FYI.

This story is over 5 years old.

narcotraffico

Come fanno meth, cocaina ed eroina ad arrivare sotto casa tua

Dal produttore al consumatore: abbiamo seguito il traffico delle sostanze principali per capire come si spostano nel mondo.
(Photo par Alejandro Bolivar/EPA)

La scorsa settimana, diplomatici e ufficiali di governo di tutto il mondo si sono riuniti nel quartier generale delle Nazioni Unite di New York per capire come affrontare il problema del traffico internazionale di stupefacenti.

Dopo quattro giornate e molteplici discussioni, i dignitari dell'assemblea hanno detto che affronteranno la questione con più completezza rispetto a quanto fatto in passato — ma hanno anche rimarcato che continueranno a finanziare la guerra alla droga.

Pubblicità

Il documento finale sottoscritto dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite (UNGASS) esorta i paesi a "prevenire e contrastare" il crimine collegato alla droga, cercando di annientare "coltivazione, produzione, manifattura e traffico illeciti" di cocaina, eroina, metanfetamina e altre sostanze vietate dalle leggi internazionali. Il documento riafferma anche il "saldo impegno" dell'ONU a "ridurre l'offerta e [raggiungere l'obiettivo] con ogni mezzo possibile."

Eppure, secondo i dati dell'ONU stessa, l'approccio utilizzato finora nella lotta al narcotraffico è stato un fallimento di proporzioni epiche.

Lo scorso maggio, l'Ufficio delle Nazioni Unite per la Droga e il Crimine (UNODC) ha pubblicato infatti il World Drug Report del 2015, nel quale si legge che - nonostante i miliardi di dollari spesi per sradicare raccolti illeciti, sequestrare carichi di droga e arrestare trafficanti - il numero di persone che fanno uso di droghe è il più alto di sempre.

Secondo i dati UNODC, 246 milioni di persone in tutto il mondo - una su 20 tra i 15 e i 64 anni - hanno fatto uso di droga nel corso del 2013, un aumento di 3 milioni rispetto all'anno precedente. E ancora più allarmante è il fatto che 27 milioni di persone siano state classificate come "tossicodipendenti problematici." Di questi, soltanto uno su sei ha avuto accesso a un trattamento per la dipendenza.

La tavola rotonda dell'ONU ha evidenziato un altro aspetto importante, e cioè che il crimine organizzato sta tenendo il passo con l'espansione dell'economia globale: "Il progresso della tecnologia e dei trasporti ha aumentato l'efficienza e la velocità dell'economia globale, offrendo vantaggi al mondo degli affari delle reti del narcotraffico."

Pubblicità

In altre parole, la globalizzazione ha portato all'esplosione del narcotraffico.

Più di 420 milioni di container attraversano il mare ogni anno, trasportando il 90 per cento del totale delle merci del mondo.

La maggioranza di questi container trasporta merci legittime, ma dato che le autorità non possono ispezionarli tutti, alcuni vengono usati per introdurre illegalmente droghe – o, a seconda dei casi, le sostanze chimiche necessarie per preparare la metanfitamina, o meth, e per trasformare a poco prezzo le foglie di coca e i papaveri da oppio in cocaina e eroina.

Aeroplani, sottomarini, motoscafi, camion, tunnel — nel loro insieme, i sistemi usati per trasportare illegalmente droghe nel mondo costituiscono una rete logistica probabilmente più grande di quelle di Amazon, FedEx e UPS messe insieme.

Leggi anche: Dopo El Chapo, chi sono i 10 signori della droga più ricercati al mondo

Il modo in cui la merce illegale si sposta in giro per il mondo cambia continuamente. Mentre le autorità chiudono alcune rotte, ne nascono altre. Durante l'UNGASS, VICE News ha parlato con ufficiali dell'UNODC per il Messico e il Sud-Est asiatico, ma anche esperti indipendenti sul crimine organizzato in America Latina, per capire quali siano le ultime tendenze sul come le droghe vengono trasportate attraverso il pianeta.

Abbiamo anche raccolto informazioni dal sopracitato rapporto dell'UNODC, il rapporto sulla strategia internazionale per il controllo dei narcotici del Dipartimento di stato americano, il rapporto della Casa bianca sulla strategia nazionale per il controllo della droga, e varie altre fonti.

