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Italia

Manganelli, insulti razzisti e un morto: dentro il caos-migranti alla frontiera di Ventimiglia

È stato un fine settimana di tensione a Ventimiglia: tra proteste, scontri con la polizia, arresti e fogli di via, dopo un anno il problema dei migranti bloccati al confine con la Francia è ancora molto attuale.
Un migrante a Ventimiglia, nel luglio 2016. [Foto di Pierre Longeray/VICE News]

È stato un fine settimana di tensione a Ventimiglia, al confine tra Italia e Francia, dove ci sono stati numerosi scontri tra migranti e attivisti e la polizia.

Il tutto è iniziato nella notte tra giovedì e venerdì cinque quando, secondo quanto riferito dagli attivisti del Presidio Permanente No Borders, più di 300 migranti hanno lasciato il campo di accoglienza gestito dalla Croce Rossa Italiana (CRI) e si sono diretti verso il confine con la Francia, dove si sono fermati in un presidio nei pressi della spiaggetta dei Balzi Rossi.

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I migranti chiedevano di poter lasciare il centro della CRI, l'apertura del confine per poter proseguire il loro viaggio verso nord e il rilascio di un ragazzo sudanese trasferito da Ventimiglia e detenuto nel Centro di Identificazione ed Espulsione (CIE) di Brindisi.

Stando al resoconto fatto dagli attivisti, alcuni di loro si sono recati al presidio per portare cibo e acqua ai migranti, ma sono stati fermati dalla polizia di Ventimiglia. In seguito, la polizia ha proceduto a sgomberare la zona con una carica, ma una parte dei migranti è riuscita a forzare e ad aggirare il cordone di polizia ed è riuscita ad arrivare a Mentone, in Francia, alcuni a piedi, altri addirittura a nuoto.

La polizia ha risposto con lanci di lacrimogeni e manganellate. Un video girato da un giornalista di Fanpage riprende alcuni agenti che, mentre cercano di radunare dei migranti, gli urlano insulti come "Bastardi!" o "Pezzi di merda." Alla fine del video, che ha destato numerose polemiche, intimano al giornalista di allontanarsi e gli impediscono di riprendere la scena.

Secondo gli attivisti, nella giornata di venerdì 27 persone sono state portate al commissariato di Ventimiglia o alla Questura di Imperia: 24 di loro hanno ricevuto un foglio di via da 16 comuni della provincia, mentre tre cittadini stranieri sono stati espulsi dall'Italia per cinque anni.

L'atmosfera tesa non si è allentata il giorno successivo. Un gruppo di attivisti si è diretto a piedi verso il centro di accoglienza della CRI all'interno del Parco Roja, dove erano stati riportati alcuni migranti dopo la protesta del giorno precedente.

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La polizia ha tentato di bloccarli con i veicoli e sparando dei lacrimogeni. In seguito, come si vede in un video pubblicato sul sito del Fatto Quotidiano, gli agenti in tenuta antisommossa sono scesi dalle camionette e hanno preso a manganellate gli attivisti che si allontanavano di corsa. In tutto, secondo quanto riferito dagli attivisti No Borders, sono state fermate 11 persone.

Durante l'operazione, il sovrintendente capo della Polizia Diego Turra, di 53 anni, è stato colpito da un infarto mentre scendeva da un veicolo. Soccorso dai colleghi, è deceduto all'ospedale di Sanremo.

La notizia della morte di Turra ha fatto piovere una serie di accuse contro gli attivisti dei No Borders, da alcuni bollati come responsabili per la morte dell'agente.

Il leader della Lega Nord Matteo Salvini ha scritto su Facebook: "Dopo altri scontri con le zecche dei centri a-sociali che difendono i clandestini a Ventimiglia, un poliziotto è morto d'infarto," invocando poi le ruspe contro gli attivisti No Borders; il Presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, invece, ha espresso "Rabbia per gli irresponsabili che alimentano tensioni e provocano scontri in un clima già drammatico. Basta no border, zero tolleranza."

