Tutto quello che dovresti sapere sul Papilloma Virus
Immagine di Anton Nefedov via Flickr.

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Tutto quello che dovresti sapere sul Papilloma Virus

Ora tutti sono tornati a parlarne per via di Report, ma quanto sono informati veramente i giovani italiani? Ben poco.

Dopo l'ultima inchiesta di Report sulle presunte reazioni avverse ai vaccini contro il Papilloma Virus, gran parte del mondo scientifico è insorto contro quello che è stato definito dalla ministra Lorenzin un episodio di "grave disinformazione."

Ma al di là delle polemiche, in un paese in cui gli ultimi dati dell'Istituto Superiore di Sanità rilevano un aumento del numero di persone con un'infezione sessualmente trasmissibile confermata, ci si può augurare almeno che l'effetto più immediato della vicenda sia di stimolare un'onesta conversazione riguardo a un problema su cui molti—donne e uomini—hanno ancora le idee poco chiare, alternativamente facendosi prendere dal panico o decidendo di ignorare del tutto l'esistenza del problema.

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Cerchiamo dunque di fare un po' d'ordine: che cosa si intende per HPV o papilloma virus? Perché è considerato così pericoloso? Come si prende? Può colpire anche gli uomini? Esiste una cura? Dato che ogni volta che uso Google come manuale medico mi fa l'effetto di un caffè doppio nel mezzo di un attacco cardiaco, ho contattato un paio di esperti per avere qualche risposta.

DI COSA SI PARLA QUANDO SI PARLA DI HPV

Intanto chiariamo che con il termine HPV (acronimo di Human Papilloma Virus, il virus del Papilloma umano), si intende l'agente virale responsabile di un'infezione a trasmissione sessuale.

La più diffusa, peraltro: tra il 75 e l'80 percento della popolazione—maschi e femmine—ci viene a contatto, prima o poi, nell'arco della vita. Colpisce soprattutto le donne nella fascia di età che va dall'inizio dell'attività sessuale fino ai 25-30 anni, ma può causare tutta una serie di malattie, tra cui il cancro, anche negli uomini.

Quando si nomina l'HPV, poi, non si fa riferimento a un singolo virus, ma a una famiglia di ceppi—ne sono stati identificati più di 120—che si dividono sostanzialmente in due gruppi: "Quelli che hanno la predilezione, diciamo così, per la cute e formano verruche, e quelli che hanno la predilezione per le mucose," spiega il dottor Luciano Mariani, ginecologo, oncologo e responsabile dell'Unità HPV dell'Istituto Nazionale di Tumori del Regina Elena di Roma.

I secondi sono i più pericolosi e includono quelli identificati "ad alto rischio", ovvero che potrebbero portare allo sviluppo di un cancro. Quello del collo dell'utero, certo, riconosciuto dall'Organizzazione Mondiale della Sanità come il primo tumore totalmente riconducibile a un'infezione, ma non solo. L'HPV è responsabile anche di quasi tutti i carcinomi dell'ano, di circa metà di quelli del pene, di alcuni tumori della vagina, della vulva, e dell'oro-faringe. Quest'ultimo, in aumento, colpisce in maggioranza proprio gli uomini.

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È QUASI INEVITABILE PRENDERE L'HPV

Nei soggetti adulti, la trasmissione avviene essenzialmente nel corso di rapporti sessuali. Dunque perché avvenga un contagio, occorre che ci sia un contatto—anche solo cute a cute. A quanto ne sappiamo oggi, dunque, non si prenderebbe nei bagni pubblici, e tantomeno in piscina—a meno che non abbiate rapporti sessuali in un bagno pubblico o in una piscina, allora sì. (C'è da dire che alcuni scienziati sono più possibilisti in merito).

"Non si prende dagli slip, non si prende dagli asciugamani," rassicura il dottor Mariani.

Se però siamo abituati a considerare il preservativo la soluzione a tutte le malattie a trasmissione sessuale, in questo caso c'è un ulteriore problema: per questo tipo di virus nemmeno il preservativo sembra essere un'efficace protezione.