Pubblicità

Questo è quello che abbiamo imparato sugli spostamenti della droga nel nostro tempo — l'età dell'oro del narcotraffico.

Cocaina: guerriglia e oro

Nel 1998, l'ultima volta in cui l'ONU ha tenuto un'assemblea speciale per discutere le politiche sulla droga, l'obiettivo ufficiale era quello di "eliminare o ridurre in maniera significativa la coltivazione illecita di cespugli di coca, di piante da cannabis e di papaveri da oppio entro il 2008."

Con il senno di poi, parte di quell'obiettivo non sembra totalmente fuori portata: solo una manciata di nazioni andine – Colombia, Perù e Bolivia – sono responsabili della produzione di tutta l'offerta di cocaina mondiale.

Finanziati in gran parte dagli Stati Uniti - lo stato al mondo in cui si consuma più 'polvere bianca' -, Colombia e Perù hanno speso decenni e milioni di dollari spruzzando diserbanti e veleni sui campi di contadini poveri, i cosiddetti "campesinos", i quali si erano buttati sulla coltivazione di coca perché forniva loro una rendita nettamente superiore a quella di raccolti di altro tipo.

A complicare questo contesto, ci sono le ingerenze delle formazioni paramilitari: la guerriglia peruviana degli Shining Path controlla ancora il territorio ricco di coca nella VRAE, una regione remota del paese, mentre i guerriglieri della FARC (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia) in Colombia hanno alimentato la più lunga rivolta dell'emisfero occidentale grazie ai profitti del narcotraffico.

Pubblicità

"La globalizzazione ha portato all'esplosione del narcotraffico."

Se le stime ufficiali posizionano il Perù davanti alla Colombia per produzione totale di cocaina, la terra natìa di Pablo Escobar sembra avere riconquistato la supremazia in questo mercato specifico — avendo aumentato la produzione del 44 per cento nel corso del 2015. L'impennata è stata causata da una serie di fattori, come l'accordo di pace siglato tra il governo colombiano e la FARC; e, curiosamente, dal prezzo dell'oro.

La Global Initiative Against Transnational Organized Crime ha infatti pubblicato un rapporto questo mese che collega il Plan Colombia - la campagna supportata dagli Stati Uniti - con l'aumento delle miniere illegali d'oro.

Un tempo, la lotta al narcotraffico aveva innalzato i costi del commercio per le gang di guerriglieri, per i narcos e anche per i campesinos, al punto che molti di loro avevano deciso di dedicarsi all'oro, considerandola un'alternativa più redditizia alla coca.

"Questi gruppi avevano capito velocemente che prendendo il controllo di ampie fasce di terra lontane dai radar del governo […] avrebbero generato guadagni più alti con molti meno rischi," si legge nel rapporto.

"Il cambio di strategia da parte dei trafficanti si è dimostrato così vincente che sia in Perù che Colombia – i più grandi produttori di cocaina al mondo – che al tempo il valore dell'esportazione illegale di oro era superiore al valore dell'esportazione di cocaina."

Pubblicità

Ora, però, non è più così. A detta di James Bargent, giornalista e analista di Medellín ed esperto di criminalità organizzata in Colombia, la stima di Global Initiative è accurata.

Di ritorno da un viaggio nelle aree di coltivazione della coca, Bargent ha spiegato a VICE News che la combinazione tra il calo del prezzo dell'oro e la recente smobilitazione dei gruppi di guerriglieri ha portato a un raccolto eccezionale di coca.

"È possibile mettere in relazione l'andamento dell'estrazione illegale dell'oro e della coca," spiega Bargent. "Quando la campagna di contrasto era al suo apice, e gli aeroplani spargevano diserbanti ovunque e colpivano i contadini, il prezzo dell'oro salì alle stelle e molti campesinos passarono all'attività estrattiva. Ora sta accadendo il contrario. Poiché lo stato sta combattendo contro l'estrazione dell'oro e i prezzi non sono più così alti, è diventato meno rischioso dedicarsi alla coca."

I gruppi di guerriglieri sono profondamente coinvolti nel traffico di cocaina. A novembre l'esercito colombiano ha fatto irruzione in un complesso nella giungla appartenente all'Esercito di Liberazione Nazionale (ELN), dove ha scoperto un laboratorio in grado di produrre sette tonnellate di polvere al mese.

