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Attualità

Cosa dobbiamo aspettarci se la destra vince le elezioni in Italia

Dalla flat tax al "blocco navale," ecco le principali proposte della coalizione di destra per le elezioni del 25 settembre.
Leonardo Bianchi
Rome, IT
JT
illustrazioni di Jurio Toyoshima

Mancano poco più di due settimane al voto, e stando agli ultimi sondaggi la coalizione di destra—formata da Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi Moderati—è destinata a vincere le elezioni con più del 46 percento dei voti.

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Secondo alcune proiezioni, inoltre, la vittoria potrebbe essere davvero a valanga. Grazie alla legge elettorale (il cosiddetto “Rosatellum”) e il taglio dei parlamentari (approvato dal Parlamento e confermato da un referendum), la destra potrebbe conquistare due terzi dei seggi alla Camera e al Senato.

Con una simile maggioranza si può fare quasi tutto senza incontrare resistenze—dal riformare la Costituzione senza passare per un referendum confermativo, cosa che Fratelli d’Italia vorrebbe fare per introdurre il presidenzialismo, fino a nominare buona parte del Consiglio superiore della magistratura (Csm).

Comunque vada, il prossimo governo si troverà di fronte a una situazione interna e internazionale molto complicata, segnata dall’inflazione, dalla crisi energetica, dal caro bollette, dalla guerra in Ucraina, dalla pandemia di Covid-19 e tanti altri dossier spinosi.

Ma come intendono affrontare questi problemi i vari partiti della coalizione di destra? Qual è la loro idea dell’Italia? E cosa dice il loro programma?

Della parte relativa a Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia mi ero già occupato qualche settimana fa; qui di seguito invece ho raccolto e analizzato otto proposte chiave, basandomi sui testi ufficiali della forze politiche di destra, nonché sulle dichiarazioni pubbliche dei vari leader.

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Reddito di cittadinanza

Partiamo dal reddito di cittadinanza, il sostegno al reddito che coinvolge 2,49 milioni di persone per un importo medio di circa 500 euro al mese. La misura, introdotta nel 2019, è una delle più discusse di questa campagna elettorale.

Il Movimento 5 Stelle (che è stato il primo promotore) e la coalizione di centrosinistra lo vuole mantenere ed eventualmente migliorare, mentre la destra vuole sbarazzarsene perché a suo dire costa troppo (circa 7 miliardi di euro all’anno), non serve a niente e ha “favorito il lavoro nero.”

Nel programma della coalizione è prevista la “sostituzione dell’attuale reddito di cittadinanza” con “misure più efficaci di inclusione sociale e di politiche attive di formazione e di inserimento nel mondo del lavoro”—senza però specificare quali.

In un video su Facebook, Meloni ha detto di voler introdurre “uno strumento” (anche qui, senza spiegare quale) a tutela dei “soggetti effettivamente fragili,” ossia “disabili, over 60 e famiglie con minori a carico privi di reddito.” Matteo Salvini invece ha annunciato che l’eventuale misura di sostegno al reddito del governo di destra sarà subordinata all’accettazione di un qualsiasi lavoro: “se rifiuti anche una sola offerta perdi subito il beneficio.”

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Flat tax

La cosiddetta flat tax, cioè “imposta piatta,” è uno dei cavalli di battaglia della Lega. La proposta contempla un’aliquota unica al 15 percento per tutti i contribuenti, a prescindere dalla ricchezza. Anche Forza Italia vorrebbe introdurre una flat tax, con aliquota al 23 percento.

La proposta è molto criticata, e non solo dal centrosinistra, principalmente per tre motivi. Il primo è la sua potenziale incostituzionalità, visto che l’articolo 53 della Costituzione sancisce che “tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva”; un’aliquota unica non è affatto progressiva.

Il secondo è il costo di una simile misura: la flat tax della Lega, ad esempio, priverebbe le casse dello Stato di circa 60 miliardi di euro all’anno—una cifra spropositata.

Il terzo, infine, è la diseguaglianza insita nella flat tax: come ha calcolato il sito economico Lavoce.info, a beneficiare del risparmio di imposta sarebbe soprattutto chi è già ricco.

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Caro bollette e crisi energetica

Tra inflazione, tagli di forniture di gas da parte della Russia e rincari record sulle bollette, il prossimo inverno non si prospetta esattamente facile—al punto che si parla di razionamenti.

Per contrastare tutto ciò, la coalizione di destra ha in mente di intervenire su diversi fronti sia sul breve che sul lungo termine. Il primo è quello di prorogare le misure del governo Draghi, in particolare il taglio delle accise sui carburanti nonché i crediti d’imposta su gas ed energie per le imprese.