"L'uso del profilattico non protegge interamente dal contagio, lasciando scoperta la radice del pene ed il pube; e inoltre, anche in caso di rapporti incompleti, ci può essere contagio," spiega il dottor Carlo Maria Stigliano, esperto di HPV dell'Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani (AOGOI).

Ma nonostante la grandissima diffusione possa allarmare, Stigliano rassicura: "La semplice presenza del virus non significa malattie: quello che cerchiamo come medici è la presenza di lesioni, perché l'infezione di per sé potrebbe rivelarsi innocua e regredire spontaneamente. E del resto è proprio questa regressione il risultato che troviamo nella stragrande maggioranza della popolazione entro circa due anni dal primo contagio."

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Anche in presenza di condilomi—una specie di verruche, estremamente trasmissibili, causate da ceppi a 'basso rischio', ovvero che non hanno la potenzialità di causare il cancro—il preservativo, purtroppo, non può fare granché.

"Il problema del condiloma è che può crescere non solo sui genitali ma anche sull'area vicino ai genitali: la radice della coscia, il monte di Venere," spiega Mariani. "Ci vorrebbe una sorta di muta di lattice, praticamente!"

In attesa della muta, è giusto comunque ribadire, come fanno entrambi i medici, che sotto un profilo di protezione più ampio il preservativo resta importante. Insomma, il fatto che non possa proteggere dall'HPV non è una buona scusa per non usarlo.

SE NON SONO VACCINATA, COME POSSO PROTEGGERMI DAL CONTAGIO?

Praticamente non puoi. Al momento, l'unica arma è la vaccinazione. A partire dal 2007, in Italia, è disponibile per le ragazze undicenni, e da quest'anno anche per i maschi della stessa età, dopo che il Ministero della Salute l'ha inserita nei Livelli essenziali di assistenza sanitaria.

"A questa età si ottiene la migliore risposta delle difese immunitarie, perché è presumibile che non ci sia potuto ancora essere contagio per via sessuale. È comunque possibile e utile vaccinarsi spontaneamente anche dopo, fino ai 45 anni di età," spiega il dottor Stigliano.

E a distanza di dieci anni dall'inizio della campagna vaccinale per le ragazze, aggiunge: "Ora abbiamo oltre un milione di vaccinate; ma purtroppo la campagna ottusa e irresponsabile contro i vaccini ha fatto diminuire la copertura anche per questa vaccinazione, che è scesa dal 71 per cento al 56!"

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Antonio Perino, il direttore della Clinica Ginecologica e Ostetrica dell'Università di Palermo che è stato coordinatore per l'Italia dello studio internazionale FUTURE sull'efficacia del vaccino anti-HPV, spiega: "Sono vaccini di ultimissima generazione. Non contengono il virus vivo, non c'è il DNA del virus in questi vaccini." In pratica, il vaccino non contiene particelle infettanti e non può in nessun modo causare l'infezione. Quello che fa è stimolare una produzione di anticorpi in grado di sconfiggere il virus, in caso di eventuale contagio. Anche a distanza di anni.

"Il vaccino è stato proposto come strumento di prevenzione per il cancro del collo dell'utero, che è una patologia non più frequentissima come era in passato, grazie alle campagne di prevenzione effettuate con il pap test," chiarisce. "Ma resta sempre una grossa circolazione di questi virus, e soprattutto le lesioni pretumorali continuano a essere abbastanza frequenti nella popolazione. È una patologia che ha costi sociali e sociosanitari molto elevati."

I due vaccini più utilizzati sono il bivalente e il quadrivalente, mirati su due dei genotipi virali che causano da soli, in Italia, circa il 75 percento dei cancri del collo dell'utero e delle lesioni pretumorali, secondo quanto riporta Perino.

"Rimane poi un 25-30 percento di tumori o lesioni pretumorali che non sono coperti da questi vaccini; ecco perché poi è stato creato il nonavalente, che veramente può essere considerato un'arma quasi finale. Nel senso che copre oltre il 90-95 percento delle patologie," aggiunge.

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COME FACCIO A SAPERE SE HO L'HPV?

