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Quest'uomo si è finto talent scout per indagare sul traffico di minori nel calcio

"È tutto marcio, a partire dal basso fino ad arrivare ai livelli più alti": Ed Hawkins vuole farci capire perché il problema del traffico di minori nel calcio è più grave di quanto immaginiamo.
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Nel 2009, la FIFA ha modificato l'Articolo 19 del proprio regolamento per proteggere i minori dal sottobosco avido e poco pulito che popola il mondo del calcio. L'articolo vieta ai giocatori al di sotto dei 18 anni di cambiare paese per giocare a calcio - con poche eccezioni di cui parleremo più avanti - e istituisce il Transfer Matching System, una piattaforma online con cui entrambe le società coinvolte nella compravendita di un calciatore possono confermare i dati del giocatore e segnare il trasferimento su un database centralizzato.

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La FIFA ha istituito l'Articolo 19 perché il traffico di minori è terribile. Dovrebbe essere ovvio, ma succede spesso nel calcio, e anche i club più grandi lo fanno con una facilità scellerata — società come Barcellona, Real Madrid e Atletico Madrid avrebbero tutte violato il regolamento.

La promessa del calcio americano Christian Pulisic ha aggirato le regole procurandosi un passaporto croato - in maniera assolutamente legale - per giocare in Europa a 16 anni. Questo è uno stratagemma molto usato dagli stranieri per aggirare l'Articolo 19.

Poi c'è l'Aspire Academy del Qatar, che compra i pre-adolescenti che vivono in Africa, America Centrale e in estremo Oriente, li porta il Qatar, poi li sposta in una squadra belga di proprietà qatariota. Tecnicamente, per quanto riguarda la FIFA tutto questo avviene alla luce del sole, anche se viola lo spirito dell'Articolo 19.

Il giornalista britannico Ed Hawkins ha lavorato sotto copertura per indagare in profondità sul problema del traffico di minori nel calcio per il suo libro The Lost Boys: Inside Football's Slave Trade, pubblicato due settimane fa negli Stati Uniti. Hawkins ha accettato di parlare con noi del suo libro, del perché ha deciso di andare sotto copertura, e cosa può essere fatto per risolvere questo problema. L'intervista è stata editata leggermente al fine di renderla più chiara e concisa.

VICE Sports: Cosa ti ha spinto a scrivere un libro sul traffico di minori nel calcio?

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Non avevo mai scritto nulla al riguardo. Avevo in programma di collaborare con l'International Center for Sport and Security, con cui avremmo dovuto portare avanti un'indagine di lungo periodo. La mia idea, quindi, era di seguirli e poi scriverne un libro. Ma la collaborazione alla fine non è proseguita.

Ho avuto delle conversazioni iniziali con loro e avevo fatto io stesso un po' di ricerca sul tema. Poi si è capito che loro non avrebbero continuato la collaborazione, ma ormai mi ero appassionato e volevo capire cosa stesse succedendo, qual era l'anatomia di questo traffico. Qual è la verità?

Ci sono andato sotto, diciamo. E una volta che mi interesso così tanto a un argomento, o meglio, divento ossessionato, devo cercare di trovare tutte le risposte. È per questo che ho continuato.

Prima di iniziare a fare ricerca su questo tema, cosa sapevi dell'Articolo 19? Perché la norma è così inefficace?

Prima di iniziare a fare ricerca, non avevo idea dell'esistenza della legge. Non avevo idea che non si potessero trasferire i giocatori sotto i 18 anni. Avendo studiato l'argomento, sembra che non ne sappia nulla nemmeno il mondo del calcio.

Per rispondere all domanda su cosa sia sbagliato nell'Articolo 19, penso che una legge del genere vada bene in principio, e il principio è che i ragazzi sotto i 18 anni non possono andare da nessuna parte. Bene. È una cosa ottima, praticamente tutti possono concordare su questo fatto, teneteli con le loro famiglie, fateli andare a scuola, lasciateli con i loro amici, dategli la possibilità di maturare, e quando compiono 18 anni possono fare quello che vogliono, possono decidere per sé stessi.

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Il problema dell'Articolo 19 sono le sue eccezioni, o i commi che permettono ai club di svicolarsi dalla norma. Un esempio classico: puoi spostarti sei hai meno di 18 anni e i tuoi genitori hanno intenzione di trasferirsi comunque in quel paese per motivi diversi dal calcio. Questo apre le porte alle pratiche corrotte, con le squadre che cercano un lavoro alle famiglie dei ragazzi e li spostano con la scusa di un impiego. La norma non vale nemmeno quanto la carta su cui è stata scritta.

