Politică

Il Parlamento ha rifiutato ancora una volta di abbassare l'Iva sugli assorbenti

Dopo la bocciatura dello scorso dicembre, questa volta la motivazione è che "costa troppo."
Leonardo Bianchi
Rome, IT
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Illustrazione via Pixabay.

Com’è ormai tristemente noto, l’Italia è uno dei paesi europei che continua a tassare i prodotti per l’igiene intima femminile come beni di lusso, al 22 percento. E nel corso di questi ultimi anni, mentre Francia e Spagna abolivano la cosiddetta “tampon tax,” il parlamento italiano ha ripetutamente affossato disegni di legge ed emendamenti per ridurre l’Iva.

Era successo lo scorso dicembre, quando la commissione bilancio della Camera aveva bocciato un emendamento firmato da Francesco Boccia del Partito Democratico; per giustificare il rifiuto, la vice-ministra dell’economia Laura Castelli aveva tirato in ballo fantomatiche “sanzioni” dell’Unione Europea—prontamente smentite, però, dalla Commissione.

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Ed è successo di nuovo ieri, dove la maggioranza Lega-M5S ha respinto con 253 voti un emendamento del PD alla proposta di legge sulle semplificazioni fiscali e sottoscritto dalle opposizioni.

Questa volta, la motivazione è più prosaica: abolire la "tampon tax" costa troppo. La relatrice del provvedimento, Carla Ruocco del MoVimento 5 Stelle, ha spiegato che il costo per portare l’Iva sugli assorbenti dal 22 al 10 percento è di 212 milioni, mentre per portarla al 5 percento è di oltre 300 milioni.

Critiche piuttosto accese sono arrivate da Enza Bruno Bossio, deputata del PD. Ricordando la precedente bocciatura in legge di bilancio, Bossio sottolinea che in quella stessa occasione “è stato detassato al 5 percento il tartufo. Ora, niente in contrario a detassare il tartufo; ma non si capisce perché non detassare anche i prodotti per l’igiene femminile, come avviene in tutta Europa.”

In più, si tratta anche di un “problema di salute, visto che la tassa più alta porta a comprare prodotti più scadenti.” Per Bossio, c'è dunque "una sensibilità che in verità in Parlamento appariva trasversale, anche da parte delle forze di maggioranza. Ma poi ci hanno bocciato l’emendamento, e non hanno voluto nemmeno accogliere il nostro ordine del giorno, se non con una riformulazione che è una presa in giro."

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