Manate sul Lambro

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Manate sul Lambro

Tra tutine aderenti, nomi da lottatori e un campionato europeo in una palestra qualsiasi alla periferia di Amburgo: Mirko Cecchi fotografa i wrestler brianzoli.

L’esperienza più vicina che ho avuto col wrestling è stata seguire Hogan Knows Best . Non mi piace la totale assenza di realismo degli incontri tra wrestler, però mi divertono gli uomini bolsi vestiti con tutine lucide aderenti. Anche la provincia di Monza-Brianza mi diverte, è l’uomo bolso vestito con tutina lucida aderente delle province lombarde. Mirko Cecchi ha trovato un gruppo di wrestler brianzoli, li ha seguiti in vari eventi nei paesini della Val Padana fino ad Amburgo, e li ha fotografati mentre ci davano dentro a darsele vestiti in modo buffo. Volendo evitare le botte, lascio che sia Mirko a parlarne. VICE: Come hai saputo della scena brianzola di wrestling?
Mirko Cecchi: Quando è uscito The Wrestler, l’associazione ICW (Italian Championship Wrestling) ha organizzato un evento a Monza. Io son sempre un po’ curioso di queste derive della cultura americana in Italia, quindi sono andato all’evento. La cosa mi ha interessato, e ho seguito altri eventi in giro per la Lombardia, nei paesini sconosciuti della Brianza. Poi sono andato in Germania, perché due dei loro atleti dovevano partecipare a un incontro europeo. Ma non l'ho fatto perché sono un fan del wrestling, non l’ho mai seguito. Come sono i fondatori della ICW?
Emilio Bernocchi, il responsabile dell’organizzazione (nome da lottatore: Mr. Excellent), mi ha raccontato che hanno trasformato in lavoro una passione iniziata con il wrestling televisivo negli anni Ottanta e Novanta. Si sono riuniti e da quattro gatti che erano hanno tirato fuori quello che è adesso la ICW: un’associazione che va avanti da 10 anni con più di duecento spettacoli alle spalle e che macina un po’ di soldi. Credo che viva anche un po’ di moda: hanno avuto un periodo di calo con la morte di Eddie Guerrero, poi è arrivato il film che ha portato nuovo pubblico. Quanti anni hanno i partecipanti agli spettacoli?
Quelli bravi hanno circa trent’anni. Poi con la scuola che hanno a Pavia riescono a tirare in mezzo ragazzi dai 18 anni in su. Si allenano duro e si menano duro—certo, si capisce che è tutto finto, però è comunque uno spettacolo intenso. Ci sono anche ragazzi magrolini, ma il pubblico vuole quelli grossi, il punto di riferimento è lo show americano dove sono tutti enormi. E per quanto riguarda le ragazze?
Le ragazze sono tre o quattro e si scontrano sempre tra loro. Una volta vince una e quella dopo l’altra. Alla fine si tratta di spettacoli a sé stanti, non c’è un “campionato” o delle classifiche. Il pubblico si fa prendere, ci sono degli incitatori ad hoc. È un carrozzone non luccicante come quello americano, però è fatto abbastanza bene. Mi aspettavo di peggio. Quanto pubblico c’è agli incontri?
A Monza, l’unico evento pubblicizzato a cui ho assistito, avevano riempito il palazzetto con qualche centinaio di persone. Ad ogni incontro gli atleti coinvolti erano una quindicina, più un’altra quindicina di persone che si occupavano dell’organizzazione. Che impressione ti hanno fatto questi ragazzi?
La prima cosa che ti viene da dire è: “Cazzo, non ti vergogni?” Mettono quelle tutine attillate, fanno mille facce e scene. Non sono dei tizi alti un metro e novanta pieni di muscoli che incutono timore, ma ragazzi poco più muscolosi della norma, quindi subito ti dà un po’ l’idea dello sfigato. Però uno sfigato di tutto rispetto, perché comunque fanno una cosa, la fanno bene, e hanno una folla che li acclama.

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Dove si procurano quelle tutine attillate?
Alcuni le comprano dagli USA o anche dal Messico—il pellicciotto di André Diamond viene dal Messico. Altri disegnano i modelli e se li fanno cucire, seguendo sempre il modello americano. Molti di loro fanno un investimento per prendersi le scarpe tecniche ultimo modello nel sito americano, come magari faccio io per comprarmi le ottiche in Giappone.

Riguardo la trasferta in Germania, hai visto differenze tra i wrestler italiani e stranieri?
I tedeschi, inglesi e francesi sono più adulti, hanno 35-36 anni, anche over 40, perché in quei Paesi il movimento è partito molto prima e non è ridicolizzato come da noi. Sono un po’ più piazzati, ma alcuni fisicamente anche più malandati. L’evento a cui ho assistito era sponsorizzato come “Campionato Europeo di Wrestling”, ma era alle 4 di pomeriggio nella periferia di Amburgo in una palestra qualsiasi—mancava del tutto l’atmosfera. Ti sono sembrati dei tipi disponibili?
Be’, di base sono persone vanitose, gli faceva piacere essere fotografati, anche se credo ci fosse la paura latente di essere travisati.Come un paio d’anni fa, quando erano uscite notizie di consumo di anabolizzanti… ci tenevano a trasmettere una certa serietà. Ed è giusto, ma si tratta comunque di una specie di circo itinerante, perciò bisogna prenderla anche per quello che è. Hai cambiato opinione su di loro dopo averli seguiti?
Sì. Prima pensavo fossero ridicoli, adesso penso che sia uno spettacolo di intrattenimento. Li reputo un po’ dei nerd, li rispetto per la capacità organizzativa e la capacità fisica non indifferente. Però tu fare wrestling, no.
No, no. L’altra notte ho sognato di essere sul ring, mi sentivo in imbarazzo già nel sogno.

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