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Tecnologia

Andrew Quinn ci ha spiegato come si trasformano i suoni in immagini

Ce lo spiega Andrew Quinn, visual artist specializzato nella creazione di video mapping reattivi sincronizzati con la musica.
Tutte le foto di Silvia Malnati.

Andrew Quinn è una sorta di mago. Trasforma i suoni in visioni lisergiche e matematiche. Dopo un passato di visual effect artist nel cinema—da Matrix a Tomb Raider, da Vajont a Dark City—, Andrew ha lasciato l'Australia per Milano e ha iniziato a lavorare con la musica sfruttando le sue competenze in campo di animazione 3D.

Dopo aver insegnato grafica digitale interattiva alla NABA, al Conservatorio di Milano e al Royal Melbourne Institute of Technology, oggi tiene alcuni workshop di TouchDesigner a Milano e in Australia. E continua a realizzare video mapping audio reattivi. L'ultimo è quello creato per accompagnare De Natura Sonorum, un classico della musica elettronica composto nel 1975 da Bernard Parmégiani, in occasione della rassegna di musica elettronica Inner Spaces 2016 organizzata da Savana e San Fedele Musica.

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La performance audiovisiva si è svolta il 25 gennaio presso l'Auditorium San Fedele di Milano, unico spazio in Italia a disporre di un Acusmonium Sator (un sistema di cinquanta altoparlanti per la diffusione spazializzata del suono), e ha registrato il sold out. Mentre la gente era ammassata in sala e sulle balconate, un centinaio di persone sono rimaste fuori dal teatro. Sintomo di un crescente interesse per la grafica interattiva e la musica elettronica?

Ci siamo fatti spiegare da Andrew da dove si parte per creare una performance audiovisiva, quali sono i paesi più aperti a questo tipo di sperimentazioni e che punto siamo in Italia.

MOTHERBOARD: Da dove parti per trasformare il suono in immagine?

Andrew Quinn: Parto sempre dalla musica. Inizio ascoltando il pezzo su cui dovrò realizzare il video mapping e attendo che mi vengano in mente delle idee. Se il brano presenta un tema ricorrente allora di solito inizio da lì, costruendoci attorno una sorta di story line visiva. Per la prima serata di Inner Spaces 2016 ho elaborato i visual per accompagnare il brano De Natura Sonorum di Bernard Parmégiani: non avendo un vero tema, mi sono concentrato sulle sensazioni che mi evocava la musica. Alla fine ho cercato di creare un effetto di specchi sfruttando diversi pannelli modulari che reagivano all'audio.

Che software usi?

Per il video mapping ora uso principalmente TouchDesigner. Sto imparando a utilizzare anche MaxMSP per elaborare, oltre alla parte visiva, anche quella audio.

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Hai lavorato molti anni nel cinema, facendo da 3D artist e digital visual effect artist in numerosi film. In che cosa il tuo background cinematografico ti è utile oggi per lavorare con la musica?

Le tecniche dell'animazione per il grande schermo sono le stesse di cui mi servo oggi per il video mapping. Quando lavoravo per il cinema ho imparato a utilizzare gli strumenti dell'animazione 3D: prima Side Effects PRISMS (era la fine degli anni '80), dal 1996 Houdini e poi TouchDesigner. Ora uso gli stessi software con la precisione e le modalità di lavoro apprese nel cinema. Ma la differenza è che le applico dal vivo, in tempo reale, durante una performance. È molto più divertente e appassionante.

Il tuo approccio al lavoro cambia a seconda della musica che interpreti?

Sì. Per esempio, lavorare con la musica classica classica è molto diverso rispetto a farlo con quella elettronica. In questo caso preferisco creare con i miei visual una vera e propria scenografia virtuale e non un video mapping reattivo agli input audio, come accade invece per le composizioni elettroniche. Mi è capitato di dover realizzare dei visual per una versione dell'opera "Picture at an Exhibition" di Modest Musorgskij interpretata dai The Winstons e dagli Esecutori di Metallo su Carta. Si trattava di un brano per orchestra: ho mantenuto i visual piuttosto minimal perché volevo che il protagonista della situazione rimanesse la musica, non le immagini.

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Come funziona la collaborazione live coi musicisti?

Mi trovo bene a lavorare live coi musicisti: c'è uno scambio continuo – e indispensabile - in termine di contenuti, musica e dati. Durante una performance audiovisiva, mentre io mi occupo dei visual con TouchDesigner, il mio collaboratore musicista elabora la parte audio con MaxMSP, un ambiente di sviluppo grafico per la musica. Il suo software invia direttamente al mio computer via MIDI o OSC (Open Sound Control) il flusso di informazioni riguardanti il brano che sta riproducendo. Gli input sonori arrivano in tempo reale, permettendomi così di creare visual reattivi perfettamente sincronizzati con l'audio. È questa collaborazione in diretta che dà vita allo spettacolo.

Hai lavorato un po' in tutto il mondo. Dove hai trovato un ambiente più ricettivo e all'avanguardia?

Ho lavorato molto in Russia, in particolare collaboro spesso con il compositore Nicolaj Popov. Lì mi trovo davvero bene: sono avanti anni luce sia per l'interesse del pubblico, sia per l'abilità dei musicisti a lavorare con le immagini. In più ricevono anche finanziamenti governativi che permettono di fare ricerca seriamente nel campo dell'audiovisivo e di organizzare molti spettacoli di video mapping applicato alla musica.

Come si impara e cosa ci vuole per trasformare la musica in immagini?

Oltre ai workshop, online si trovano numerosissimi tutorial gratuiti per muovere i primi passi su TouchDesigner. Ma prima ancora di saper utilizzare i software giusti, serve avere un'idea da cui partire. Bisogna chiedersi "Cosa voglio comunicare con le immagini? Cosa posso aggiungere alla musica?". Ai ragazzi che partecipano ai miei workshop dico sempre che devono comprendere la musica in modo completo, pensando anche alla luce, alle immagini che affiorano alla mente e a come comunicarle usando i dispositivi disponibili (luci Led, laser, pannelli modulari…).

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Quale sarà per te il futuro di questo nuovo modo di intendere la musica?

Da parte mia posso dire che vedo sempre più richiesta di performance con video mapping e musica. Credo che l'audiovisivo, grazie alle possibilità che offre di creare una perfetta sincronia di suoni e immagini, diventerà il nuovo linguaggio dei musicisti contemporanei. Inoltre è un settore che, sebbene stia diffondendosi, rimane ancora per lo più sconosciuto e da esplorare. Oltre al crescente interesse del pubblico, ci sono poi sempre più musicisti elettronici che iniziano a padroneggiare anche i programmi per fare visual, come Carsten Nicolai (Alva Noto). Ed è uno degli artisti più richiesti al mondo.

E l'Italia ti sembra sul pezzo?

Io vivo a Milano da vent'anni e ti posso dire che la realtà elettronica e sperimentale in questa città c'è ed è viva, anche se nascosta. Ci sono molti talenti in Italia ed è un peccato che spesso scappino a Londra o a Berlino. Purtroppo qui forse mancano le opportunità. Lo sapete meglio di me.

Segui Silvia su Twitter: @silviaawsh