In foto: siamo stati alla manifestazione #svegliatitalia di Milano

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In foto: siamo stati alla manifestazione #svegliatitalia di Milano

Dopo le dichiarazioni di Renzi e del Papa e la scritta sul Pirellone, siamo andati alla manifestazione milanese a sostegno del ddl sulle unioni civili.
Vincenzo Ligresti
Milan, IT

Tutte le foto di Vincenzo Ligresti.

Mancano meno di cinque giorni alla discussione in Senato sul ddl Cirinnà, e i contrasti a livello politico, religioso e sociale non potrebbero essere più evidenti. Per averne una conferma è bastato aspettare il 22 gennaio.

Il susseguirsi di dichiarazioni diplomatiche o prese di posizione nette in questa data non è stato per nulla casuale: il giorno successivo si sarebbero svolte in tutta Italia le manifestazioni "#Svegliatitalia", organizzate da Arcigay, ArciLesbica, Famiglie Arcobaleno, Agedo, e Mit per chiedere di procedere con la conferma dei diritti per le coppie dello stesso sesso.

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In ordine cronologico, nella mattinata del 22 gennaio, il primo a parlare è stato il premier Renzi. Se da un lato ha spiegato che, nonostante i 6000 emendamenti di modifica presentati dalle opposizioni e da alcuni senatori del PD, "la legge non è rinviabile", dall'altro sulla stepchild adoption­—la possibilità di adottare il figlio del proprio partner—ha chiarito che si voterà secondo coscienza.

A qualche ora di distanza, durante il suo discorso alla Rota romana, è intervenuto anche il Papa: "Non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione," anche se per la Chiesa "quanti, per libera scelta o per infelici circostanze della vita, vivono in uno stato oggettivo di errore, continuano ad essere oggetto dell'amore misericordioso di Cristo e perciò della Chiesa stessa." In serata, a tutto ciò si è aggiunta la scritta sul Pirellone di Milano, con la quale la giunta Maroni ha aderito al Family Day romano del 30 gennaio contro il ddl.

Dopo essere stato investito da tutte queste notizie e averle messe in ordine, ho deciso di andare in Piazza della Scala, a Milano, per capire chi avrebbe partecipato e cosa avrei trovato alla manifestazione "#Svegliatitalia".

L'evento su Facebook contava circa 7800 partecipanti e altri 6800 interessati, e arrivato a destinazione l'impressione era che quei numeri sarebbero stati raggiunti. Fin da subito è stato chiaro che la manifestazione era ben lontana dagli sfarzi da autoderminazione di un classico Gay Pride. Nessun travestimento, nessun "eccesso": i partecipanti erano tutti composti e pacati e il loro obiettivo sembrava proprio quello di essere lì perché andava fatto.

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Nicola e il fidanzato.

A spiegarmi il perché ci ha pensato Nicola, di 30 anni. "La differenza è sostanziale. Andare d'estate a passeggiare a un Pride è abbastanza semplice. Non voglio dire che sia una cosa meno seria, ma stare qui significa dimostrare che c'è un vero impegno da parte della comunità LGBT per far valere i propri diritti. Il pride è più gioioso, qui si combatte."

Francesca e Elena.

La differenza rispetto al Pride era evidente anche per la presenza di moltissime famiglie. Come Francesca e Elena, di 44 e 46 anni, che mi hanno spiegato di aspettare un riconoscimento che attendono "da decenni" e di essere le mamme di due ragazzi di 11 e nove anni, felici della propria famiglia, ma deluse dalle ultime dichiarazioni del Papa.

"Ha sempre detto di riconoscere anche unioni differenti da quelle previste della Chiesa," ha spiegato Elena, "ma in questo si è contraddetto e ha fatto intendere di voler mettere una sorta di veto sugli aspetti civili di una società per definizione laica che non dovrebbero riguardare il suo dicastero."

Chiara.

Le posizioni critiche, come prevedibile, non riguardavano solo il Vaticano. Come mi ha spiegato Chiara, di 28 anni, il ddl Cirinnà dovrà passare, "ma non è al passo coi tempi. […] Nel resto dell'Europa le leggi sul tema sono altre, ma noi come al solito dobbiamo dare conto a certi bigotti e partire in sordina. Renzi si deve dare una mossa, e non lo dico perché ho tanti amici gay—anche se non li avessi, oggi sarei comunque qui."

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A Piazza della Scala, infatti, tutti erano lì per "farsi sentire." E quindi, a un certo punto, in centinaia hanno puntato in alto vecchie sveglie, cellulari e chiavi e per un lungo minuto mi è sembrato di rivivere le mie prime mattine cadenzate da decine di suoni fastidiosi prima di lavarmi la faccia—credo che la metafora del flashmob fosse proprio quella: svegliarsi e lavarsi la faccia.

Dopo il momento delle sveglie e gli interventi delle istituzioni, col sindaco Pisapia che ha dichiarato che "il Paese è con noi e non dalla parte di chi vuole accendere le luci e spegnere i diritti," ho incontrato anche Ilaria e Luigi, di 30 e 50 anni.

Ilaria e Luigi.

"Siamo qui come famiglia, perché è giusto che tutte le famiglie abbiano gli stessi diritti, non soltanto quelle eterosessuali," mi ha spiegato Ilaria. A illustrarmi in maniera molto chiara la situazione, invece, ci ha pensato Luigi: "È che i politici devono fare i politici, il Papa ha una certa età e deve fare il Papa, e quindi tocca a noi cittadini scegliere questa piazza piuttosto che quella del Family Day."

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