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La città vecchia di Taranto è diventata un sofisticato supermercato della droga

Le bande occupano palazzi abbandonati e li trasformano in quartieri generali dello spaccio, installando telecamere e progettando intricate vie di fuga: il problema, prima ancora che politico, è urbanistico.
Foto di Vito Manzari

Cocaina, marijuana, una pistola calibro 6.35, 1.800 euro in contanti—ma anche scrivanie, condizionatori, bilancini di precisione, strumenti per tagliare e confezionare la droga e persino un sofisticato sistema di telecamere: la polizia di Taranto ha scoperto una vera e propria "centrale dello spaccio" nascosta all'interno di un edificio abbandonato, nel cuore della città vecchia.

I numerosi compratori dovevano penetrare in un foro nel muro del rudere diroccato, fino a raggiungere una pesante porta in metallo da cui gli spacciatori allungavano le dosi di sostanze stupefacenti, ricevendo in cambio il denaro.

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Nella giornata di domenica i carabinieri hanno messo i sigilli al "supermercato" della droga allestito da due residenti locali - di 19 e 26 anni, arrestati - che rifornivano decine di clienti utilizzando un sistema organizzato nei minimi dettagli. Gli inquirenti hanno fatto irruzione nei locali, sorprendendo i pusher nel mezzo della giornata lavorativa, identificando anche 20 presunti compratori.

Attraverso un sistema di microcamere collegate a un monitor centrale, gli spacciatori potevano controllare la presenza di eventuali "movimenti sospetti" all'esterno dell'edificio. In previsione di un'eventuale retata della polizia, avevano anche organizzato un percorso di fuga che conduceva a un edificio vicino attraverso le scale, per sbucare poi in un altro vicolo della città vecchia.

Il blitz dei Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo Provinciale di Taranto è però andato a segno, riuscendo a sgominare il punto di smercio clandestino con un'operazione-lampo in borghese.

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La centrale dello spaccio sgomberata ieri ricalca il "modello" di quella scoperta nel 2012, sempre nella città vecchia di Taranto. Anche in quel caso, due spacciatori gestivano lo smercio di stupefacenti dall'interno di un edificio - dotato di porta blindata e un sistema di microcamere esterne - attorno al quale i militari avevano notato un andirivieni sospetto.

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Un sistema simile è stato portato alla luce nel luglio di quest'anno: qui la retata ha portato alla confisca di 250 grammi di hashish.

Nei vicoli della città vecchia, episodi di questo genere sono molto frequenti. L'intera area, che sorge su un isola e che rappresenta il primo insediamento storico della città pugliese, versa ormai da anni in uno stato di degrado: qui non è inusuale imbattersi in palazzi diroccati (e a rischio crollo), ma anche in ratti, siringhe usate e latrine a cielo aperto.

L'abbandono e il decadimento della città vecchia di Taranto hanno contribuito ad alimentare episodi legati alla criminalità. "Il legame tra i due fenomeni è diretto," ha spiegato l'Architetto Massimo Prontera, Presidente dell'Ordine degli Architetti della Provincia di Taranto. "Il degrado fisico e ambientale genera degrado sociale. L'abbandono colpevole, negli ultimi decenni, di una parte fondamentale della città ha trasformato un centro storico plurimillenario, carico di umanità e di identità, in un luogo da cui fuggire e da consegnare alla marginalità."

Sono le stesse caratteristiche urbanistiche di Taranto vecchia a creare un ecosistema in cui i fenomeni di criminalità riescono a prosperare. Secondo Prontera, "l'insularità della città vecchia e il suo essere un dedalo di strettissimi vicoli" non aiutano a recuperare e riqualificare la zona. La conformazione urbanistica della vecchia Taranto, però, è solo uno dei fattori che alimentano il proliferare di attività illegali.

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La popolazione di Taranto vecchia è drasticamente scesa negli ultimi quarant'anni, e la zona - che secondo i dati nel 1969 ospitava più di 15.000 persone - ora conta circa 2.400 abitanti. A causa del forte calo della popolazione, molte aree della vecchia Taranto sono state abbandonate o murate.

Secondo Michele Loiacono, anche lui architetto e membro dell'associazione LABuat, un progetto di partecipazione e rigenerazione urbana, la situazione sta gradualmente migliorando: molti giovani oggi tornano a vivere nella città vecchia, e tante associazioni stanno lavorando sul territorio. Tuttavia, l'impegno dei privati non è abbastanza.

"Il 70 per cento del patrimonio [della città vecchia] è di proprietà del comune di Taranto. Anche se i privati decidessero oggi, tutti insieme, di investire lì dove non hanno investito negli ultimi 40 anni, non servirebbe comunque a recuperare interamente il quartiere," ha spiegato Loiacono.

Nonostante l'impegno di privati e associazioni, e a volte anche delle istituzioni con lo stanziamento di fondi europei e statali per progetti di riqualificazione, la rigenerazione urbana non è abbastanza per prevenire i fenomeni di devianza.

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Per Loiacono, la città di Taranto è afflitta da una grave mancanza di programmazione e investimenti in attività socio-culturali che coinvolgano la popolazione che rischia di commettere o ha già commesso reati.

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"Il problema è che se c'è un disagio sociale, esso non si elimina né attraverso la repressione né attraverso il carcere," ha detto. "Mi chiedo, quale tipo di attività di prevenzione, recupero e reinserimento viene fatto?"

La scorsa settimana sono stati stanziati 800 milioni di euro, parte del Contratto Istituzionale per lo Sviluppo (CIS) inteso a promuovere la rigenerazione e lo sviluppo della città di Taranto. Di questi, 89 milioni saranno destinati all'edilizia abitativa nei quartieri del centro storico, mentre altri 30 milioni serviranno allo sviluppo delle infrastrutture.

La necessità di fondi e investimenti per la città di Taranto è innegabile. Tuttavia, secondo Loiacono, i fondi saranno destinati unicamente a "ristrutturare i palazzi o per rifare l'illuminazione pubblica. Sicuramente importante," ma non abbastanza per risollevare il tessuto sociale della città. "In tutto questo non c'è un euro destinato alle attività socio-culturali nella città vecchia."


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La foto di apertura è di Vito Manzari e rilasciata sotto licenza Creative Commons CC BY 2.0, la foto d'anteprima è di Fdecomite via Flickr.