Un altro problema è che ci sono dei club disposti a ignorare l'Articolo 19 — e il Barcellona ne è un perfetto esempio. Per qualche motivo non pensano che la norma valga anche per loro. C'è un atteggiamento che si estende in profondità, fino agli stessi ragazzi e ai loro agenti senza scrupoli, agli osservatori senza scrupoli, che cercano solo di fare soldi velocemente. E loro dicono, 'Guarda, questo giocatore si è trasferito, quest'altro anche, è tutto ok, lo fanno tutti,' e si crea questa cultura in cui c'è una violazione volontaria dell'Articolo 19. È tutto marcio, a partire dal basso fino ad arrivare ai livelli più alti.

Quanto è semplice per un intermediario trasferire i minori di 18 anni?

Se proprio vuoi far uscire un giocatore, lo fai.

Ora, il Manchester United o un altro grande club userà quell'eccezione per cui se i genitori avevano comunque intenzione di venire in Europa [i ragazzi si possono spostare]. Aggireranno la norma.

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Oppure andranno dalla FIFA e cercheranno di far valere la loro richiesta con il comitato che regola le azioni dei club, chiedendo un permesso speciale per ingaggiare un giocatore con meno di 18 anni. E le percentuali favoriscono i club in modo schiacciante. Quindi c'è anche questa sorta di via legittima.

'È tutto marcio, a partire dal basso fino ad arrivare ai livelli più alti.'

Ma gli intermediari vogliono trovare un giocatore che ha il potenziale per essere venduto ad altri club, in modo da guadagnare qualcosa. Quindi sono pronti a fare praticamente qualsiasi cosa per aggirare le regole e far uscire quel giocatore dal paese d'origine. Potrebbe anche voler dire falsificare un certificato di nascita.

Potrebbe voler dire cercare un contatto all'interno della FIFA per modificare i dati del giocatore nel Transfer Matching System, in modo da farlo sembrare più grande. Poi ci sono degli intermediari pronti a coinvolgere addirittura le ambasciate - ne parlo nel libro - in modo da ottenere visti e passaporti. C'è un intero settore dedicato a questo.

Credo che questa sia una delle cose principali che ho fatto nel libro. Ho parlato con qualcuno che si occupa di queste cose. Lui è in grado di procurare dei passaporti veri - non sono falsi - ottenuti in modo illegale, pagando dei funzionari corrotti per avere questi passaporti, darli ai ragazzi e farli uscire.

Per questo libro, ti sei finto un talent scout per scoprire come funziona il traffico di minori. Perché hai pensato fosse necessario? Ti ha creato delle preoccupazioni?

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No, perché credo che se si stabilisce che è di interesse pubblico indagare su un'attività illegale in cui sono violate delle norme e vengono sfruttati dei bambini, non ho alcun problema a lavorare sotto copertura per esporre cosa stanno facendo queste persone.

Perché ho deciso di andare sotto copertura? Era l'unico modo in cui pensavo di poter approfondire davvero la questione, di mettermi al centro della situazione, per scoprire la vera anatomia di quest'industria: cos'è il traffico, come funziona, come vengono spostati, quanto costa, e quali sono i trucchi usati da queste persone per ottenere i visti e i passaporti, e per aggirare l'Articolo 19.

Pensavo fosse assolutamente necessario, e non mi sono fatto alcuno scrupolo per quel che concerne le implicazioni etiche della situazione. In particolare, bisogna ricordare che ho passato diversi mesi a mandare solo mai collettive agli agenti. Avevo a che fare solo con le persone che dicevano di essere pronte a trasferire i giocatori con meno di 18 anni.

Sono curioso di sapere cosa pensi dell'Aspire Academy in Qatar. È eticamente corretta? È qualcosa che la comunità sportiva internazionale dovrebbe accettare?

'Eticamente' e 'moralmente' sono due parole davvero importanti quando si parla di Aspire. All'apparenza, legalmente, hanno fatto qualcosa di sbagliato nel mondo del calcio? Loro direbbero di no. E la FIFA è restia a indagare sui loro affari.

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Se si vanno a vedere i dettagli delle leggi, delle norme e dei regolamenti, risulta abbastanza chiaro che è un caso su cui la FIFA deve indagare — considerando il modo in cui questi ragazzi vengono spostati da un paese all'altro quando hanno meno di 18 anni, per poi farli giocare in una squadra che hanno comprato e che compete in una lega riconosciuta dalla UEFA - e quindi riconosciuta dalla FIFA e dal calcio professionistico.

Quella di 'calcio professionistico' è una definizione chiave quando si parla di Articolo 19. Devono giocare a calcio a livello professionistico. Non giocano a calcio a livello professionistico nelle accademie, ok? Questo stando alla legge. Ma quando i qatarioti li spostano nel club di loro proprietà, stanno sicuramente giocando a livello professionistico. Stanno aggirando le regole in modo estremo. Hanno trovato un modo molto astuto per ignorare le norme.

