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rapporto anac

I whistleblower italiani sono sempre di più

Il rapporto ANAC, che va da settembre 2014 al 31 maggio 2016, mostra l'evoluzione del fenomeno nel nostro Paese e il modo in cui il whistleblowing si sta piano piano affermando nella cultura del nostro territorio.
[Foto via Tech in Asia/Andre Gunawan]

Sono usciti i risultati del primo monitoraggio italiano sul whistleblowing, condotto dall'ANAC – Autorità Italiana Anti-Corruzione.

Come spiegato in questo articolo da Philip di Salvo, con whistleblowing "si intende l'atto di rivelare informazioni dall'interno di un'organizzazione nell'interesse pubblico. L'idea è quella di fischiare ("to blow") dentro a un fischietto ("whistle") per attirare l'attenzione attorno a qualcosa di irregolare e che sta accadendo in modo oscuro."

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Il periodo di riferimento dell'analisi dell'ANAC, che va da settembre 2014 al 31 maggio 2016, mostra l'evoluzione del fenomeno nel nostro Paese e il modo in cui il whistleblowing si sta piano piano affermando nella cultura del nostro territorio.

Sono 299 le segnalazioni totali arrivate nel periodo in questione, di cui 16 nel 2014, 200 nel 2015 e 83 in questi primi cinque mesi del 2016. Se nel 2014 la media si attestava a sole quattro segnalazioni mensili, l'anno successivo si è dunque saliti ad una media di 17 segnalazioni al mese — un trend confermato anche quest'anno.

È soprattutto il sud la terra delle irregolarità, o meglio di quelle denunciate: da qui arriva il 40 per cento sul totale delle segnalazioni. A Milano si contano 13 segnalazioni lo scorso anno, nessuna in quello precedente. A Palermo rispettivamente 8 e 21.

La "città del whistleblowing" è però, al momento, Roma: le 28 segnalazioni dello scorso anno sono in effetti - secondo il rapporto - il numero più alto registrato a livello locale. Altre realtà mostrano invece una totale verginità del fenomeno, come avviene nel Comune di Firenze dove per tutto il periodo analizzato non è mai stato presentato alcun tipo di denuncia.

Che cosa si denuncia in Italia?

L'indagine prende poi in considerazione le diverse tipologie di segnalazioni, portando così ad una categorizzazione della corruzione denunciata. In cima al podio nel 2016, la corruzione e cattiva amministrazione con il 27,8 per cento di segnalazioni a livello nazionale. Seguono in ordine, appalti illegittimi con 21,1 per cento, demansionamento e trasferimenti illegittimi derivanti da segnalazioni – una sorta di whistleblowing nel whistleblowing insomma – con il 15,6 per cento delle segnalazioni e infine incarichi e nomine illegittime con il 12,2 per cento.

A Roma, la città con più denunce, il fenomeno riguarda soprattutto il malfunzionamento degli uffici del dipartimento tutela ambientale, la richiesta di compenso economico per sostituzione del turno di lavoro, il comportamento inadeguato della Polizia locale, l'abuso edilizio e l'inosservanza dell'orario di lavoro con uso non corretto del badge personale.

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Per quanta riguarda Milano, sono state segnalate condotte quali lo spreco di denaro pubblico per acquistare un software, presunte irregolarità nell'applicazione del contratto decentrato della Polizia Locale, presunte irregolarità nell'attribuzione di incarichi di progettazione e direzione lavori, ipotesi di abuso nel rimborso ai dipendenti.

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Le piattaforme di whistleblowing

Uno dei casi più interessanti a livello nazionale è rappresentato da ExpoLeaks, la piattaforma indipendente dedicata alle segnalazioni sulla grande manifestazione tenutasi a Milano nel corso del 2015 su iniziativa del centro di giornalismo di inchiesta IRPI (Investigative Reporting Project Italy) e diventata poi il libro 'Scacchiera Expo'. IRPI aveva già lanciato, nel 2013, IrpiLeaks.

L'ANAC intanto sta lavorando su una piattaforma informatica, per la quale si sta attendendo di assegnare i lavori di manutenzione, che possa consentire un maggiore rapporto di riservatezza, la sicurezza nella gestione dei dati, il riscontro a chi segnala e quindi la possibilità di rendere il più possibile efficiente il whistleblowing nel suo complesso.

Sempre di questi giorni è poi la notizia dell'apertura presso il Comune di Bari di una piattaforma apposita, sviluppata dalla ClioCom di Lecce, attraverso la quale il dipendente comunale potrà inviare la sua denuncia relativa a eventuali condotte illegali, facendo scattare i controlli.

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Come si legge su Bari Today, "Il dipendente che accede al sistema si identifica attraverso un codice (non sono comunque previste né accettate segnalazioni anonime) e invia la sua denuncia che, coperta da riservatezza sull'identità, arriva al responsabile anti corruzione del Comune. Si neutralizza così il rischio di eventuali pressioni e discriminazioni, dirette e indirette, sia sul dipendente che effettua la segnalazione, sia sul soggetto che la gestisce."

Ma tornando a livello nazionale, che fine fanno tutte le segnalazioni dei whistleblowers?

L'analisi dell'ANAC si occupa anche di questo, sottolineando che se il 37 per cento delle segnalazioni del 2016 sono state archiviate, dall'altra parte il 9 per cento sono state definite – con il coinvolgimento degli organi giudiziari preposti - mentre per il restante 54 per cento c'è un'istruttoria in corso.

A pochi giorni dalle parole di Piercamillo Davigo, Presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati, che ha definito il whistleblowing "una cosa stucchevole, fumo negli occhi," i dati dell'ANAC mostrano un lento e progressivo radicamento della cultura della "soffiata interna" nella lotta alla corruzione in Italia. Numeri ancora bassi, ma un primo passo soprattutto in rapporto allo zero assoluto ante-2014.

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Illustrazione di Andre Gunawan via Tech in Asia