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reportage

"Non torniamo indietro": a Ventimiglia la crisi dei migranti non è mai davvero finita

VICE News è stata nella città ligure, dove ha documentato il limbo dei migranti che vorrebbero attraversare il confine con la Francia, e le tensioni tra attivisti No Borders e polizia.
Migranti al confine di Ventimiglia. [Foto di Francesco Floris/VICE News]

A Ventimiglia il tempo sembra essersi fermato alla primavera-estate del 2015, quando centinaia di migranti – prima lungo la scogliera di Ponte San Ludovico, e poi nel "No Borders Camp" autogestito nella pineta adiacente – hanno sostato per mesi al confine italo-francese, bloccati da cordoni di polizia italiana e francese che avevano ricevuto l'ordine di non far passare nessuno.

Oggi, a qualche chilometro dalla frontiera, la situazione è pressoché identica: da alcune settimane circa 100 migranti africani, quasi tutti sudanesi provenienti dalla Provincia del Darfour, si accampano su litorale e spiaggia. Sono i "transitanti", coloro che non hanno intenzione di richiedere asilo in Italia e a cui, per questa ragione, viene impedito di passare la notte nella struttura mensa-dormitorio gestita dalla Croce Rossa che si trova in centro città, dentro gli ex edifici del dopolavoro ferroviario.

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La Croce Rossa dice "no"

Il centro della CRI è ormai competenza esclusiva della Prefettura di Imperia che ha preso questa controversa decisione. Una scelta che ha già provocato conseguenze: nei tre giorni passati da VICE News a Ventimiglia, almeno cinque africani sono stati portati all'ospedale di Imperia dopo svenimenti o casi di coliche renali.

I sudanesi hanno rifiutato il ricovero temendo di essere segnalati alle autorità dal personale ospedaliero. Denunciare un irregolare da parte di un medico sarebbe contrario alla deontologia e al giuramento di Ippocrate, ma non è la prima volta che in Italia viene avanzata un'ipotesi simile: nel 2008 l'ex Ministro degli Interni, Roberto Maroni, propose l'obbligo per ogni medico di segnalare gli extracomunitari irregolari che chiedevano cure, scatenando la proteste da parte dell'Ordine professionale.

Secondo l'avvocato Alessandra Ballerini - la legale della famiglia di Giulio Regeni, nonché socia nello studio legale di Genova che difenderà 31 No Borders italiani accusati di vari reati dalla Procura di Imperia - "il centro CRI non è considerato un campo sanitario ma un campo di accoglienza straordinario, e la Prefettura ha stabilito che lì possono entrare solo profughi richiedenti asilo." In pratica, si tratta di coloro che sono disposti a farsi foto-segnalare e rilasciare le impronte digitali.

"Il vero problema è che non li prendono perché non c'è posto," prosegue l'avvocato, "anche per i molti che vorrebbero compilare la complicata modulistica per la richiesta d'asilo e per la quale serve ovviamente un ausilio esterno. Qualunque sia la decisione prima vanno accolti e poi, al massimo, si discute di asilo in Italia. Invece un sacco di persone vengono mandate via."

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Come detto, le conseguenze mediche di questa decisione sono note, non solo per le denunce degli attivisti italiani e per i ricoveri negli ospedali liguri ma addirittura confermate dalla polizia. Raggiunto telefonicamente, il segretario del SAP di Imperia - il Sindacato Autonomo di Polizia, Stefano Cavalleri - ha dichiarato: "Abbiamo riscontrato due casi di tubercolosi in agenti che sono entrati in contatto con alcuni ragazzi africani. Chiediamo profilassi e prevenzione dal rischio biologico."

Vietato mangiare

Non è solo il comportamento della Croce Rossa a destare scalpore in questi mesi a Ventimiglia. Nella città ligure è in vigore un'ordinanza che vieta la distribuzione di cibo ai migranti "nei luoghi non protetti" — in pratica, ovunque il cibo non sia distribuito dalla Croce Rossa. È un'ordinanza voluta dal Sindaco Ioculano (Partito Democratico) e dalla sua giunta, formalmente giustificata da motivi igienico-sanitari.

"Una motivazione formale che potrebbe stare in piedi," racconta a VICE News Monsignor Antonio Suetta, vescovo di Ventimiglia-Sanremo, "ma usata pretestuosamente per impedire che queste persone possano avere una basilare forma di accoglienza e scoraggiarne la permanenza nella città. Piuttosto che lasciare le persone senza cibo e acqua si possono mettere delle regole invece che dei divieti, come quella di non distribuire cibi crudi."