Pare inoltre che la più potente organizzazione criminale del paese, Los Urabeños, abbia in programma di subentrare nella produzione della cocaina dopo che i guerriglieri avranno deposto le armi come concordato nel trattato di pace. Ma i guerriglieri non rinunceranno ai propri affari senza lottare — i combattenti delle FARC e dell'ELN recentemente si sono scontrati con i membri degli Urabeños ad Antioquia, a quanto pare per una contesa riguardante i territori di coltivazione della coca.

Pubblicità

"L'ELN e gli Urabeños stanno iniziando a scontrarsi su chi andrà a colmare il vuoto che sarà lasciato dalle FARC", ha detto Bargent. "Ho sentito che Los Urabeños stanno incoraggiando la gente ad abbandonare l'estrazione dell'oro per tornare a occuparsi di coca e che stanno pagando alle persone un chilo di foglie più dei guerriglieri. Stanno provando a stabilire la propria posizione in vista di quando le FARC saranno fuori dai giochi".

In genere la cocaina colombiana scorre verso nord attraverso l'America centrale e il Messico lungo le vie marittime, spesso a bordo di mezzi semi-sommergibili - i cosiddetti "narco-sub" - in grado di trasportare fino a 6.350 chili per singola spedizione. Anche le navi tradizionali consegnano carichi nei Caraibi, e la Repubblica Domenicana sta diventando un punto chiave nel trasporto di cocaina verso l'Europa e gli Stati Uniti.

La pasta di coca proveniente dal Perù spesso viene trasformata in polvere in Bolivia. Per questo, le autorità di entrambi i paesi hanno passato gli ultimi due anni a tentare di smantellare un "ponte aereo": piccoli velivoli che volavano da un paese all'altro sfruttando remote piste di atterraggio nella giungla.

La cocaina peruviana generalmente raggiunge l'Europa attraverso il Brasile e l'Argentina, facendo scali nell'Africa occidentale, a volte dopo avere attraversato il Venezuela. Dall'Italia, la 'ndrangheta controlli la maggior parte del traffico di cocaina del continente.

Pubblicità

Leggi anche: 7 modi in cui il cibo è stato utilizzato per trafficare erba, coca e meth

"Tra il 2004 e il 2007, sono emerse almeno due diverse rotte nell'Africa occidentale: una in Guinea e Guinea-Bissau, un'altra sul Golfo del Benin, che si estende dal Ghana alla Nigeria. I trafficanti colombiani trasportavano cocaina a bordo della 'nave madre' fino alle coste dell'Africa occidentale, prima di scaricarla su imbarcazioni più piccole", riferisce l'Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (UNODC).

"Una parte della cocaina proseguiva il proprio viaggio via mare fino in Spagna e in Portogallo, ma una parte è stata lasciata ai funzionari dell'Africa occidentale come ricompensa per la loro assistenza".

Secondo la Drug Enforcement Administration (DEA), il 90 per cento della cocaina destinata agli Stati Uniti passa dal Messico e dall'America centrale.

Nel report dell'UNODC, si evince come la domanda di cocaina negli Usa si sia quasi dimezzata rispetto al 2006, ma l'utilizzo dell'America centrale come punto di smercio ha fatto crescere diversi nuovi mercati di cocaina, come quelli dell'Honduras e di El Salvador.

Steven Dudley, cofondatore di InSight Crime, fondazione che studia la criminalità organizzata nell'America Latina, sostiene che in parte la causa del fenomeno sta nel fatto che i trafficanti pagano gli intermediari in cocaina, anziché in denaro.

Pubblicità

"Nell'America centrale, in quartieri molto poveri di San Pedro Sula (una città dell'Honduras) abbiamo visto persone vendere cocaina in polvere", dice Dudley. "In apparenza potrebbe non sembrare un elemento significativo, ma non era mai accaduto prima. Questo è solo un esempio dell'incredibile aumento della disponibilità di droghe in quelle aree. Non voglio sfidare la logica economica e dire che l'offerta crea domanda, ma in un certo senso sembra proprio così."

