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Il Pakistan sta sviluppando un sistema di spionaggio orwelliano

Secondo un report, il Pakistan starebbe segretamente sviluppando una rete di sorveglianza in grado di intercettare il traffico online.
Immagine di Mike Licht

Il Pakistan sta costruendo un sistema di spionaggio che "potrebbe competere con alcuni tra i più potenti programmi di sorveglianza al mondo." A rivelarlo è un report pubblicato recentemente da Privacy International, un'organizzazione londinese che difende il diritto alla privacy.

"La portata del programma di sorveglianza non è ancora stata resa nota in Pakistan," ha detto a VICE News Matthew Rice, l'autore della relazione. "Crediamo che l'opinione pubblica debba essere in grado di vedere e formare un proprio giudizio sul fatto che esso sia appropriato o no."

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Il report, intitolato Tipping the Scales: Surveillance and Security in Pakistan, si basa su un documento confidenziale che Privacy International ha ottenuto da fonti interne ai servizi del Pakistan. L'organizzazione preferisce non rivelare l'origine esatta del documento, ma ha assicurato a VICE News che il materiale è stato verificato in modo indipendente.

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Il report sostiene che a partire dal 2005 il Pakistan si è mosso per espandere il proprio potenziale di spionaggio oltre il legalmente consentito—mettendo sotto controllo i telefoni, dispiegando software-spia e monitorando i fornitori di servizi internet.

Ma forse l'accusa più scioccante mossa dalla relazione riguarda la direzione generale dell'Inter-Service Intelligence (ISI) che, secondo il report, sta sviluppando un sistema di accesso diretto ai cavi sottomarini di fibra ottica con l'intenzione di intercettare e controllare il traffico internet.

Uno degli snodi chiave della rete di cavi sottomarini lunga 885,000 chilometri che attraversa tutto il mondo si trova proprio nei pressi della città pakistana di Caraci. Se l'ISI fosse in grado di controllare i cavi, otterrebbe dunque accesso a una quantità enorme di dati privati.

"Il sistema metterebbe a disposizione praticamente tutte le comunicazioni interne e internazionali del paese, in quella che sarebbe la più significativa espansione delle capacità del governo di svolgere sorveglianza di massa," sostiene il report.

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Rice fa notare che la sua organizzazione non è stata in grado di verificare se il programma fosse già diventato esecutivo. Ha sottolineato che in Pakistan deve ancora esserci "un'udienza per valutare la legalità della proposta," aggiungendo che al momento non c'è "nessun tipo di revisione."

Privacy International ha anche messo le mani su documenti che dimostrano come il Pakistan abbia comprato strumenti tecnologici per lo spionaggio da società straniere come Ericsson (Svezia), Alcatel (Francia), Huawei (Cina), SS8 (Stati Uniti) e Ultimac (Germania). L'organizzazione ha anche ottenuto documenti che provano come la Germania abbia autorizzato licenze per "tecnologie di monitoraggio e software spia" per un valore di quattro milioni di euro.

I servizi di sicurezza del Pakistan potrebbero aver utilizzato quella tecnologia per prendere di mira attivisti, avvocati e giornalisti.

"Gli occidentali sono in un certo senso responsabili in questo caso," ha detto Rice.

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Secondo il report, l'attacco sferrato dai talebani nel 2014 a una scuola nella città di Peshawar, nel nord del Pakistan, causando più di 145 morti, ha spinto le autorità ad aumentare la sorveglianza nel paese. Rice ha suggerito che il programma pakistano possa essere motivato dal desiderio di innalzare le capacità di sorveglianza al pari di quelle di altri stati.

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Secondo dei documenti fatti trapelare dalla National Security Agency (NSA) nel 2013, anche gli Stati Uniti hanno preso in considerazione la possibilità di sfruttare i cavi di fibra ottica sottomarini. La NSA ha ideato un programma, chiamato Upstream, allo scopo di intercettare "comunicazioni sui cavi di fibra mentre i dati li attraversano", ma la portata del programma non è stata rivelata all'opinione pubblica.

Il Pakistan richiede già una registrazione delle SIM card universali con impronta digitale e ha sviluppato un database di identità biometrico. Se il governo riuscisse ad abbinare questi dati con un sistema sofisticato di monitoraggio elettronico, la capacità di spionaggio del Pakistan potrebbe essere al pari di quelle degli Stati Uniti e di altri stati europei.

La pubblicazione del report è arrivata mentre la questione della privacy elettronica viene discussa in maniera molto accesa nel paese asiatico. Nel giugno scorso, documenti presi dall'archivio di Edward Snowden hanno dimostrato che il British Government Communications Headquarters (GCHQ) ha ottenuto l'accesso ai dati di quasi tutti gli utenti internet del Pakistan. Il fatto ha scatenato proteste di piazza e fatto nascere appelli al governo di Islamabad, affinché si faccia di più per salvaguardare la privacy dei cittadini.

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Immagine via Flickr