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Thailandia

La Thailandia sta usando i bambini come 'Cyber Scouts' per stanare il dissenso

Il governo thailandese sta utilizzando i propri cittadini - inclusi i bambini - come spie per scoprire chi critica la famiglia reale.
La police de Bangkok encadre des personnes inculpées pour sédition et crimes informatiques. (Photo par Chaiwat Subprasom/Reuters)

I cittadini thailandesi vengono reclutati dal governo per spiarsi a vicenda sui social media.

Secondo la relazione pubblicata ieri da Privacy International, le informazioni aiuterebbero la polizia a individuare chi si macchia del reato di 'lesa maestà'. Si tratta di una vecchia legge che punisce con pene fino a 15 anni di carcere chiunque "diffama, insulta o minaccia" la famiglia reale.

Il potenziamento della sorveglianza online, operato dal Consiglio Nazionale per la Pace e l'Ordine, ha fatto seguito al colpo di Stato guidato dal generale Prayut Chan-o-cha nel 2014. L'introduzione di un nuovo decreto sui reati informatici ha concesso alle autorità ampi spazi di manovra per monitorare il comportamento dei propri cittadini su Internet.

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Ma laddove la giunta militare non riesce ad arrivare con la tecnologia, lo fa attraverso incentivi e intimidazioni. Una degli aspetti più inquietanti della nuova politica tailandese è l'impiego sistematico di bambini per monitorare il comportamento online di amici e familiari.

L'iniziativa, chiamata Cyber Scouts, è stata lanciata nel 2010, quando la polizia reale tailandese offriva 500 Baht (12 euro) a chiunque fornisse informazioni sui dimostranti ostili al colpo di stato.

Oggi i Cyber Scouts non ricevono più alcun compenso in denaro. In cambio delle loro 'soffiate' guadagnano dei punti nella speranza di poter comparire sul sito dell'organizzazione.

"Uno degli aspetti più preoccupanti è che… si promuove un ambiente in cui i cittadini comuni vengono spinti a segnalare gli altri, così la gente viene denunciata dagli amici, dai familiari," dice a VICE News Eva Blum-Dumontet, una ricercatrice di Privacy International.

Nei due anni successivi al colpo di Stato, 527 persone sono state arrestate, 167 processate in un tribunale militare e altre 68 accusate di aver commesso il reato di 'lesa maestà' — secondo i dati raccolti da iLaw, una no profit locale.

In 21 di questi casi, il contenuto incriminato era stato pubblicato su Facebook e comprendeva informazioni scambiate in chat tra amici.

La dura repressione online ha spinto le comunità di hacker, come Blink Hacker Group, a dare battaglia al governo tailandese.

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Tutti i processi per lesa maestà sono stati tenuti in tribunali militari, dove gli avvocati della difesa non hanno la possibilità di consultare il materiale probatorio.

Settimana scorsa il governo thailandese ha annunciato che questi tribunali non verranno più utilizzati per questi casi. In teoria, si tratterebbe di una decisione volta a placare le critiche. Ma secondo Blum-Dumontet il cambiamento è dovuto all'enorme numero di processi ancora da svolgere e che stanno mandando in tilt i tribunali militari.

Oltre all'unità di Cyber Scout ci sono vari gruppi di civili impegnati a setacciare i social media per stanare chiunque parli male della famiglia reale.

Le "SS" sono uno di questi: ultra-lealiste dal nome quanto meno straniante, sono attive dal 2010, e hanno come obbiettivo - come si evince dalla loro pagina Facebook - di "far crescere la consapevolezza delle persone sulla corruzione, e creare pressione per combatterla."

Un altro gruppo fondato un mese prima del colpo di Stato del 2014, e noto come Rubbish Collection Organization, ha orchestrato una campagna online e offline contri una donna, Tababun Buranasiri, rendendo pubbliche sui informazioni personali - comprese quelle su marito e figli - provocando il suo licenziamento.

Spesso, come spiega Blum-Dumonet, queste rappresaglie sono mosse anche da ragioni personali, e non solo dalla tensione 'patriottistica'.

"La giunta militare non ha reagito minimamente alla pressione che proveniva dall'estero," ha continuato. "Temo che la situazione non cambierà a breve."


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