La polizia antidroga colombiana sequestra un laboratorio di produzione della cocaina gestito dalle FARC, nel 2012. [Foto di Mauricio Duenas/EPA]

Quando la coca raggiunge il Messico, i cartelli la trasportano via terra attraverso le "plazas" fino al confine con gli Stati Uniti. Antonio Mazzitelli, il rappresentante di UNODC in Messico, ha detto che i sequestri di cocaina nel paese hanno iniziato a declinare intorno al 2009, quando la violenza toccò l'apice durante una guerra totale tra i cartelli e il governo.

"La cocaina non si stava muovendo verso nord attraverso il Messico perché era troppo rischioso," ha spiegato Mazzitelli a VICE News. "Queste rotte di traffici non erano più abbastanza sicure."

I sequestri di cocaina, ha aggiunto Mazzitelli, sono aumentati nuovamente nel corso degli ultimi otto mesi. Mazzitelli ritiene che tale tendenza sia legata alla distruzione del gruppo dei Los Zetas, e a un rafforzamento del potere da parte del Cartello di Sinaloa, guidato da Joaquin "El Chapo" Guzman, che recentemente è stato catturato, e dal suo partner Ismael "El Mayo" Zambada, ancora in libertà.

Pubblicità

"Il business della droga è stato destabilizzato dalla violenza," spiega Mazzitelli. "Questa è una caratteristica normale — più violenza comporta un maggiore rischio economico per gli operatori che spostano la roba. Ora la situazione è più stabile."

Quando le spedizioni di cocaina arrivano ai confini degli Stati Uniti, i cartelli utilizzano un'enorme varietà di tattiche per farle entrare nel paese: nascondono la droga nelle spedizioni normali, assumono corrieri della droga per portarla a piedi attraverso il deserto, costruiscono lunghi tunnel sotto al confine. È un costante giocare al gatto e al topo con le forze di polizia.

"I trafficanti studiano sempre nuovi modi per spostare la droga," spiega Mazzitelli. "Usano motoscafi, droni, piccoli aerei, camion, macchine — qualsiasi cosa, a seconda delle loro capacità."

L'eroina: tra papaveri afghani e triangoli dorati

Come succede per la cocaina, anche l'eroina trasportata sul pianeta proviene da un numero ristretto di paesi.

Uno stato, in particolare, è diventato il leader nella produzione dell'eroina consumata nel mondo: l'Afghanistan.

Stando all'UNODC, il paese detiene un "monopolio virtuale sulla produzione illegale di oppio; nel 2009 ne ha prodotte circa 6.260 tonnellate — il 95 per cento dell'offerta mondiale."

Da molti anni, l'Afghanistan è uno dei paesi leader nella produzione di oppio; ma l'impennata maggiore, tuttavia, è stata registrata in seguito all'invasione statunitense del 2001.

Pubblicità

Nel giro di tredici anni, il numero di ettari coltivati a papaveri è passato da 8.000 a 224.000: la pianta, che era stata messa fuorilegge durante il regime dei talebani, ora è diventata la principale fonte di guadagno e di finanziamento per il gruppo fondamentalista, in rivolta contro il governo di Kabul.

"Esiste una relazione simbiotica tra la guerriglia e il traffico organizzato di narcotici," ha scritto il Dipartimento di Stato americano in un rapporto del 2015. "I trafficanti forniscono armi, fondi, e altri tipi di sostegno materiale alla guerriglia in cambio della protezione delle rotte del traffico di droga, dei campi di coltivazione, dei laboratori e delle organizzazioni stesse."

L'Afghanistan fornisce quasi tutta l'eroina consumata in Europa, nel Medio Oriente e in Africa, e alimenta una porzione significativa del mercato in parti dell'Asia, del Pacifico e del Nord America.

L'UNODC stima che, ogni anno, il giro d'affari internazionale dell'eroina si aggiri intorno ai 55 miliardi di dollari. L'Afghanistan ne produce circa 340 tonnellate, molta di più rispetto ai più diretti concorrenti: Messico (che ne produce 23,5) e Birmania (45).

Storicamente, l'eroina afghana arriva in Europa attraverso la cosiddetta "rotta balcanica," un percorso via terra che si estende a ovest attraverso l'Iran, la Turchia e la Grecia, per poi passare da Serbia e l'Ungheria.

