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La posizione della Chiesa sull’omosessualità non potrebbe essere più confusa

Si apre oggi il sinodo che dovrebbe trovare una posizione comune all'interno della Chiesa sul tema della famiglia e dei diritti delle coppie gay. Ma tra ambiguità del Papa e cardinali oltranzisti la situazione sembra essere tutt'altro che chiara.
Foto di governortomwolf - Wikimedia Commons

Questa mattina, lunedì 5 ottobre, hanno preso il via presso la Santa Sede i lavori del sinodo sulla famiglia, fortemente voluto da papa Francesco per trovare una mediazione su alcuni dei temi che stanno dividendo maggiormente il mondo cattolico negli ultimi tempi: il rapporto della Chiesa con i divorziati risposati, le coppie di fatto, il tema della contraccezione, e quello delle unioni omosessuali.

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Il sinodo, che si apre oggi con l'inizio del dibat­tito fra i 270 padri sino­dali che hanno il compito di consigliare il Pontefice su alcuni temi di governo all'interno della Chiesa, avrà una durata di tre settimane, a ciascuna delle quali è stata assegnata un tema: l'ascolto delle sfide sulla famiglia, il discernimento della vocazione familiare, la missione sulla famiglia. Ma è proprio quest'ultima parte, nel corso del periodo preparatorio, ad aver marcato alcune divergenze.

La discussione sulla famiglia arriva infatti in un momento delicato per il dibattito interno alla Chiesa. Durante il suo recente viaggio negli Stati Uniti, Papa Francesco ha infatti destato più di qualche discussione a causa degli incontri da lui intrattenuti in terra americana.

Così se da una parte il gesto di riabbracciare l'amico di vecchia data Yayo Grassi, gay dichiarato, è suonato come un'apertura del Vaticano nei confronti delle unioni omosessuali, dall'altra l'incontro con la funzionaria del Kentucky Kim Davis, finita in prigione per essersi rifiutata di concedere licenze matrimoniali a coppie gay, è sembrata una marcia indietro e una conferma della posizione ambigua del Pontefice sulle unioni omosessuali—che negli ultimi tempi ha oscillato fra il "se uno è gay e cerca il Signore, chi sono io per giudicarlo?" e la difesa dell'obiezione di coscienza.

È solo pochi giorni fa, tuttavia, che il dibattito si è letteralmente infiammato: il 3 ottobre scorso monsignor Krzysztof Charamsa, 43enne teologo polacco, ha dichiarato apertamente la propria omosessualità in un'intervista in prima pagina sul Corriere della Sera. "Voglio che la chiesa e la comunità sappiano chi sono: un sacerdote omosessuale, felice e orgoglioso della propria identità," ha spiegato Charamsa. "Ho un compagno, sono pronto a pagarne le conseguenze."

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Charamsa è stato poi rimosso da ogni suo incarico presso la Pontificia Università Gregoriana, il Pontificio Ateneo Regina Apostolorum e la Commissione Teologica Internazionale, per l'incompatibilità delle sue posizioni con la Dottrina della Chiesa cattolica.

"Provo più pena che sorpresa. Soprattutto per il momento che ha scelto" è stato il commento del cardinal Camillo Ruini, intervistato dal Corriere. "Non farà piacere ai sinodali, ma non avrà alcun influsso sostanziale." Ruini tuttavia è sicuro della posizione del Papa sull'argomento, che a suo dire si sarebbe "espresso più volte chiaramente e negativamente sul matrimonio tra persone dello stesso sesso."

Proprio lo stesso Camillo Ruini, all'interno di un sinodo pensato per trovare la posizione più ampiamente condivisa, è uno dei maggiori rappresentanti della frangia conservatrice: sono infatti undici i cardinali di spicco - Ruini compreso - che in vista dell'evento hanno preparato una sorta di libro-manifesto intitolato "Matrimonio e famiglia. Prospettive pastorali di undici cardinali", nel quale il no ad aperture su temi come quello della comunione ai divorziati risposati e le unioni civili appare totalmente irreversibile.

Secondo il testo, staremmo assistendo a una "fase di disfacimento che non ha eguali nella storia," nella quale lo smarrimento del "concetto di matrimonio" darebbe spazio a "epidemie" che mettono a rischio l'istituto della famiglia e che porterebbero, attraverso la concessione della comunione ai divorziati, "ad accettare anche atti sessuali assolutamente non diretti alla procreazione come quelli omosessuali"—stando alla tesi del cardinale Eijk, arcivescovo di Utrecht. Contro questa deriva, spiega il pamphlet, si renderebbe necessaria "un'azione urgente di evangelizzazione."

Il sinodo, che si concluderà il 24 ottobre con una votazione finale e la consegna della relazione al Pontefice, è comunque un 'semplice' orga­ni­smo con­sul­tivo: papa Fran­ce­sco, in sostanza, avrà la pos­si­bi­lità di acco­gliere o igno­rare le pro­po­ste appro­vate a mag­gio­ranza dai vescovi, che non hanno potere vincolante ma saranno comunque importanti per capire quale sia l'inclinazione della Chiesa su questi temi, ad appena due anni e mezzo dalla nomina di Bergoglio, e rispetto ai passi avanti messi in mostra dal dibattito internazionale.

Se le posizioni all'interno della discussione sinodale sono infatti apparse molto variegate, sono numerosi i segnali che dimostrerebbero quanto tra i fedeli e presso la società civile il confronto sul tema del riconoscimento delle relazioni omossessuali sia piuttosto avanzato: secondo un'indagine demoscopica del Public Religion Research Institute (PRRI), per esempio, circa il 60% dei cattolici americani approverebbe il matrimonio tra gay. Anche l'apertura di elettorati e governi da sempre vicini alle istanze cattoliche - non ultimo il sì irlandese al referendum sulle unioni omosessuali - certificherebbero come la distanza fra la comunità dei laici e la Chiesa in materia di riforme sia ancora piuttosto ampia.

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Foto via Wikimedia Commons