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Cosa sta succedendo a Bologna, la nuova capitale degli sgomberi

Lo sgombero della maxi-occupazione "Ex Telecom" di oggi è solo l'ultimo di una lunga serie.
Leonardo Bianchi
Rome, IT
Grab via YouTube

All'alba del 20 ottobre 2015, un ingente spiegamento di forze dell'ordine - formato da 25 camionette, centinaia di agenti in assetto antisommossa, vigili del fuoco e tre ambulanze - ha iniziato le procedure di sgombero dell'"Ex Telecom," uno stabile occupato da quasi trecento persone in via Fioravanti, a Bologna.

La struttura, che si trova di fronte al Comune di Bologna ed era di proprietà di Telecom, era stata occupata lo scorso dicembre dai movimenti per il diritto alla casa. Secondo il comunicato diffuso all'epoca dal collettivo Social Log, "76 nuclei composti da famiglie con 103 minori, tra disoccupati a causa del fallimento dell'attività, ragazze madri, giovani precari ed ex lavoratori autonomi, […] hanno deciso di riprendersi questo stabile, sottraendolo alla speculazione per soddisfare un bisogno primario come quello della casa."

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Oggi la situazione è apparsa critica sin da subito. Un centinaio di occupanti è salito sul tetto battendo le ringhiere e gridando "Mai più senza casa." Sotto lo stabile intanto si era raggruppato un presidio, che la polizia ha caricato per due volte, causando anche due feriti.

La solidarietà ad alcuni ragazzini asserragliati dentro lo stabile è arrivata anche dall'insegnante di italiano e dai loro compagni di classe della scuola media Ic7. "Non si possono sgomberare delle case con bambini e malati dentro," si legge nella lettera. "Li sgomberano perché vivono lì senza permesso, ma è solo perché solo poveri."

All'interno dello stabile, intanto, la trattativa tra gli occupanti e gli assistenti sociali del Comune si è protratta per quasi due ore, senza però sortire alcun effetto. A dare infine la notizia della fallita mediazione è stato l'assessore alla protezione civile, Nadia Monti, che ha twittato: "Chiedono casa per tutti, non accoglienza. Gli occupanti hanno rifiutato l'accoglienza in struttura da parte del Comune."

FALLITA TRATTIVA CHIEDONO CASA PER TUTTI, NON ACCOGLIENZA. Gli occupanti hanno rifiutato l'accoglienza in struttura da parte del Comune.

— Nadia Monti (@assessoremonti)20 Ottobre 2015

A quel punto, le forze dell'ordine hanno ripreso lo sgombero a tutti gli effetti. Come riportano le cronache, a piccoli gruppi le famiglie - in lacrime - sono state accompagnate fuori dallo stabile, accolti dall'applauso dei manifestanti. Una donna è stata portata via in barella, e un bambino è finito in ospedale per una crisi respiratoria. Una ragazza, infine, ha dichiarato a Radio Città del Capo che "degli animali sarebbero stati trattati meglio."

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Stando a quanto scritto da Social Log su Facebook, nel tardo pomeriggio sembrerebbe essere stata raggiunta una soluzione: "si troveranno degli alloggi per tutti gli occupanti, compresi coloro che stanno ancora sul tetto e i single.

Durante l'operazione di sgombero, il Comune di Bologna si è trincerato dietro un "no comment": L'assessore al Welfare Amelia Frascaroli - eletta in una lista civica con Sinistra e Libertà - è invece intervenuta con un post su Facebook.

"Ho sempre lavorato e fino ad un minuto prima dell'intervento delle Forze dell'Ordine, perché non si arrivasse a questa situazione," ha scritto Frascaroli in uno status. "Eppure, nonostante i miei sforzi, non sono riuscita ad evitarlo. Ognuno ha le sue responsabilità, io ho delle responsabilità politiche ma queste sono terminate necessariamente - e mio malgrado - con l'arrivo della Polizia."

La coordinatrice di SEL Bologna, Egle Beltrami, ha invece rilasciato dichiarazioni piuttosto dure: "Siamo preoccupati di quello che la Procura sta facendo. Si sta creando una situazione che mina il livello di pace sociale all'interno della città, questo è drammatico."

La vicenda dell'Ex Telecom, per il resto, si inserisce appieno in un periodo di forte tensione sociale, contrassegnato da un'escalation dell'attività repressiva di Questura e Procura nei confronti dei movimenti antagonisti bolognesi.

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Nelle ultime settimane, inoltre, sono stati effettuati gli sgomberi di Atlandide - uno storico spazio autogestito da un collettivo LGBT all'interno del Cassero di porta Santo Stefano - e di uno stabile occupato a scopo abitativo in via Solferino 42.

Entrambi gli sgomberi hanno avuto notevoli ripercussioni politiche sulla città. Quello di Atlandide ha causato le dimissioni dell'assessore alla cultura Alberto Ronchi, reo di aver "contrastato pubblicamente" le decisioni in materia del sindaco Virginio Merola (del Partito Democratico). Quest'ultimo, in riferimento ad Atlantide, aveva detto di "non accettare pressioni dalle lobby gay."

In merito allo sgombero di via Solferino 42, dove anche in questo caso erano coinvolti dei minori, l'assessore al Welfare si era sfogata davanti alle telecamere, puntando il dito contro le forze dell'ordine e la magistratura: "Non siamo stati avvisati, sono molto colpita." Frascaroli aveva poi aggiunto che "queste esperienze" – le occupazioni – "stanno creando valore sociale."

Con una mossa eclatante, la Digos aveva poi acquisito il video con le dichiarazioni dell'assessore, provocando la condanna di Sinistra e Libertà e la reazione di Nichi Vendola, che l'ha definito "un episodio molto preoccupante" e un "intervento pesante nei confronti della libertà di espressione di un amministratore."

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A riprova della singolarità del gesto, anche Virginio Merola ha richiesto chiarimenti sull'acquisizione del filmato da parte della polizia. E in un'intervista rilasciata un giorno prima dello sgombero della Ex Telecom - e sempre a proposito della recente ondata di sgomberi - il sindaco di Bologna aveva chiesto di "non trasformare i bambini in occupanti," ma di "dare la priorità ai minori e di non perdere la coscienza civile di questa città in questo clima un po' confuso."

A giudicare dalle immagini odierne di interi nuclei familiari sbattuti per strada, evidentemente le altre autorità cittadine la pensano in maniera diversa.

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Foto: grab via YouTube