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Cibo

Perché fumare erba fa venire fame?

Alcuni scienziati hanno scoperto cosa provochi quella fortissima voglia di strafogarsi dopo aver fumato della marijuana. La buona notizia è che potrebbe essere anche molto utile a curare le malattie.

Immagine: Wikimedia Commons.

Anche se ormai si tratta di un effetto ben noto, per molto tempo gli scienziati non sono stati in grado di spiegare perché l'atto di fumare erba sia spesso seguito dal bisogno di trangugiare pacchetti di patatine o cibi di varia natura.

Un nuovo studio pubblicato su Nature Neuroscience suggerisce una possibile risposta: il THC, il principio attivo della marijuana, agisce su determinati recettori connessi con il senso dell'olfatto. In pratica acuisce la nostra capacità di odorare il cibo, cosa che aumenta l'appetito e porta a mangiare di più. O almeno questo è quel che è successo alla cavia a digiuno.

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“La fame aumenta la percezione sensoriale che poi porta ad ingerire del cibo, ma i meccanismi alla base di tutto ciò rimangono piuttosto oscuri," scrivono i ricercatori nel documento. "Abbiamo scoperto che nelle nostre cavie a digiuno i recettori del cannabinoide tipo-1 (CB1) inducono al consumo di cibo tramite un aumento nella ricettività olfattiva.”

I ricercatori hanno cercato di osservare quanto le cavie fossero sensibili all'odore di banana e olio di mandorla, e quanto mangime mangiassero sotto l'influenza della marijuana. Hanno scoperto che l'assunzione di THC "abbassa la soglia della ricettività olfattiva e questo effetto è chiaramente correlato con la successiva assunzione di cibo.”

Pare che questo accada perché il THC viene recepito da un'area del cervello conosciuta come "bulbo olfattivo". Quando i ricercatori hanno creato una cavia geneticamente modificata priva di quel recettore, il THC non modificava in nessun modo il suo appetito. Sul blog dello Smithsonian c'è una buona spiegazione della ricerca che sottolinea come, anche non introducendo il THC nell'organismo delle cavie, quando i topolini geneticamente modificati venivano tenuti senza mangime per un po' non manifestavano comunque un aumento nell'appetito. Questo, hanno spiegato, "indica che sia il THC che i cannabinoidi naturali che risultano dal digiuno utilizzano la stessa rete neurale che ci permette di odorare e gustare le cose con una sensibilità aumentata, e quindi a mangiare di più.”

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I risultati della ricerca non forniscono solo la spiegazione per la cosiddetta fame chimica, ma hanno anche delle potenziali applicazioni cliniche. Sapere come aumentare l'olfatto o l'appetito di una persona potrebbe infatti essere molto utile a curare determinate malattie.

Edgar Soria dell'Università di Bordeaux mi ha riferito via email che il loro studio è stato solo un primo passo in questo campo di ricerca e che c'è ancora molta strada da fare, ma che la cosa potrebbe effettivamente essere utile in campo medico. "È ampiamente risaputo che malattie neuropsichiatriche come l'Alzheimer o la depressione sono caratterizzate da un deficit di perfezione olfattiva," mi ha scritto. "La cosa interessante è che il sistema endocannabinoide (ECS) sembra essere coinvolto in questo tipo di disordini. Per questo, pensiamo che manipolando l'ECS nel sistema olfattivo potremmo migliorare le condizioni patologiche nei soggetti umani.”

Ci ha tenuto molto a sottolineare che per adesso tutto ciò è solo frutto della sua fantasia, ma Soria crede che per ottenere questo effetto potrebbe essere usato qualcosa simile a uno spray nasale contenente un composto cannabinoide. E, ha continuato, un modo per bloccare l'effetto causato dallo stesso recettore cannabinoide potrebbe essere utile per curare malattie con sintomi opposti per i quali si voglia diminuire il senso dell'olfatto o l'appetito. "Per esempio, nel caso dei disturbi del metabolismo come l'obesità, ci aspettiamo (per quanto non sia ancora provato) che si verifichi un'iperattività dell'ECS," ha detto. "Quindi in questo caso in particolare sarebbe utile bloccare la trasmissione di cannabinoidi nel bulbo olfattivo.”

Per adesso la ricerca è stata condotta solo su cavie ed è ancora ai primi passi. Soria ha sottolineato i rischi di ricorrere con troppa fretta e facilità alle soluzioni terapeutiche come è accaduto con il Rimonabant, il farmaco antiobesità che blocca i cannabinoidi che è stato poi ritirato per via dei seri effetti collaterali. Il potenziale in ogni caso c'è, e concludendo ha affermato che "una conoscenza migliore dei meccanismi di base coinvolti in questa funzione particolare porterà ad un migliore (e più sicuro) approccio terapeutico."

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