Il secondo è appoggiare il price cap, cioè il tetto al prezzo dell’energia a livello europeo—una proposta condivisa da praticamente tutti i partiti italiani—che però non sarà facilissimo da implementare, anche perché Vladimir Putin ha già annunciato l’interruzione totale delle esportazioni di gas e petrolio.

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Il terzo, infine, è quello di lungo periodo: riguarda le trivellazioni per estrarre gas naturale (un tema molto controverso, sui cui sia Salvini e Meloni hanno fatto innumerevoli capovolte) e l’energia nucleare.

Nel programma della coalizione si spinge per la “creazione di impianti di ultima generazione senza veti e preconcetti, valutando anche il ricorso al nucleare pulito e sicuro.” Matteo Salvini, che è uno dei maggiori sponsor del nucleare italiano, lo scorso giugno ha proposto di costruire una centrale nucleare di “nuova generazione” nel quartiere Baggio a Milano.

Guerra in Ucraina

L’invasione russa dell’Ucraina, come si sa, è strettamente legata alla crisi energetica ed economica; ma è pure il tema su cui la destra appare decisamente divisa.

Giorgia Meloni, che in un passato non troppo lontano era una grande fan di Putin, ha ribadito più volte che la linea di un suo eventuale governo non cambierebbe da quella di Mario Draghi: proseguirebbe dunque nel sostegno all’invio di armi e alle sanzioni contro la Russia.

Diversa invece è la posizione di Matteo Salvini, che nelle ultime settimane si è schierato con una certa foga contro le sanzioni: a suo dire sarebbero sostanzialmente inutili e controproducenti. Al forum di Cernobbio—tenutosi lo scorso weekend—il leader della Lega ha fatto una tirata di nove minuti contro le sanzioni proprio di fianco a Meloni, che in tutta risposta si è messa le mani tra i capelli.

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Infine, c’è Silvio Berlusconi. Oltre a essere un amico storico di Putin, anche l’ex premier ha rivisto le sue posizioni: in un recente intervento ha detto che il presidente russo è stato costretto a invadere perché costretto “dalla sua gente” e dai comunisti (sul serio).

Leva militare obbligatoria

Per Matteo Salvini sembra esserci una soluzione a tutti i problemi: la reintroduzione della leva militare obbligatoria, sospesa nel 2005.

Il segretario leghista la richiede a gran voce almeno dal 2015. Nel 2017, ospite della festa di Fratelli d’Italia, aveva detto che “farebbe bene ai nostri ragazzi e ragazze”; nel 2018 l’aveva presentata come una misura “contro il terrorismo”; nel 2019 l’ha evocata da ministro dell’Interno, auspicando per i giovani italiani un anno “con gli alpini.”

Nelle ultime settimane è tornato alla carica, questa volta in funzione anti-bande giovanili: “a quelli delle baby gang calci in culo e servizio militare,” ha affermato durante un comizio a Rovereto.

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La Lega ovviamente ha inserito il servizio militare obbligatorio nel suo programma, ma in quello comune del centrodestra non c’è—dopotutto, la leva era stata sospesa dall’allora governo Berlusconi; lo stesso leader di Forza Italia ha rivendicato la decisione, che “ha regalato un anno di libertà” ai giovani per “lavorare o studiare.”

La proposta non è vista di buon occhio nemmeno dagli stessi militari. Antonio Nicolosi, il segretario generale di Unarma (il sindacato dell’Arma dei carabinieri) l’ha definita “un palliativo,” dato che “arruolare giovani impreparati rischia di creare complicazioni […] in un momento delicato per la difesa internazionale.”

Aborto

Il programma della destra non dice nulla sull’aborto, limitandosi a proporre un pacchetto di misure a “sostegno della famiglia e della natalità.” Sul punto Giorgia Meloni ha comunicato che la legge 194, quella che regola l’interruzione volontaria di gravidanza in Italia, non sarà abrogata né modificata.

Ma sono rassicurazioni che lasciano il tempo che trovano. Anzitutto, come ricorda sull’Espresso il giornalista Simone Alliva, nel 2018 Meloni è stata la prima leader di partito a firmare il “Manifesto per la vita e la famiglia” di ProVita & Famiglia, una delle associazioni ultracattoliche che ha organizzato i Family Day degli scorsi anni.

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Il manifesto conteneva una serie di impegni, tra cui bloccare “ogni atto teso a diffondere l’indottrinamento gender nelle scuole.” La vicinanza di Meloni al mondo ultracattolico si è inoltre concretizzata nella candidatura di Maria Rachele Ruiu, che fa parte del direttivo di ProVita & Famiglia.