L'UNODC sottolinea che questa rotta "è estremamente ben organizzata e permeata dalla corruzione." Un altro itinerario, la "rotta settentrionale," fa passare l'eroina in Russia passando per i paesi dell'Asia Centrale: Tagikistan, Uzbekistan, Turkmenistan e Kazakistan.

Pubblicità

"Circa un terzo dell'eroina prodotta in Afghanistan viene portata in Europa attraverso la rotta balcanica, mentre un quarto passa dall'Asia Centrale e dalla Russia, seguendo la rotta settentrionale," spiega l'UNODC.

"L'eroina afghana si sta diffondendo sempre di più anche in Asia. Si stima che circa 15-20 tonnellate vengano smerciate in Cina, mentre altre 35 tonnellate vengono importate nei paesi del Sud e del Sud-Est asiatico."

Leggi anche: In Italia l'eroina non se n'è mai andata

Uno sviluppo recente è dato dall'aumento dell'eroina afghana - circa 35 tonnellate l'anno - che arriva, tramite l'Oceano Indiano, nei paesi dell'Africa orientale e meridionale. L'UNODC spiega che sempre più spesso i trafficanti di eroina usano la loro rete per smerciare hashish, metanfetamine e altre sostanze illecite.

"In parte, c'è stato anche un cambiamento nelle rotte dei traffici," scrive l'UNODC. "Ci sono prove crescenti del fatto che le rotte usate tradizionalmente per il traffico di un solo tipo di droga vengono oggi usate per trafficare anche altri tipi di sostanze."

Stando alla polizia canadese, il 90 per cento dell'eroina sequestrata in Canada tra il 2009 e il 2012 arrivava dall'Afghanistan. Questo dato contrasta fortemente con quello relativo agli Stati Uniti, dove la stragrande maggioranza dell'eroina arriva dal Messico.

L'UNODC attribuisce il recente aumento delle dipendenze da eroina negli Stati Uniti ai "cambiamenti nella formulazione dell'ossicodone - un farmaco oppiaceo - oltre a un aumento della disponibilità dell'eroina e a un calo del prezzo in alcune zone del paese."

Pubblicità

Il papavero da oppio si può trovare praticamente in qualsiasi zona del mondo. In Messico è stato importato alla fine del 1800, da immigrati cinesi.

Oggi le piantagioni vengono coltivate principalmente da poveri campesinos nelle regioni montuose degli stati di Guerrero e Nayarit, e nel cosiddetto Triangolo d'Oro, il regno dell'illegalità che abbraccia le regioni di Sinaloa, Durango e Chihuahua.

Il cartello di Sinaloa controlla la maggior parte della produzione di eroina nel paese. Recentemente l'organizzazione del narcotraffico ha smesso di produrre la "black tar" (catrame nero), eroina di bassa qualità, per concentrarsi invece sulla "china white", una varietà più redditizia e ricercata dai consumatori del Nord America.

Per molti anni la Colombia è stata il principale fornitore di "china white" negli Stati Uniti. Tuttavia, negli ultimi cinque anni le coltivazioni di papavero presenti nel paese sudamericano sono diminuite costantemente. Bargent, esperto di criminalità organizzata nel paese, spiega che i messicani hanno alzato il tiro per soddisfare i bisogni del mercato americano.

"Tutti gli indizi indicano un'enorme riduzione [della produzione di eroina colombiana], e questo avviene perché i messicani stanno occupando quella fetta di mercato," sostiene Bargent. "Sembra che i messicani stiano producendo un prodotto di migliore qualità e stiano entrando in mercati precedentemente dominati dai colombiani, i quali non credo stiano reagendo."

Pubblicità

Un ragazzino estrae oppio utilizzato per la produzione di eroina a Nangarhar, Afghanistan, nell'aprile 2016. [Foto di Ghulamullah Habibi/EPA]

L'unica altra regione significativa per la produzione di eroina è un altro "Triangolo d'Oro": l'area di confine tra la Birmania, il Laos e la Tailandia. Anche se in generale la produzione di papavero in Birmania è in calo, le regioni orientali del paese stanno facendo registrare una crescita delle coltivazioni.

