto che Autistici/Inventati non conserva, per policy, i dati degli utenti.

La faccenda si fa più complessa quando nel 2004 la polizia ottiene—con il consenso del provider Aruba, che ospitava i loro servizi—le loro chiavi di accesso, e riesce così monitorare per circa un anno tutto il loro traffico, a loro totale insaputa.

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Nel 2005 è stata la volta del Vaticano, che ha minacciato legalmente Autistici/Inventati a causa di un gioco satirico online che ironizzava sulla questione della pedofilia tra il clero.

A seguito di questo evento, Autistici/Inventati sviluppa il 'Piano R', un progetto di dislocazione dei server in tutto il mondo, per garantire una maggiore difesa dei dati. Ma le vicende legali degne di nota non si esauriscono qui: nel 2004 il collettivo viene citato in giudizio da Trenitalia con la richiesta di rimozione di un sito satirico in cui si ironizzava sul coinvolgimento delle ferrovie italiane nel rifornimento bellico durante la guerra in Iraq. La vicenda si è risolta a favore di Autistici/Inventati.

Nel 2005 è stata la volta del Vaticano, che ha minacciato legalmente Autistici/Inventati a causa di un gioco satirico online che ironizzava sulla questione della pedofilia tra il clero. Infine, nel 2010, il collettivo si è trovato coinvolto in un pantano legale tale da dover creare un sito dedicato per seguire e spiegare la vicenda: basti pensare che è coinvolto il Commissariato di Avezzano, la polizia postale norvegese e Casapound.

Insomma, sicuramente ad Autistici/Inventati va riconosciuto il merito di aver svelato meccanismi di controllo sociale e sorveglianza digitale che, accostati a più palesi politiche di repressione di piazza, negli ultimi venti anni si sono prolungati ad oltranza, rendendo ancora oggi il diritto alla libera informazione un traguardo da raggiungere.

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Un altro incontro organizzato da Autistici/Inventati. via Twitter

Tra pochi giorni, dal 3 al 5 giugno, si terrà a Pisa la nuova edizione di Hackmeeting, il raduno degli hacker italiani e in vista della kermesse ho avuto modo di scambiare quattro chiacchiere con Lucha, un membro del collettivo, sul lavoro di Austici/Inventati, sull'attuale stato della lotta per i diritti digitale e sul mondo in generale.

Daniele Gambit: Spesso negli ultimi anni, sui canali mainstream o in rete, si è sentito parlare di "hacker", forse a volte utilizzando questo termine in maniera poco consona. D' altronde anche l'immaginario legato a questo termine è vasto e eterogeneo. Qual è il significato che voi attribuite a questo termine? Cosa intendete per 'hacking'?

Autistici/Inventati: Per noi vale la definizione che usammo nel 2001 ad Hackmeeting a Catania: hacker è chi vuole gestire se stesso e la sua vita come vuole lui e sa s\battersi per farlo, anche se non ha mai visto un computer in vita sua.

Questa definizione continua ad essere quella che preferiamo, perché è inclusiva. In questa volontà di decidere il destino delle nostre vite entra ovviamente il problema della tecnologia, che non è sempre qualcosa di positivo se non si hanno gli strumenti per capirla e controllarla.

DG: Autistici si caratterizza, tra le altre cose, grazie a una particolare vicinanza ai percorsi dei movimenti e dei centri sociali italiani. Ci sono particolari differenze dalla situazione della scena in Europa?

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A/I: Autistici è nato per supportare l'aspetto digitale della comunicazione di movimento, affiancando all'epoca ecn.org (NDA, network europeo di mediattivisti nato nell'89), ma con anche la volontà di essere più aperti a chiunque si vedesse rappresentato nei nostri valori, cosa che ci distingueva da ECN.

L'incontro tra politica e hacking in Europa ha avuto diverse declinazioni: da quella storica del CCC tedesco, al Pirate Party svedese ispirato dalle dispute di The Pirate Bay—Così come in Spagna, Francia, Olanda e Regno Unito, dove si sono registrate esperienze di autogestione simili alla nostra con hacklab e con free internet café in spazi occupati, oltre alla presenza online con servizi autogestiti.

Ogni paese ha avuto esperienze diverse e anche variegate, e un po' tutte risentono ovviamente del contesto in cui si generano e anche dalla situazione sociale generale. La nascita di Autistici coincide, storicamente ma anche come brodo di coltura, con i movimenti di protesta post-Seattle, Indymedia e l'irruzione del mediattivismo in rete, e questo sicuramente continua ad avere una grossa influenza nel modo in cui facciamo le cose ancora oggi.

DG: Arriviamo a voi, e al vostro progetto. Autistici/Inventati è un progetto nato ormai da più di dieci anni, che ha visto anche una pubblicazione (+Kaos) per raccontare la vostra storia. Di cosa vi occupate principalmente?

A/I: Ci occupiamo del mantenimento della nostra infrastruttura di rete di server perché ci piace farlo e pensiamo che possa ancora offrire un valido esempio di come si possa "costruire internet" senza delegarlo a delle multinazionali.

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"Ci rivolgiamo a quelle persone, siano esse coinvolte in progetti politici oppure no, che si riconoscono nei valori dell'antifascimo, antisessismo, antimilitarismo, antirazzismo, e che sostengano una comunicazione il più possibile libera e indipendente."