Solidarietà a polizia e forze dell'ordine. Il poliziotto morto oggi a — Maurizio Gasparri (@gasparripdl)6 agosto 2016

Le accuse sono state tante da portare gli attivisti No Borders, durante una conferenza stampa che hanno tenuto domenica, a specificare di non ritenersi responsabili della morte di Turra. "La responsabilità di quanto accaduto è tutta della questura e delle istituzioni, della loro assurda gestione dei migranti in transito a Ventimiglia. Questa giornata ne è l'ennesima prova," hanno riferito in un comunicato.

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Anche il capo della Polizia Franco Gabrielli ha criticato le accuse nei confronti dei No Borders, dicendo che addebitargli la morte di Diego Turra "sia un esercizio poco serio."

Durante la stessa conferenza stampa, gli attivisti hanno annunciato di aver rinunciato alla manifestazione in solidarietà dei migranti in programma per domenica per "non cascare in una trappola della polizia," che avrebbe minacciato le persone fermate di andare a cercare gli attivisti casa per casa.

Nel cortile della chiesa di Sant'Antonio. [Foto di Pierre Longeray/VICE News]

Si è poi comunque svolto un piccolo corteo per le strade di Ventimiglia, ma la situazione è rimasta tranquilla e non ci sono stati contatti con la polizia.

Sono continuati, però, i fermi e gli arresti. Prima del corteo sette cittadini francesi e spagnoli hanno ricevuto un foglio di espulsione dall'Italia, mentre sul confine sono stati arrestati un'italiana e due francesi che, secondo le forze dell'ordine, sarebbero stati in possesso di "bastoni, spranghe, catene e coltelli." Non è ancora stato confermato se fossero intenzionati a partecipare alle manifestazioni di solidarietà per i migranti.

Ma le polemiche non si sono fermate alla morte di Diego Turra. Da più parti gli attivisti sono stati accusati di aver strumentalizzato la drammatica situazione di Ventimiglia per protestare contro le politiche del governo sull'immigrazione.

"È scellerato utilizzare una città martoriata come Ventimiglia per manifestare anche legittimamente il proprio dissenso. Tutto ciò mi sembra intollerabile," ha detto il Presidente Toti.

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Altri invece parlano di una "regia occulta" dietro gli eventi degli ultimi giorni, affermazioni a cui hanno fatto riferimento anche gli attivisti No Borders durante la conferenza stampa di domenica.

In primis la Questura di Imperia, che in una nota diffusa ieri ha scritto: "I manifestanti hanno inteso protestare, come da loro dichiarato, contro le precarie condizioni di vita e le inaccettabili condizioni in cui essi si trovano e la privazione della libertà di movimento a cui sono costretti. Di fatto," si legge, "tali affermazioni sono quelle che si rinvengono nella pagina Facebook del Presidio permanente No Borders, a dimostrazione che l'origine della protesta è frutto della strumentalizzazione operata dagli attivisti No Borders."

Il Sindaco di Ventimiglia Enrico Ioculano ha detto a LaPresse di concordare con l'interpretazione della Questura, e ha dichiarato che i migranti, strumentalizzati dai No Borders, devono essere accompagnati fuori da Ventimiglia.

Quella dei No Borders "è una presenza che senz'altro non sta portando alcun beneficio né per la città, né per i migranti," ha detto Ioculano a LaPresse. "Creano soltanto dei disagi."

Intanto, però, a Ventimiglia continuano ad arrivare nuovi migranti. "Il numero degli ospiti è aumentato sensibilmente negli ultimi 4-5 giorni. Eravamo circa 250 e oggi siamo poco sotto i cinquecento, ha detto domenica all'ANSA Walter Muscatello, responsabile del Centro di accoglienza di Ventimiglia.

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Questo tenendo in considerazione che i circa 150 migranti che sono riusciti ad attraversare il confine e ad arrivare in Francia sono stati mandati nei CIE del sud Italia, e quindi i numeri potrebbero essere ancora più alti.

Attualmente, stando a Muscatello, al centro della CRI circa 360 persone dormono nei container, mentre altri sono stati sistemati sulle restanti brandine.

La pressione sul sistema di accoglienza di Ventimiglia è dunque sempre più forte — e va a sommarsi ai problemi che hanno portato alla protesta dei migranti di venerdì, come il cibo scarso, le file di ore per ottenere il cibo, e la mancanza di sistemazioni dignitose per dormire.


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Immagine social via Fanpage