Secondo molte voci che abbiamo raccolto in città, l'ordinanza comunale è servita ad arginare la presenza dell'imam di Nizza che, sin dal 17 giugno dell'anno scorso - data in cui iniziava il Ramadan - si reca quotidianamente in stazione con cibo e vestiti, ricevendo diverse multe per questi suoi comportamenti. Nell'ultimo anno, inoltre, l'unica intossicazione alimentare si è verificata con cibi distribuiti da Croce Rossa, anche perché monitorare i pasti di 130 persone al giorno non è un'impresa semplice.

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Sabato 23 aprile è stata organizzata una manifestazione di protesta contro l'ordinanza che vieta il cibo: più di 150 persone, fra shabab (in arabo, ragazzi, giovani) e No Borders francesi e italiani coordinati fra di loro, si sono date appuntamento sulla spiaggia per distribuire cibo e vestiti.

A fine pasto – e su richiesta dei ragazzi africani – un corteo spontaneo è partito per raggiungere la frontiera intonando cori e slogan in inglese e francese. Sono stati bloccati da un cordone di polizia e hanno fatta marcia indietro fino alla stazione, disorientando gli agenti con un percorso improvvisato per le viuzze della città. Quando l'agente in capo alla Digos ha chiesto agli africani: "Dove volete andare?", per conoscere il percorso della manifestazione e organizzare i blocchi agli incroci, un sudanese a capo del corteo ha risposto seccamente: "In Francia."

Altri migranti denunciavano invece maltrattamenti e angherie – anche con il taser – da parte delle forze dell'ordine, quando non sono presenti italiani o francesi, come riportato da Fanpage.it. Delle violenze subite si detto consapevole anche lo stesso vescovo Antonio Suetta, perché nel centro di ascolto della Chiesa sono arrivate persone con fratture a mani e polsi.

All'arrivo del corteo, la stazione di Ventimiglia è rimasta sigillata per più di un'ora sia in entrata che in uscita. Durante l'assemblea spontanea che ne è seguita, gli attivisti francesi e italiani hanno manifestato l'intenzione di organizzarsi, a partire da maggio, per compiere azioni nella stazione di Menton Garavan - primo paese oltre confine - e lungo gli altri snodi ferroviari francesi, ed impedire alla polizia di effettuare i rastrellamenti a tappeto sui treni, nella speranza che anche solo una manciata di "transitanti" riesca a passare.

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In questo clima, poche ore prima, si è verificato l'ennesimo episodio di tensione: con un blitz la polizia italiana è entrata nel Freespot di Vallecrosia – un piccolo spazio vicino Ventimiglia concesso in comodato d'uso da un privato a un'associazione culturale frequentata anche da alcuni No Borders.

L'operazione era nell'aria, dopo le continue pressioni di vari consiglieri comunali di Forza Italia tra cui Veronica Russo, che lamentavano l'utilizzo di bombole a gas per cucinare e la sosta di persone lungo i marciapiede. I consiglieri di Vallecrosia hanno addirittura presentato un'interrogazione in Comune, a cui l'associazione Freespot ha risposto con un lungo comunicato. Sembrerebbe che il privato proprietario dello spazio abbia deciso di non rinnovare il comodato d'uso dello spazio culturale oltre il 15 maggio.

Una prigione chiamata Alpi

Nelle stesse ore in cui a Ventimiglia si disobbediva all'ordinanza del Sindaco, dall'altro capo delle Alpi si aprivano le urne per le elezioni politiche austriache. Al primo turno ha trionfato Norbert Hofer del Fpoe (Partito della Libertà), il candidato dell'estrema destra anti-immigrati, che ha sbancato ai seggi con oltre il 35 per cento dei voti.

A inizio marzo VICE News aveva raccontato cosa stesse accadendo al confine italo-austriaco, fra ipotesi di hotspot, task force inter-polizia sui treni, riammissioni e flusso di rientro. Da allora la situazione si è complicata ulteriormente, dopo che il Governo di Vienna ha annunciato ufficialmente la costruzione di una rete lunga 250 metri al Brennero, facendo partire i lavori.

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Mentre gli austriaci votavano, dal lato italiano del Brennero circa 300 manifestanti hanno tentato di attraversare il confine come gesto simbolico, peraltro annunciato con diverse giorni di anticipo.

La polizia austriaca schierata con 400 agenti ha utilizzato spray urticanti, fermando anche un manifestante bolognese (poi rilasciato) per "istigazione alla manifestazione". Era presente anche il coordinatore nazione di Sel e deputato di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, che ha riassunto la giornata e le sue impressioni in un articolo apparso sull'Huffington Post.

