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Tecnologia

L'agenzia delle entrate USA ha chiesto un listone di dati di utenti Bitcoin

Coinbase, un famoso servizio di gestione di wallet Bitcoin, ha dovuto fornire allo stato i dati sensibili di 14.000 utenti.
Immagine via Shutterstock

Martedì una corte federale californiana ha ordinato al famoso servizio di wallet e scambio Coinbase di fornire i dati di migliaia di clienti all'Internal Revenue Service (ovvero l'agenzia governativa statunitense che si occupa di tasse, ndr).

I dati richiesti includono il nome, la data di nascita, l'indirizzo e il report delle attività di ogni utente che abbia comprato, venduto, inviato o ricevuto più di 20.000 dollari in Bitcoin sui suoi conti correnti tra il 2013 e il 2015.

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L'ordine sancisce la fine di una battaglia durata un anno tra IRS e Coinbase, iniziata nel novembre scorso quando l'IRS ha richiesto i dati di tutti i clienti Coinbase. Dopo aver incontrato le resistenze del servizio Coinbase e Coinbase customers, per cui l'ordine era ingiustificato, l'IRS ha ristretto la pretesa ai clienti che avevano spostato cifre superiori ai 20.000 dollari in uno specifico lasso di tempo.

Puoi leggere la sentenza in inglese qui

Secondo una verifica interna di Coinbase fatta a luglio, dei 14.000 utenti interessati, 6.200 avevano comprato, venduto e versato o ricevuto meno di 60.000 dollari tra il 2013 e il 2015. Il che li rende dei pesci relativamente piccoli.

A gennaio, il CEO di Coinbase, Brian Armstrong, aveva scritto in un post su Medium che "chiedere i dettagli delle transazioni a così tante persone per il semplice utilizzo di una valuta digitale è una violazione della privacy dei clienti, e per noi non è il modo giusto di raggiungere i rispettivi obiettivi."

I cittadini USA sarebbero obbligati a pagare una tassa sul capitale sulle transazioni della criptovaluta, perché in termini fiscali l'IRS valuta le monete virtuali come forma di proprietà. Come mostra la sentenza, più di 10.000 persone hanno comprato o venduto più di 20.000 dollari di criptovaluta, ma soltanto "800/900 contribuenti all'anno hanno dichiarato i propri proventi in Bitcoin tra il 2013 e il 2015."

Questo "suggerisce che molti utenti Coinbase potrebbero non aver dichiarato i loro guadagni virtuali," è scritto nella sentenza.

In breve, la sentenza della corte è una reazione al fatto che l'IRS ha segnalato possibili evasioni fiscali sui guadagni da criptovalute. Probabilmente, però, la legge fiscale non ha davvero individuato delle forme di evasione, e la corte ha messo sotto indagine i 14.000 utenti Coinbase per il semplice uso della tecnologia. I legislatori USA hanno introdotto una norma a settembre che esclude dalla tassazione ogni transazione sotto il 600 dollari.

La redazione statunitense di Motherboard ha contattato Coinbase per un commento su come l'azienda intende procedere, vi daremo ulteriori aggiornamenti.