Poi ci sono gli atti concreti nelle regioni in cui governa Fratelli d’Italia. In Piemonte, l’assessore alle politiche sociali Maurizio Marrone non solo ha autorizzato le associazioni anti-scelta ad accedere ai consultori e organizzare spazi all’interno di Asl e ospedali, ma ha stanziato 400mila euro per progetti di “tutela materno-infantile” —ossia progetti fatti dalle stesse associazioni antiabortiste.

Nelle Marche, la giunta regionale di destra ha rifiutato di applicare le linee guida del Ministero della Salute sulla somministrazione della pillola Ru486. Per giustificare le limitazioni all’aborto farmacologico, il capogruppo di FdI Carlo Ciccioli ha tirato in ballo la teoria della “sostituzioni etnica,” sostenendo che l’Ivg farebbe aumentare i bambini “stranieri” e diminuire quelli “italiani.”

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Blocco navale

Da anni la principale proposta di Meloni è quella di un “blocco navale” per fermare le imbarcazioni che partono dal Nord Africa—una misura che, oltre a essere crudele e disumana, è totalmente inattuabile visto che equivale a dichiarare guerra a uno stato terzo.

Tra l’altro, la proposta non è vista con troppo favore nemmeno dai suoi alleati. Matteo Salvini vorrebbe semplicemente reintrodurre i suoi “decreti sicurezza,” modificati dal governo gialloverde e dichiarati in parte incostituzionali dalla Corte Costituzionale.

Come fa notare il giornalista Luca Misculin su Il Post, in realtà il “blocco navale” di Meloni non è un vero e proprio blocco navale, ma piuttosto la riproposizione delle fallimentari politiche degli ultimi anni (portate avanti anche dai governi di centrosinistra, va detto).

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Tra queste ci sono il finanziamento della cosiddetta Guardia costiera libica, che in realtà è gestita da milizie armate; il restringimento della protezione umanitaria e del diritto d’asilo; i respingimenti, che sono contrari al diritto internazionale; e il finanziamento di “hotspot nei territori extra-europei,” cioè centri di detenzione in cui si commettono abusi e violazioni dei diritti umani di ogni tipo.

Pandemia

Anche se la fase più acuta è finita, non siamo affatto fuori dalla pandemia di Covid-19. Al contrario: l’Organizzazione Mondiale della Sanità e gli esperti temono una nuova ondata autunnale, alimentata da nuove varianti in grado di eludere la risposta immunitaria sviluppata con i vaccini e le precedenti infezioni.

Nel programma della destra, tuttavia, ci sono solo vaghe dichiarazioni di principio; alcune di queste strizzano l’occhio alle posizioni anti-restrizioni e antivacciniste.

In quello comune ci si limita a proporre “adeguamenti strutturali—come la ventilazione meccanica controllata e il potenziamento dei trasporti—senza compressione delle libertà individuali.” Fratelli d’Italia, dal canto suo, chiede l’istituzione di una commissione d’inchiesta sulla “gestione medica ed economica della pandemia” (come se si trattasse di una cosa lontana, per l’appunto), nonché sulle “reazioni avverse da vaccino” (uno dei cavalli di battaglia dei movimenti antivaccinisti).

Anche la Lega ribadisce la sua contrarietà a green pass e obbligo vaccinale—provvedimenti che comunque ha votato in Parlamento—e promette il “riconoscimento della piena tutela della persona in caso di danni alla salute per eventuali reazioni avverse da vaccino” (un riconoscimento che, tra l’altro, già è previsto dalla legge), nonché la promozione delle cosiddette “cure domiciliari” (nessuna delle quali è risolutiva). 

Non va poi dimenticato che, nel corso dell’emergenza sanitaria, sia Meloni che Salvini hanno diffuso a piene mani disinformazione su diversi aspetti—dai vaccini fino alle “cure domiciliari” promosse senza alcuna base scientifica, passando per le teorie del complotto sul virus creato in laboratorio dalla Cina

Più in generale, come ha sottolineato Nino Cartabellotta (presidente della Fondazione Gimbe), in questa campagna elettorale la sanità è “di nuovo relegata ai margini dell’agenza politica.” E nei programmi dei partiti di destra tutti i problemi di medio-lungo termine causati dal Covid-19—tra cui il carico abnorme sul sistema sanitario, l’impatto del Long Covid e le conseguenze sulla salute mentale—non sono minimamente presi in considerazione.

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