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L'Italia potrebbe inaugurare le 'love rooms' per permettere ai detenuti di fare sesso in prigione

La proposta di legge permetterebbe ai detenuti di ricevere una visita al mese, della durata minima di 6 ore e massima di 24 ore, all'interno di locali appositi e non sorvegliati, volti a garantire il contatto fisico e la privacy.
Foto via Flickr

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Mendez, Daya, John: sono i personaggi di Orange is the New Black ad avere reso familiare al grande pubblico il tema della sessualità in carcere. La serie TV prodotta da Netflix racconta, tra le altre cose, le relazioni affettive e sessuali all'interno di un carcere femminile americano.

Ma episodi che avrebbero potuto far parte della sceneggiatura del telefilm sono avvenuti, di recente, anche in Italia.

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Risale al quattro ottobre la notizia di una detenuta rimasta incinta nel carcere di Bollate, dopo aver consumato un rapporto con il marito durante un normale colloquio. Nel 2013 invece un'altra detenuta ha iniziato una gravidanza nel carcere di Pontedecimo, a Genova, senza essere uscita dalla struttura e senza essere mai rimasta sola con il marito durante un colloquio, facendo ricadere i sospetti sulle guardie carcerarie o su altri impiegati nella struttura.

In Italia, il tema del contatto privato - a livello fisico, ma anche emotivo - in carcere non è mai stato regolato da una normativa. Entro breve, però, tutto potrebbe cambiare.

Inizierà infatti oggi alla Commissione Giustizia della Camera la discussione della proposta di legge sul diritto all'affettività, presentata dal deputato del PD Alessandro Zan. La proposta prevede la predisposizione di alcune stanze, senza controllo visivo o auditivo, per permettere ai detenuti di intrattenere incontri con i famigliari o, qualora possibile, rapporti sessuali con mogli o mariti, amanti o fidanzati.

La proposta di legge permetterebbe ai detenuti di ricevere una visita al mese, della durata minima di sei ore e massima di 24. Coloro che sono già autorizzati a partecipare ai colloqui con i detenuti potrebbero fargli visita in locali appositi e non sorvegliati, volti a permettere il contatto fisico e la privacy.

In questo senso, il disegno di legge delinea una definizione molto ampia del termine affettività: non si tratta solo di rapporti sessuali con mogli, mariti e fidanzati, ma la possibilità di passare del tempo da soli con amici o famigliari, o chiunque abbia un rapporto affettivo con il detenuto.

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Per sottolineare l'importanza del diritto all'affettività, la proposta si pone di aumentare le ore di permesso concesse ai detenuti per "coltivare gli interessi affettivi:" aumenterebbe il massimo di 45 giorni concessi oggi come permesso premio, dando ai detenuti dieci giorni aggiuntivi ogni semestre per stare con famigliari e amici.

"La proposta di legge riguarda l'affettività familiare, non c'entra solo il sesso in carcere," ha precisato a VICE News Alessandro Zan, primo firmatario della proposta. "Vogliamo creare delle zone riservate dove i figli possono stare più tranquilli con il genitore detenuto, per vivere un'atmosfera famigliare normale come avviene in una normale famiglia. Se un detenuto ha una colpa, questa non deve ricadere sui figli, sulle mogli o i mariti che non c'entrano niente."

La ratio dietro la proposta di legge non è necessariamente il sesso, dunque, ma la necessità di garantire ai detenuti la possibilità di passare del tempo con la famiglia come una qualsiasi persona fuori dal carcere. "Ovviamente la sessualità è una parte importante di noi e deve essere espressa, ma quello che chiedono oggi i detenuti e i loro famigliari soprattutto è la possibilità di vivere la condizione familiare nel modo più normale possibile," ha spiegato Zan.

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In numerosi paesi europei, come l'Olanda, la Germania e la Croazia, gli incontri in carcere non sorvegliati sono già permessi. Esiste anche una risoluzione del Parlamento europeo del 1998 che prevede che "venga preso in considerazione l'ambiente famigliare dei condannati, favorendo soprattutto la detenzione in un luogo vicino al domicilio della famiglia e promuovendo l'organizzazione di visite famigliari e intime in appositi locali."