In pratica forniamo una serie di servizi di comunicazione sia privata che pubblica (email, chat, blog e siti web, liste di discussione tra i principali), con due forti discriminanti: da un lato ci rivolgiamo a quelle persone, siano esse coinvolte in progetti politici oppure no, che si riconoscono nei valori dell'antifascimo, antisessismo, antimilitarismo, antirazzismo, e che sostengano una comunicazione il più possibile libera e indipendente. Dall'altro ci concentriamo sulla difesa della privacy e dell'anonimato, non conserviamo i log delle connessioni dei nostri utenti né chiediamo dati personali in nessun momento, pur sapendo di non poter garantire una sicurezza assoluta. Questi due aspetti sono per noi inscindibili e si completano a vicenda.

DG: Si può dire che il vostro progetto è nato in un periodo n cui il mondo della tecnologia era per certi aspetti molto differente da ora. Nel vostro libro descrivete come, all'epoca del movimento no-global, il portale Indymedia sia stato fondamentale per fornire una narrazione "dal basso" degli avvenimenti. In particolare durante lo sgombero della Diaz la postazione di Indimedia fu fondamentale per raccontare vicende in tempo reale. Oggi la stessa cosa la potrebbe fare un qualunque passante con uno smartphone o da una pagina Facebook, raggiungendo molte condivisioni in pochi minuti. Come si è trasformato il terreno di battaglia della libertà di informazione dal momento che oggi chiunque, in qualsiasi momento, può diffondere il proprio pensiero al mondo?

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A/I: È una visione riduttiva dell'esperienza di Indymedia pensare che sia stata sostituita dal passante con lo smartphone. Indymedia era in primis un luogo di espressione del movimento dell'epoca, che aveva echi nel mainstream. C'era una fase di elaborazione e di produzione di contenuti e la preoccupazione di comunicare delle istanze e denunciare lo stato di cose presenti. Non era il mare magnum della qualunque alla social network, che sono organizzati per monetizzare più efficacemente le informazioni che gli vengono riversate, e quindi creano delle bolle individuali adattate ai nostri gusti piuttosto che delle elaborazioni critiche.

"La libertà di informazione soffre non solo la carenza di spazi dove venga esercitata, ma anche della disabitudine a fermarsi a ragionare."

La libertà di informazione soffre non solo la carenza di spazi dove venga esercitata, ma anche della disabitudine a fermarsi a ragionare, dell'accettazione inconsapevole che al ragionamento si sostituiscono reazioni di tipo emotivo e, facilmente, espressioni di qualunquismo. Perciò nel chiasso da social network si rischia di abituarsi all'indignazione "da 5 minuti" senza che ne debba conseguire alcuna azione, mentre Indymedia era l'espressione comunicativa di un agire già in atto e in cerca di spazio dove esprimersi, dandogli valore e per la natura dei suoi contenuti capace di attirare attenzione, anziché essere risucchiati nel semplificatoio dei social network. Certo c'era anche lì lo schiamazzo, ma non era quello il motivo di esistere.

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DG: Così come per l' informazione, anche la comunicazione ha visto molti cambiamenti. In particolare, i social network e i nuovi mezzi di comunicazione "mobile" ci rendono perennemente reperibili, rintracciabili. Ha ancora senso, secondo te, nella nostra epoca, parlare di privacy? E se sì, in quali termini?

A/I: Dei social network abbiamo già parlato. Di certo si è aperta una discussione sul valore economico delle nostre informazioni personali,che ha portato ad interpretare la privacy come una difesa dallo sfruttamento commerciale del tessuto stesso delle nostre vite.

"Orgogliosi di essere gli zerbini degli eserciti," il sito satirico di Trenitalia realizzato da Autistici/Inventati nel 2004.

Dall'altra viviamo in un mondo dove l'esistenza di strumenti di controllo capaci di registrare e analizzare la quasi totalità delle comunicazioni globali è uscita dall'ambito della fantascienza o della paranoia per diventare la nostra realtà storica. È difficile non chiedersi come una violazione della privacy di siffatta portata possa influenzare la struttura della società in cui viviamo.

DG: Quest anno come da più di dieci anni a questa parte si terrà (a Pisa) l'Hackmeeting, l'evento periodico di incontro dell'attivismo hacker. Cos'è in breve HM? È un evento a cui può partecipare anche chi non ha mai visto uno script in python?

A/I: Abbiamo già citato lo slogan "hacker è chi vuole gestire se stesso e la sua vita come vuole lui e sa s\battersi per farlo. anche se non ha mai visto un computer in vita sua". L'hackmeeting è l'incontro delle realtà collettive e degli individui che si riconoscono in questa idea, di un approccio critico e smanettone alla tecnologia, un momento per fare rete, diffondere idee e progetti sviluppati durante l'anno. È un ottimo laboratorio di formazione e apprendimento, per chi non è esperto del mondo digitale ma è interessato a capire con spirito critico è un ottimo luogo per entrare in contatto con queste dinamiche.

È anche uno dei pochi momenti dell'anno dove si può essere relativamente sicuri di incontrare noi Autistici in carne ed ossa: di solito abbiamo un banchetto con i nostri materiali, ed è sempre molto bello l'aspetto umano di chi viene a salutare perché ha un'email da noi o magari un blog o una lista. Al di là della parte seminari-workshop-presentazione, c'è questa componente importante dell'Hackmeeting che consiste nel poter vedere nella vita "reale" le persone con cui magari si è discusso tutto l'anno dietro uno schermo ed una tastiera.

Segui Daniele su Twitter: @Dani_Gambit

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