In questo contesto "caldo" lungo tutta la cinta alpina, gli scenari che si prospettano per i prossimi mesi sono diversi.

Secondo Cavelleri del SAP di Imperia, "le nostre stime parlano di 300mila arrivi a settembre. Basta guardare la cilindrata dei gommoni che sequestriamo per fare dei calcoli sul futuro. Se negli anni Novanta i gommoni che attraversavano l'Adriatico dall'Albania erano da 250-300 CV, per essere molto rapidi nei movimenti e con carichi ridotti di uomini, oggi osserviamo imbarcazioni molto meno potenti, motori da circa 50 CV, ma con capienza anche dieci volte superiore. Possono andare lente perché partono dalla Libia, superano le 12 miglia e poi mettono in funzione il telefono satellitare nella speranza di essere intercettate da uno dei mezzi Frontex o EuNavFor. I mediatori culturali ci raccontano decine di casi di migranti forzati a salire sui 'gommoni della speranza' contro la loro volontà. Si tratta per lo più di uomini di nazionalità ivoriana, sudanese e nigeriana."

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A oggi la polizia di frontiera di Ventimiglia è dotata di un organico di 60 uomini. Sempre secondo il sindacalista, "alcuni vertici romani stanno valutando l'ipotesi di raddoppiare il contingente con altri 60 agenti, sopratutto se a livello comunitario si deciderà di ripristinare controlli di frontiera ovunque." Nel 2015, nel periodo di massima emergenza, erano stati dislocati anche uomini della squadra mobile che fino a due mesi prima operavano nei quartieri napoletani più problematici.

Nel frattempo "quello che era un centro temporaneo è diventato permanente, e chi non accetta la foto-segnalazione e le impronte si accampa sulla spiaggia o alla foce del fiume Roia." I francesi riammettono più del 90 per cento dei transitanti e l'unica via di fuga al momento è data dai passeur: sono i trafficanti di uomini che concludono gli affari già alla stazione di Ventimiglia, agendo allo scoperto.

Nonostante numerosi arresti, da gennaio a oggi, il fenomeno non sembra subire battute d'arresto, come raccontato da L'Espresso in un'inchiesta pubblicata la scorsa settimana e sintomaticamente intitolata "Ieri sigarette, oggi migranti: il nuovo business dei contrabbandieri." Un titolo che evoca il passato, quando gli "spalloni" usavano i vecchi e pericolosi sentieri di montagna - il più famoso è "il passo della morte" ribattezzato anche "passo della speranza" durante la Resistenza perché utilizzato dagli antifascisti - per contrabbandare merci e, a partire dagli anni Ottanta, i primi migranti dall'est europeo quando ancora non esisteva la Ue a 28.

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Il settimanale spiega costi e modalità di fuga lungo le varie linee di confine italiane. Ad esempio: la Svizzera è più cara della tratta Ventimiglia-Francia. Oltre ai passeur in stazione sono comparse anche le prostitute francesi: sono ragazze nigeriane che vengono dalla Costa Azzurra, mandate dalle reti emergenti della criminalità organizzata nel sud della Francia "perché la prostituzione è sempre il primo business a cui si danno le organizzazione criminali di primo pelo" che conoscono la situazione "di stallo" a Ventimiglia e vogliono sfruttarla per fare affari.

Una situazione che non si risolve a livello locale, ma più probabilmente a Roma, Bruxelles, Berlino, Parigi e Londra – che è di fatto la meta prediletta dalla grande maggioranza dei sudanesi a Ventimiglia. Quest'anno, comunque, Roma ha risposto solo con un giro di poltrone e cambi ai vertici della polizia: l'ex commissario di frontiera a Ventimiglia, il vice-questore Ruggero è stato trasferito a Sciacca e Lampedusa. Nella città ligure è arrivato un nuovo commissario, Saverio Aricò, oltre a un nuovo questore a Imperia. Fra le conseguenze di questa decisione c'è, dice un agente durante un'identificazione, "l'intensificarsi delle misure di intelligence sui manifestanti"; e anche un rapporto "azzerato" con la stampa, visto che le dichiarazioni ufficiali passano tutte dal Capo di Gabinetto dello Questura.

La situazione attuale è dunque sospeso fra due poli: l'attesa che capiti qualcosa di grosso, e il rischio di non trovare alcuno sbocco. Anche perché, come cantano i migranti africani a Ventimiglia, "We're not going back" – non abbiamo intenzione di tornare indietro.


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Tutte le fotografie di Francesco Floris/VICE News.