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Ma non sono solo le istituzioni europee e i paesi stranieri a promuovere l'importanza del diritto all'affettività. Una dispensa del Ministero della Giustizia italiano, redatta da tre Vice Commissari della Polizia Penitenziaria nel 2013, sottolinea la necessità di garantire ai detenuti la possibilità di intrattenere rapporti affettivi con i propri cari.

Stando al documento, "la sessualità costituisce l'unico aspetto della vita di relazione dei detenuti a non essere normativizzato, quasi che l'afflizione della privazione sessuale deve necessariamente accompagnare lo stato di detenzione. ll riconoscimento di un 'diritto all'affettività' avrebbe senza dubbio un ritorno in termini di vivibilità e di gestione penitenziaria."

Secondo i dati del Gruppo Everyone - un'organizzazione no-profit per la tutela di diritti umani, - nel 2010 lo stupro e la schiavitù sessuale sono stati la concausa del 40 per cento dei suicidi in carcere. Lo studio ha rilevato che sono 3.000 i casi di stupri in carcere ogni anno, spesso perpetrati con la connivenza della guardie carcerarie.

A rendere ancora più drammatica la vita dei detenuti è l'incidenza di stupri o casi di schiavitù sessuale perpetrati dalle stesse guardie carcerarie o dai dirigenti delle strutture penitenziarie. Ad esempio, il 22 ottobre scorso, un agente di polizia penitenziaria in servizio presso il carcere Casetti a Rimini è stato accusato di aver chiesto prestazioni sessuali a due transessuali detenute in cambio di piccoli favori.

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La mancanza di educazione sessuale e l'assenza di strumenti di prevenzione delle malattie a trasmissione sessuale - in primis, i preservativi - hanno causato il proliferare di infezioni sessualmente trasmissibili, dall'epatite all'HIV. Stando al III Seminario sulla prevenzione dell'HIV/AIDS e delle epatiti in carcere, la distribuzione di preservativi in carcere e la creazione di luoghi in cui i detenuti possono avere rapporti in condizioni sicure aiuterebbero a contrastare i contagi da HIV e da epatite.

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Secondo Alessio Scandurra, responsabile dell'osservatorio dell'Associazione Antigone sulle condizioni di detenzione, la proposta di legge potrebbe aiutare a limitare o a contenere i casi di stupro o schiavitù sessuale. "Chiaramente farebbe venir meno un elemento di tensione e costituirebbe un tentativo di avvicinamento della realtà carceraria [con quella esterna]," ha spiegato a VICE News. Tuttavia, ci sono alcuni elementi che limitano l'efficacia della proposta di legge: "Stiamo parlando di colloqui tra persone che hanno legami affettivi, per cui immagino che tutta la popolazione straniera che ha i famigliari in un altro paese non avrà accesso [a questi diritti]," ha detto Scandurra.

Le problematiche relative al diritto all'affettività in carcere sono duplici, ha spiegato Scandurra. Da un lato, l'affetto inteso come la possibilità di intrattenere rapporti con i propri cari dovrebbe essere il più possibile simile alla vita fuori dal carcere.

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Tuttavia, nella realtà, i colloqui si svolgono con dei ritmi e in degli spazi che sono lontani anni luce dalla vita libera, in stanze affollate e rumorose dopo aver fatto ore di fila al freddo o sotto la pioggia. Dall'altro lato, per quanto riguarda l'intimità intesa anche in senso sessuale, in Italia l'ordinamento penitenziario odierno stabilisce che i colloqui con i famigliari debbano essere fatti sotto la supervisione visiva del personale di polizia.

Questo rende impossibile, ad oggi, la predisposizione di luoghi idonei a garantire intimità e privacy. "L'Italia," ha detto Scandurra, "rimane uno dei pochi paesi in Europa che non prevede alcuna disposizione in merito al diritto all'affettività."

"La posizione [dell'associazione Antigone] è favorevole alla proposta di legge, siamo felici che si torni a discutere del tema e che ci sia in vista un'iniziativa normativa su questo. Arriviamo ultimi o quasi, ma se la legge andrà in porto, ben venga," ha spiegato Scandurra. "C'è bisogno di rendere i rapporti famigliari dei detenuti un po' meno 'marziani' di quello che sono oggi."


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Foto di miss_millions rilasciata sotto licenza Creative Commons