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Armi, soldi, segregazione: benvenuti a Chiraq

“Alcuni devono morire perché altri possano vivere”: il racconto di Charlie LeDuff dalle strade più pericolose di Chicago

Il problema di Chicago è la sua conformazione geografica. È una città gigante, che si allarga a macchia d'olio, dove la gente non può camminare tranquillamente in strade e vicoli sconosciuti.

Farlo, vuol dire rischiare la propria vita.

La gente, tuttavia, rischia. Dopo aver subito una flessione nel 2013, gli omicidi e l'uso di pistole in città sono tornati di moda. Ci sono state più di 200 uccisioni quest'anno a Chicago – una crescita del 15 per cento circa. E le sparatorie sono state più di 1,000.

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Negli ultimi 15 anni sono stati ammazzati più americani a Chicago che in Iraq e Afghanistan messi insieme.

Grossa parte del caos avviene nelle zone a Sud e Ovest dell'abitato urbano: i quartieri della gente di colore, quelli che loro chiamano "Chiraq". Negli Stati Uniti, per una persona di colore, il rischio di essere ucciso è sei volte più alto rispetto a quello di un bianco.

Perché? Sono andato a Chiraq per capirlo.

Ogni volta che viaggio cerco di evitare i salotti del potere, i club rinomati, i ristoranti con le tovaglie inamidate. Sono posti lontani dalla vita reale. Per avere risposte devi perderti nelle viuzze. È per questo che finisco in un vicolo del South Side, a incontrare un gruppo di ragazzi del posto.

"Perché gli uomini di colore si stanno massacrando tra loro?", chiedo a uno che indossa una felpa scura. È bello, ha il pizzetto, ma è logoro. Accigliato e profondo. Non è né vecchio né giovane. Non mi dice il suo nome. Per questo, lo chiamerò Tizio.

"Alcune persone devono morire perché altre possano vivere."

"Abbiamo fallito, e questo fallimento parte dalle nostre comunità," dice Tizio. "Siamo in troppi. Dai un'occhiata in giro. Vedi qualche negozio? Vedi qualche posto dove possiamo lavorare? Non c'è abbastanza lavoro per un terzo di noi… anzi, per nessuno di noi."

Tizio - la cui occupazione è, mi spiega, "farmi i fatti miei" - è una persona informata sui fatti. A Chicago la disoccupazione tra i neri raggiunge il 25 percento, contro il 7 percento tra i bianchi e il 12 tra i latinoamericani. Tra gli adolescenti di colore il dato si impenna: 92 percento.

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"Sai come funziona? Alcune persone devono morire perché altre possano vivere." Mi racconta un altro uomo, molto più grosso di Tizio: "Non c'è lavoro. Per dare da mangiare alla propria famiglia, uno fa quel che può."

Un terzo membro del gruppo, con una t-shirt di Capitan America e un tatuaggio sul collo, spiega così perché si lotta e si uccidono i propri simili: non puoi combattere le istituzioni locali. Non puoi combattere la polizia. Non puoi combattere la globalizzazione. Ma puoi sempre combattere l'ombra nei vicoli. Puoi batterti con lei per il controllo degli edifici con le finestre spaccate. Puoi batterti con lei per la gestione del parco giochi dietro l'angolo. Puoi batterti per conquistare il mercato della droga, per accaparrarti clienti sia neri che bianchi.

Lo fai tu, prima che loro lo facciano a te. Una dinamica malthusiana.

"Se parliamo di colori, il vero problema in America è il verde"

"Non vogliamo continuare a uccidere i nostri giovani e i nostri fratelli," dice Capitan America. "Ma sai perché succede? Perché alcune persone devono morire affinché altre possano vivere."

La maggioranza dei detenuti nella prigione Cook County di Chicago sono di colore e scontano pene per possesso o vendita di droga, a detta dello sceriffo Tom Dart. L'unico ramo del governo con cui la gente di colore ha a che fare con regolarità è il sistema di giustizia criminale. La polizia che si sposta tra i quartieri del South Side viene salutata dai teenager con il dito medio alzato.

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Ad aggiungere tensione è il sovrintendente della polizia di Chicago, Garry McCarthy. Di recente, quando gli è stato chiesto della violenza che serpeggia in città, McCarthy è diventato brusco con la stampa. "Ci sono molte meno sparatorie rispetto all'anno scorso," ha detto. "Non so se ne sei al corrente."

In verità, il numero di sparatorie è salito di circa il 20 percento. Questo lo dicono i numeri: numeri che, tra l'altro, sono stati forniti dallo stesso Dipartimento di Polizia di Chicago dove McCarthy lavora.

Le scuole di Chicago, soprattutto quelle nelle zone di colore della città, hanno problemi di budget e sono in difficoltà. Il sindaco Rahm Emanuel ne ha chiuse quasi 50, molte delle quali nel South Side.

Adesso, quegli edifici scolastici giacciono vuoti, beffardi. Ancora più vergognoso è il fatto che il sovrintendente scolastico abbia dovuto rassegnare le dimissioni in seguito a un'indagine per corruzione. Secondo l'accusa, infatti, avrebbe indirizzato contratti per 17 milioni di euro verso società di sue proprietà. Come rubare a un bambino.

In altre zone di Chicago, la situazione è diversa. Il denaro pubblico è servito a lanciare progetti privati di sviluppo. Ma poco di questo denaro finisce a Chiraq. Nel frattempo, le strade del quartiere stanno ribollendo: le industrie non ci sono più, e una delle poche "carriere" rimaste è quella del controllo territoriale. Un turbinio senza fine giù nello scarico.

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"Se parliamo di colori, il vero problema in America è il verde," dice uno degli uomini riferendosi al denaro. "La gente qui intorno non lo capisce. Intanto, ci facciamo la guerra a vicenda come topi."

E così, ognuno difende il proprio angolino.

"Non puoi semplicemente andartene da qui?" chiedo a Tizio. Se gli avessi chiesto "sei in grado di risollevarti?", la risposta sarebbe stata la stessa.

"Come?", mi risponde sputando. "E in che modo? Facendo le valigie e gironzolando là fuori sperando di farcela? Merda. Figuriamoci, non ho abbastanza soldi nemmeno per pagare l'affitto. Né per andarmene via dalla città. Cazzo, i miei bambini hanno bisogno di vestiti."

La pioggia comincia a cadere copiosamente. I ragazzi iniziano a disperdersi.

"Sta piovendo," dico a Tizio. "Forse stanotte nessuno morirà?"

"No", mi risponde, infilando la testa nel cappuccio. "Qualcuno stanotte morirà."

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