In assenza di sintomi evidenti—tipo i condilomi, per i quali si fa comunemente una diagnosi immediata, che non necessita approfondimenti—per le donne tra i 25 e i 64 anni è possibile identificare la fascia di rischio per il cancro del collo dell'utero dovuta alla presenza di HPV attraverso il programma di screening nazionale gratuito.

"Fino ad oggi abbiamo usato il pap test come primo test di screening, ma entro il 2018 tutte le ASL saranno chiamate ad avere invece come primo test l'HPV test, e solo in caso di positività di quest'ultimo si farà il pap test," commenta Mariani.

Per gli uomini, invece, le cose stanno diversamente. Lo screening ancora non esiste e, anzi, Mariani mette in guardia contro quello che chiama un "abuso" dei test dell'HPV nel maschio.

"Di HPV siamo circondati, ovunque, sul nostro corpo. È ubiquitario, questo virus," spiega. "Il motivo per cui si fa l'HPV test è per cercare sul collo dell'utero eventuali presenze di lesioni pretumorali." Una volta diagnosticate queste lesioni, e una volta che sono state trattate, si aspetta che il virus venga espulso dall'organismo—controllando che nel mentre non crei altre lesioni—e ci si può considerare a posto.

Nel maschio, però, questo non vale, come fa notare Mariani: "Il centro americano per le malattie infettive più importante, il CDC di Atlanta, non consiglia il test HPV nel maschio: questo perché non sappiamo ancora con esattezza quale sia la storia di questo virus nel maschio, e non è stato elaborato un test che dia le stesse informazioni che ci dà nella femmina. Ad oggi non sappiamo nemmeno se il tumore al pene sia prevedibile con un test. Siamo in situazioni completamente diverse."

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In caso di presenza di lesioni pretumorali sul collo dell'utero, sulla vagina, sulla vulva, si procede a una valutazione con la colposcopia, un esame che serve a rendere più visibile il collo dell'utero. Il più delle volte, se la colposcopia dà risultato positivo, è poi necessario fare una biopsia che confermi la natura di questa proliferazione, che nasce da un'infezione da HPV.

Per gli uomini l'unico strumento a disposizione è la peniscopia—il corrispondente della colposcopia: un'indagine a alto ingrandimento dei genitali maschili che va alla ricerca di qualche lesione legata all'HPV. "Per il resto, le acquisizioni del prossimo futuro ci diranno qualcosa di più," dice Mariani.

NON ESISTONO "MEDICINE" PER L'INFEZIONE DA HPV, MA ECCO COSA PUOI FARE

Non esiste, attualmente, una cura medica per l'infezione da HPV. Ma si possono curare i sintomi e le malattie che ne derivano, in attesa che il virus se ne vada, entro uno-due anni.

"Se c'è malattia, si tratta. Se c'è solo la presenza dell'HPV, non si tratta—e questo vale nella donna. Nel maschio, se c'è una malattia visibile, si tratta. Se non c'è malattia visibile, non si tratta," chiarisce il dottor Mariani.

In estrema sintesi: inizialmente c'è l'infezione, se il virus responsabile dell'infezione è ad alto rischio, con il tempo può portare allo sviluppo di una o più lesioni pretumorali, che in seguito—e se non vengono tenute sotto controllo medico, che è fondamentale per la risoluzione del problema—possono portare allo sviluppo del cancro. Ecco perché per le donne è fondamentale partecipare al programma di screening. Anche per quelle vaccinate.

In presenza di lesioni visibili, poi, ci si può sottoporre a una terapia che consiste nella distruzione della zona ammalata.

"Quello che, ad oggi, non abbiamo, è il farmaco antivirale," chiarisce Mariani. "Cioè: non esiste nessun farmaco che agisca contro l'HPV una volta che viene contratto. Quindi consiglio alle donne di non sottoporsi a trattamenti con integratori o cose del genere, che sono anche piuttosto costosi, perché non hanno nessuna efficacia."

Per usufruire del servizio nazionale di screening per la diagnosi precoce dei tumori femminili, consulta il sito della ASL della Regione in cui vivi.

Thumbnail via Flickr. Segui Cristiana su Twitter.