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Tra gli street artist egiziani che disegnano il volto di Regeni al Cairo e a Berlino

"Giulio era uno di noi, è morto come uno di noi," è il mantra ripetuto dagli attivisti, diventato anche un hashtag nelle ore successive al ritrovamento del cadavere.
Il graffito di Giulio Regeni a Berlino. [Foto via Walls of Freedom]

Da qualche giorno, c'è il volto di Giulio Regeni su un muro di Berlino. E l'effigie del ricercatore italiano - sequestrato, e poi brutalmente ucciso - sta apparendo anche lungo le strade de Il Cairo, nell'ambito di un'azione di protesta avviata da un gruppo di street artist egiziani contro le azioni del presidente al-Sisi.

"L'hanno ucciso come un egiziano," si legge sul graffito berlinese realizzato da El Teneen, pseudonimo sotto cui si cela uno degli artisti 'politici' più influenti del paese nordafricano, diventato famoso per le sue opere di protesta apparse nella capitale egiziana durante e dopo la Primavera Araba del 2011.

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El Teneen spiega a VICE News di aver voluto utilizzare le parole della madre di Regeni, Paola, che in conferenza stampa lo scorso 29 marzo aveva parlato dell'omicidio del figlio come di un caso "non isolato. Non è morbillo, non è varicella. La parte amica dell'Egitto ci ha detto che l'hanno torturato e ucciso come un egiziano. Forse non saranno piaciute le sue idee."

"Paola Regeni sa che quello [di Giulio] è solo un caso tra tanti," ci racconta El Teneen attraverso una app di messaggistica. "La polizia egiziana ha assassinato cinque uomini e ha cercato di dar loro la colpa per l'omicidio di Giulio; molti sono finiti vittime della brutalità della polizia e della tortura delle forze di sicurezza egiziane."

E ancora, spiega, "tanti sono in prigione perché hanno partecipato a una manifestazione, o perché hanno criticato il sistema politico utilizzando mezzi pacifici come la musica. La guerra lanciata dal regime contro i suoi oppositori non lascia spazio per i diritti umani."

Il graffito di El Teneen a Marienburger Strasse, nel quartiere di Prenzlauer Berg, a Berlino.

"Il tema delle violazioni dei diritti umani in Egitto è ben noto in tutto il mondo già da tempo," aveva confermato qualche giorno fa a VICE News Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia. "Ma solo ora, con la morte di Giulio Regeni, è stato scoperchiato un vaso di Pandora."

Secondo quanto riferisce l'associazione, nel solo 2015 in Egitto ci sono stati 1100 casi di tortura, di cui 500 con conseguenze mortali, oltre a diverse centinaia di sequestri.

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"La guerra lanciata dal regime contro i suoi oppositori non lascia spazio per i diritti umani."

Per El Teneen, "è raro che una cosa simile accada a uno straniero in suolo egiziano. Per i giovani egiziani invece le sparizioni forzate, la tortura, e gli omicidi - a volte anche in pieno giorno - sono la quotidianità."

Secondo lo street artist, la lotta passa dalla rivendicazione dei diritti concessa dalla libertà di espressione, anche creativa. Nemmeno attraverso l'arte è però semplice criticare il governo di al-Sisi. "Tra i personaggi più conosciuti, chi non si è schierato apertamente con il regime ha lasciato il paese. Anche gli avvocati per i diritti umani sono costantemente diffamati dai media di stato."

Uno stencil del volto di Giulio in via Mohamed Mahmoud, al Cairo. [Foto via Repubblica]

Stando a quanto riporta Repubblica, l'azione di El Teneen non è isolata: a partire da questi giorni altri artisti e disegnatori - tra cui alcuni nomi conosciuti, come iAhmed e Naguib - porteranno l'immagine del volto di Giulio per le vie del Cairo utilizzando degli stencil.

A partire da via Mohamed Mahmoud, una delle strade che dipartono da piazza Tahrir, l'epicentro delle rivolte del 2011. Mohamed Mahmoud è la 'strada dei graffiti', dove negli anni i writer hanno ricordato i martiri della rivoluzione, affrontando la polizia — che ha cercato di cancellare i disegni a più riprese.

"Giulio era uno di noi, è morto come uno di noi," è il mantra ripetuto dagli attivisti, diventato anche un hashtag nelle ore successive al ritrovamento del cadavere.

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La loro speranza è che una simile azione di protesta, oltre a continuare a tenere alto il livello di attenzione sulla tragica morte del ricercatore friulano, possa contribuire anche a fare luce su casi analoghi.

"Il giorno in cui il caso di Giulio verrà risolto, e i suoi assassini saranno giudicati dalla legge, la famiglia non sarà l'unica a gioire," spiega El Teneen.

"Un caso simile può riaccendere la speranza anche per tutti noi, e farci tornare a credere che simili barbarie cesseranno anche nei confronti dei giovani egiziani, che le subiscono tutti i giorni."


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