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Il pianista in carcere che rivendica il suo diritto alla cannabis

Fabrizio Pellegrini è un pianista abruzzese di 47 anni che soffre di fibromialgia, arrestato perché coltivava marijuana a scopi di autoterapia.
Una foto che ritrae Fabrizio e il suo avvocato poco dopo la scarcerazione.

Update: Pellegrini ha ottenuto qualche ora fa gli arresti domiciliari ed è stato scarcerato. Non perché a qualcuno sia risultata improvvisamente lampante l'assurdità della sua situazione, ma perché il giudice ha riconosciuto l'incompatibilità del suo stato di salute col regime penitenziario. Fine dell'incubo? Non proprio. Perché il problema di Pellegrini era procurarsi cannabis con cui alleviare i dolori della fibromialgia: non potendo permettersi i farmaci a base di cannabinoidi, si era messo a coltivare marijuana sul balcone. È improbabile che da detenuto domiciliare possa ricominciare a coltivarla, ed è improbabile che il sistema sanitario regionale inizi a farsi carico in tempi rapidi delle spese per le terapie cannabinoidi. La legge abruzzese che istituisce un fondo per questo, è rimasta inapplicata dal 2014.

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"Se le cose restano così", spiega l'avvocato di Fabrizio Pellegrini, Vincenzo Di Nanna, "le possibilità sono due: una è chiedere al giudice l'autorizzazione a trasferire la detenzione domiciliare in un'altra provincia d'Italia, dove la ASL si faccia carico delle spese per i cittadini indigenti (basterebbe andare in provincia di L'Aquila). Altrimenti si potrebbe organizzare una colletta tra gli amici: questa è un'iniziativa che potremmo lanciare già stasera su Radio Radicale".

Fabrizio Pellegrini è un pianista di 47 anni ed è stato arrestato perché coltivava marijuana a scopi di autoterapia. Alcuni anni fa ha cominciato a soffrire di fibromialgia, una malattia autoimmune che causa dolori lancinanti a muscoli e tendini, e gli è stato prescritto il Bedrocan, un farmaco a base di cannabis. Un farmaco costoso: per la terapia erano necessari circa 500 euro al mese che lui non aveva.

Quando la ASL si è rifiutata di procurargli il farmaco gratuitamente, l'alternativa era comprare erba dagli spacciatori o coltivarla sul balcone di casa. Paradossalmente, la prima soluzione—finanziare un'attività criminale—non lo avrebbe portato in carcere; aver scelto la seconda lo ha messo nella condizione di essere trattato proprio come uno spacciatore. L'avvocato Vincenzo Di Nanna, che lo assiste, sostiene che il servizio sanitario dovrebbe fornire gratuitamente il Bedrocan a Pellegrini per garantire il suo diritto costituzionale alla salute.

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#Cannabis terapeutica #carcere, FABRIZIO PELLEGRINI LIBERO SUBITO, oggi su @Il_Centro. @RadioRadicale @AglAbruzzi pic.twitter.com/YvtYWW0n6A
— Vincenzo di Nanna (@vincenzodinanna) 1 agosto 2016

Al momento il pianista è detenuto in una cella del penitenziario di Madonna del Freddo, a Chieti, dove non può ricevere né farmaci né marijuana, quindi è preda inerme della malattia. Intollerante agli oppiacei, allergico ai cortisonici e agli antidolorifici, per lui non c'è davvero alternativa ai cannabinoidi. A quanto racconta chi lo ha visto, è molto dimagrito e non riesce a dormire; per giunta, la cella è da tre ma coi suoi compagni sono in sette.

Se Pellegrini è in carcere nonostante le sue condizioni di salute, è perché il suo avvocato d'ufficio non ha richiesto una pena alternativa entro i termini di legge. Di Nanna lo assiste dall'11 luglio e ha subito presentato domanda di scarcerazione, ma non c'è modo di sapere quando arriverà la risposta del giudice: potrebbe essere questione di ore, potrebbe volerci molto di più. "Una decisione favorevole del giudice di sorveglianza gli salverebbe la vita", commenta l'avvocato.

In teoria—o meglio, per legge—in Abruzzo dal 2014 dovrebbe esistere un fondo di 50.000 euro all'anno per assicurare la fornitura di farmaci a base di cannabis ai pazienti che non possono permetterseli. Una legge che la giunta regionale ha lasciato inapplicata. Quel fondo avrebbe potuto sostenere Pellegrini prima che sprofondasse in una crepa del sistema. Ma il problema è precedente: già nel 2010, Pellegrini aveva segnalato alla ASL la propria condizione di indigenza per richiedere che fossero le autorità sanitarie a farsi carico delle spese per il Bedrocan, ma l'esito era stato negativo—e piuttosto paradossale. Il pianista diceva: "Non ho il denaro per comprare il farmaco", e la ASL rispondeva: "Se paga il farmaco, possiamo aiutarla a importarlo dall'Olanda".

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Intollerante agli oppiacei, allergico ai cortisonici e agli antidolorifici, per lui non c'è alternativa ai cannabinoidi.

Abbiamo ottenuto il documento originale con la risposta dell'Azienda Sanitaria Locale: nel testo (riportato per intero nella foto in basso) si legge che "trattandosi di prodotto stupefacente non registrato in Italia dal Ministero, per esso va chiesta all'AIFA [Agenzia italiana del farmaco], per il tramite di una Farmacia Ospedaliera, l'autorizzazione all'importazione, che però è a carico dell'assistito come ribadito dal Ministero". E più avanti: "Non essendo nelle intenzioni di questa Azienda assumere l'onere economico del farmaco richiesto, si ritiene, comunque, nella salvaguardia del diritto del paziente ad acquistare a sue spese il prodotto in oggetto, di favorire l'espletamento dell'iter burocratico previsto dalle vigenti normative in materia".

Secondo Di Nanna, i diritti di Pellegrini non sono affatto salvaguardati se la cannabis non gli viene fornita dalla ASL: "Obbligarlo a pagare significa violare il suo diritto alla salute, perché l'art. 32 della Costituzione stabilisce esplicitamente che le cure mediche devono essere garantite anche agli indigenti".

La vicenda è tanto drammatica, i retroscena burocratici tanto frustranti, che se ne sono occupati anche i radicali, che hanno iniziato uno sciopero della fame a staffetta, e in parlamento hanno sollevato la questione Luigi Manconi e Pippo Civati; Roberto Saviano ne ha scritto sul suo blog; ma il gesto che colpisce di più è quello di Andrea Trisciuoglio, segretario dell'associazione LaPiantiAmo e malato di sclerosi multipla, che per protesta ha sospeso la propria stessa terapia a base di cannabinoidi.