Si tratta di territori sotto il controllo dei signori della guerra e di gruppi come lo United Wa State Army, una formazione di 20.000 ribelli impegnata nel narcotraffico. Secondo le stime di Tun Nay Soe, coordinatore dell'UNODC per l'Asia Orientale, il 90 per cento dell'eroina prodotta in Birmania finisce in Cina, mentre il restante 10 per cento viene immesso negli altri mercati del sud-est asiatico.

Jeremy Douglas, rappresentante regionale dell'UNODC per il sud-est asiatico, crede che i trafficanti riescano a sfruttare con facilità la debolezza delle frontiere presenti nel Triangolo d'Oro asiatico.

"Puoi far passare praticamente qualsiasi cosa senza problemi tra il Laos e la Tailandia," dice Douglas. "Lo stesso avviene tra la Thailandia e la Birmania: i flussi non sono frenati dai meccanismi di controllo che regolano la maggior parte delle frontiere perché esse non hanno la capacità protettiva."

Leggi anche: In Afghanistan: l'eroina, l'esercito italiano e un delitto misterioso

Settimana scorsa, funzionari di primo piano provenienti da Cina, Birmania, Tailandia e Vietnam si sono incontrati all'ONU per discutere della possibilità di mettere in atto "una risposta coordinata alla produzione di droga."

Pubblicità

Douglas, l'organizzatore della discussione, ha detto di avere apprezzato i richiami a un miglior "equilibrio" nel modo in cui il narcotraffico viene fronteggiato nella regione. La maggior parte dei paesi della zona ha leggi sulla droga molto dure - la Cina, per esempio, prevede anche la pena di morte - e offre scarse possibilità di recupero ai tossicodipendenti.

Metanfetamine: Enormi profitti e 'superlaboratori'

La domanda di metanfetamina è aumentata vertiginosamente dall'ultimo summit sulla droga dell'ONU, tenutosi nel 1998.

Oggi la meth è diventata una delle sostanze più popolari e redditizie, e viene smerciata in ogni angolo del mondo. Dall'Australia all'Asia, dall'Africa al Nord America, la meth è diventata la chiave del successo nell'economia globale del narcotraffico.

Una crescita evidenziata anche dalle quantità di meth confiscate dalle autorità nel corso dell'ultimo decennio. Secondo i dati dell'UNODC, tra il 2008 e il 2012 i sequestri di meth sono quadruplicati, passando da 341 chilogrammi a 44 tonnellate.

In Australia i quantitativi di meth sequestrati sono quadruplicati nel giro di un solo anno, passando dai 426 chilogrammi del 2011 ai 2.269 chilogrammi del 2012.

I principali produttori asiatici di meth sono la Cina, dove abbondano i 'precursori chimici' necessari per sintetizzare la droga, e il Triangolo d'Oro situato tra la Birmania e il Laos. A detta di Douglas, "la [produzione di] crystal meth sta esplodendo nella regione."

Pubblicità

Secondo una stima preliminare dell'UNODC, qui l'anno scorso sono state sequestrate 25 tonnellate di meth.

Douglas spiega che i trafficanti sono attratti dalla produzione di meth, perché richiede un investimento ridotto e ha bassi costi di gestione. Sintetizzare eroina, invece, richiede l'assuzione di centinaia di agricoltori e della gestione di grandi quantità di terreno.

Per mettere in piedi un laboratorio di meth, invece, basta procurarsi alcuni componenti chimici - non difficili da ottenere - e possedere qualche nozione scientifica.

Ed è redditizia: in Australia, dove il prezzo della meth al kilo è il più alto al mondo, può generare ricavi enormi.

"Non hanno bisogno di reclutare migliaia di agricoltori per produrre la materia prima," dice Douglas. "In pratica hanno solo bisogno di mettere le mani sui precursori chimici. Quello della meth è un business molto più redditizio per le organizzazioni criminali, rispetto all'eroina."

Un nuovo sviluppo nel settore, secondo Douglas e Soe, arriva dall'India — dove una compagnia farmaceutica sta fornendo ai produttori di meth della Birmania gli ingredienti necessari per realizzare la sostanza.

Le autorità hanno bloccato decine di carichi navali che trasportavano milioni di pillole di pseudoefedrina, i quali stavano per entrare in territorio birmano attraverso il confine orientale con l'India.

