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Il 96 per cento dei casi di abusi della polizia non arriva nei tribunali americani

Un giornale americano ha scoperto che negli ultimi 20 anni ben 12.703 casi su 13.233 che riguardavano presunte violazioni dei diritti civili non sarebbero stati approfonditi dalla giustizia.
Foto di Sid Hastings/EPA

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Stando al Tribune-Review di Pittsburgh, tra il 1995 e il 2015, diversi pubblici ministeri americani avrebbero declinato la richiesta di indagini nei confronti di alcuni agenti di polizia accusati di violazione dei diritti civili nel 96 per cento dei casi.

Il giornale ha passato al setaccio circa 3 milioni di documenti del Dipartimento di Giustizia americano, scoprendo che i PM non avrebbero approfondito ben 12.703 potenziali casi di violazione dei diritti civili su 13.233.

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Per altri casi che non riguardavano la polizia, invece, sarebbe andata a finire diversamente: secondo l'inchiesta, gli episodi che non sarebbero stati approfonditi dalla giustizia, in questo caso, ammonterebbero al 23 per cento.

I dati vengono in supporto del movimento "Black Lives Matter," che da mesi si spende contro condotte violente e abusi della polizia, le cui vittime - in più di un caso - sono risultate essere nere o di origine ispanica.

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Una delle motivazioni più comune per le quali i pubblici ministeri non avrebbero dato luogo un'inchiesta sarebbe infatti la presunta "debolezza o insufficienza di prove," così come la mancanza di intenti criminali, o l'esecuzione di ordini provenienti dal Dipartimento di Giustizia. In casi del genere, un procuratore federale dovrebbe però essere in grado di provare che un agente avrebbe agito intenzionalmente con l'obiettivo di privare un altro cittadino dei propri diritti civili.

Jim Pasco, che dirige il Fraternal Order of Police, ha spiegato al Tribune-Review che "forse non accettano i casi perché non sono buoni casi."

Il report è stato pubblicato qualche giorno dopo che a New York un procuratore ha deciso di non accettare il caso contro l'agente della NYPD Richard Haste per aver sparato nel Bronx a un uomo - nero e disarmato - nell'appartmento della sua famiglia, quattro anni fa. Haste dichiarò di esser stato informato del fatto che Ramarley Graham, 18 anni, fosse in possesso di un'arma: immaginando erroneamente stesse cercando di prendere una pistola, il poliziotto - temendo per la sua vita - avrebbe aperto i fuoco.

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"Anche le vite dei neri hanno un valore o no?," si chiedeva Franck Graham, padre del ragazzo, dopo la decisione della corte. "Sono certo che tutto questo non sarebbe successo se mio figlio fosse bianco."

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Scene come quella di un ragazzo nero disarmato, colpito quasi a freddo da un agente di polizia, negli ultimi anni sono tristemente diventate una consuetudine.

Consuetudine che ha portato movimenti come "Black Lives Matter" a mobilitarsi per poveri e minoranze, in genere molto meno protette dal sistema della giustizia criminale rispetto agli ufficiali di polizia

Secondo il report, un procuratore del nord del Mississipi avrebbe portato in aula 24 casi riguardanti violazioni di diritti civili che coinvolgevano agenti, più di qualsiasi altro omologo. Venti di questi 24 casi sono finiti con delle condanne.

Il Tribune-Review richiesto un commento da parte del Dipartimento di Giustizia: la portavoce Dena Iverson ha spiegato ai giornalisti che l'agenzia "prende ogni accusa di cattiva condotta seriamente."


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