Ma per tornare al discorso che stavo facendo all'inizio, è una questione etica e morale. È davvero giusto che i qatarioti comprino questi ragazzi dando soldi ai loro genitori, per poi metterli in una scuola calcio fuori dal proprio paese con la speranza di trovare il nuovo Messi, la nuova stella del calcio internazionale per la loro squadra, o un ottimo calciatore che possa giocare nella squadra che hanno comprato in Europa?

Direi che è moralmente sbagliato. I parlamentari europei hanno già detto che è totalmente sbagliato. Gli studiosi che da anni si occupano di questo settore hanno detto che è sbagliato. Quindi vi indirizzerei verso queste persone, che hanno un grande levatura, quando mi chiedete se è una pratica moralmente ed eticamente corretta.

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Una cosa di cui parli brevemente nel libro è che alcune persone potrebbero guardare a questa situazione, in cui cui i ragazzi vengono portati in paesi con una qualità di vita più alta e più opportunità, e dire 'Che male c'è'?

Sicuramente c'è un problema quando dei bambini finiscono in giri di prostituzione infantile, droga o gang — quando il calcio gli promette la vita migliore che hai appena descritto, ma alla fine i ragazzi non sono abbastanza bravi per arrivarci. Il calcio gli volta le spalle, e sono costretti a vivere in strada.

Ora, alcuni di questi ragazzi sanno benissimo a cosa vanno incontro. Alcuni sanno perfettamente che le loro chance sono limitate, e potrebbero pensare 'Non importa se firmo un contratto con un club calcistico, perché diamine, posso fare più soldi facendo altre cose a Parigi o a Madrid che lavorando nel mio paese in Africa.' Allora le persone direbbero, 'Qual è il problema?' Ma c'è un problema enorme se questi ragazzi finiscono in giri di prostituzione, droga o gang. Penso che il calcio non abbia nulla a cui appigliarsi.

Se l'Articolo 19 non è riuscito a risolvere il problema, c'è qualcosa che invece potrebbe avere successo?

Credo che Michel Platini abbia sempre detto che dovrebbe semplicemente essere vietato. Non si può ingaggiare un calciatore di un altro continente che ha meno di 18 anni, punto. Non si può fare, senza eccezioni. Non devono esserci modi per aggirare le regole. Dev'essere una messa al bando totale. Non si può trasferire nessuno al di sotto dei 18 anni. Dopodiché, possono fare quello che vogliono.

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Michel Platini sostiene che dovrebbe esserci una messa al bando totale dei trasferimenti per i giocatori che hanno meno di 18 anni. (Foto di Patrick B. Kraemer/EPA)

Certo, ci saranno persone disposte a falsificare certificati di nascita, passaporti, ecc. per trasferire questi ragazzi prima del tempo. Ma questo ci riporta alla questione culturale. Quando le persone più in alto nella catena di comando prendono seriamente in considerazione il problema e istruiscono in merito i club più importanti - come il Barcellona che, come ho detto prima, pensa di essere immune a queste norme - allora vedremo un vero cambiamento, perché si diffondera a tutti i livelli.

A circa tre quarti del libro, c'è una sorta di epifania. Non dirò di cosa si tratta, ma cosa ti ha sorpreso di più mentre scrivevi il libro?

Direi che è stato il momento in cui ho ricevuto un'email da un ragazzo giapponese e da Foot Solidaire, un'associazione di beneficenza, e il tutto si snoda da lì. Quello è stato il momento più sorprendente, perché non pensavo che avrei scoperto che l'associazione che dovrebbe aiutare questi ragazzi in realtà è parte del problema, sfruttandoli a sua volta. È stato uno shock. Da allora, credo che la FIFA abbia iniziato a indagare su Foot Solidaire e sui loro affari.

Il fatto di aver scritto questo libro ti fa apprezzare meno il calcio rispetto a prima?

No, non credo che abbia cambiato la mia opinione su questo sport, perché sono comunque sempre stato molto cinico a riguardo. Praticamente è tutta una questione di soldi, e lo sarà sempre. È una questione di soldi. A qualsiasi livello, vogliono tutti la loro fetta di guadagni. I club principali vogliono ingaggiare il nuovo Messi, l'agente o l'osservatore vogliono fare qualche soldo velocemente, e i ragazzi in fondo alla piramide vogliono diventare ricchi. Sono tutti alla ricerca di un guadagno, e sono i soldi a far girare il settore.


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Articolo pubblicato su VICE Sports.