Gli ufficiali dell'UNODC hanno spiegato che le pillole erano di recente fabbricazione, aggiungendo che sarebbero probabilmente state prodotte su commissione per scopi illeciti, e non sottratte dal mercato regolare.

Pubblicità

I componenti chimici utilizzati per produrre meth nel resto del mondo, tuttavia, vengono dalla Cina, dove l'industria farmaceutica è in forte espansione e produce tutti gli ingredienti necessari per sintetizzare l'ice, come vengono comunemente chiamate le scaglie trasparenti di crystal meth purissima.

Stando ai dati presentati dal governo cinese a UNGASS, le forze di polizia del Dragone avrebbero sequestrato una quantità stratosferica di questi componenti, necessari per sintetizzare la meth: 20.338 tonnellate tra il 2009 e il 2015.

In Cina, la produzione è molto localizzata: qui, singoli villaggi sono in grado di sintetizzare quantitativi enormi di droga. A Boshe, un paesino a nord est di Hong Kong, in un solo giorno la polizia ha sequestrato una produzione di tre tonnellate di meth e più di 100 tonnellate di sostanze sostitutive.

"[Nel campo della] crystal meth la Cina è il paese leader, ma anche nelle Filippine e in Indonesia c'è chi ne produce quantità significative, così come in Birmania," spiega Douglas. "Negli ultimi anni siamo passati da una produzione limitata, che avveniva in pochi laboratori cinesi, all'esplosione di una produzione industriale su larga scala."

Secondo la DEA, i cartelli messicani producono il 90 per cento della meth consumata all'interno degli Stati Uniti. I centri di produzione di pseudoefedrina nel Midwest sono stati messi fuorilegge e sono oggi definitivamente chiusi — questo vuoto è stato colmato dai "super-laboratori" messicani, che attingono dalle "materie prime" di provenienza cinese.

Simbolo delle connessioni tra Messico e Cina è la storia dell'uomo d'affari messicano-cinese Zhenli Ye Gon, arrestato nel 2007: la polizia aveva trovato 182 milioni di euro in contanti nella sua villa di Città del Messico. L'uomo ha poi ammesso di avere venduto tonnellate di sostanze utilizzate per produrre droga agli uomini del cartello di Sinaloa.

Leggi anche: Le conseguenze ambientali della 'guerra alla droga' sono devastanti

È risaputo inoltre che un altro cartello, quello dei Caballeros Templarios, ha scambiato acciaio estratto illegalmente in Cina con le sostanze necessarie per sintetizzare la droga.

Le connessioni tra i gruppi messicani - e il cartello di Sinaloa in particolare - e la criminalità asiatica sono ampiamente documentate. L'anno scorso Horacio Hernandez Herrera, un membro del cartello di El Chapo, è stato arrestato a Manila, dove secondo la polizia stava cercando di infiltrarsi all'interno delle mafie locali.

Dopo il suo arresto, la polizia delle Filippine ha sequestrato 84 chilogrammi di shaboo purissima, dal valore totale di circa 8.300.000 euro, arrestando tre sospetti collegati a Sinaloa.

Mazzitelli, che guida UNODC in Messico, ha ricordato che le ramificazioni del cartello messicano arrivano fino in Nigeria: il mese scorso, le autorità della regione di Asaba Delta hanno arrestato quattro messicani e smantellato un "super laboratorio" che sarebbe stato in grado di produrre diverse tonnellate di meth alla settimana.

"I loro uomini sono ovunque," ha detto Mazzitelli, in riferimento al cartello di Sinaloa. "Sono in grado di negoziare con i gruppi criminali nigeriani, con quelli europei, e di spacciare in tutto il mondo. Veri uomini d'affari."

Secondo il rappresentante di UNODC, il cartello lavora esattamente come una multinazionale, con "spirito imprenditoriale" e "perizia tecnica" che lo pone a un livello superiore rispetto alla concorrenza, e che gli ha permesso di espandersi globalmente.

"In questi ultimi 15 anni, hanno trasformato il mercato della droga in un business mondiale, sfruttando la globalizzazione e la richiesta di sostanze illeciti. Possono fornire qualsiasi tipo di droga, a chiunque, in qualunque parte del mondo."


Segui VICE News Italia_ su Twitter e _su Facebook

Segui Keegan Hamilton su Twitter: @keegan_hamilton