Come il meteo online è diventato il regno del clickbait buongiornista

FYI.

This story is over 5 years old.

Attualità

Come il meteo online è diventato il regno del clickbait buongiornista

Perché le pagine italiane di previsioni del tempo hanno iniziato a postare immagini della buonanotte e meme da cinquantenni su Facebook?

Abitando a Milano e muovendomi quasi sempre in bicicletta, sapere che tempo farà durante la giornata è fondamentale. Ricordo di aver sempre consultato le previsioni meteo in maniera casuale, dove capitava, finché un'amica, dopo l'ennesimo temporale preso in pieno, mi convertì all'unica vera fede: 3BMeteo.

Da allora ho sempre ostentato disprezzo per chi utilizza altri servizi, come IlMeteo.it o peggio ancora le previsioni dell'iPhone. 3BMeteo per me è un po' come un oracolo in diretto contatto le imperscrutabili divinità celesti. Non è una questione di affidabilità, non mi sono mai preso la briga di fare dei confronti con altri servizi del genere. Ci credo e basta.

Pubblicità

Poi, quando tre anni fa IlMeteo.it ha fatto parlare di sé per aver rilanciato una bufala sulle scie chimiche—nello specifico, un articolo (ancora online) titolato a caratteri cubitali "SCIE CHIMICHE: ora è ufficiale!"—ho capito di stare dalla parte giusta. È stata anche la prima volta che sono entrato in contatto con un fenomeno relativamente nuovo dell'internet italiano: il clickbait meteorologico.

Ovvero, per fare un esempio pratico, questo:

Quello delle scie chimiche, infatti, è stato un caso limite ma non isolato. La pagina Facebook de IlMeteo.it dedica solo una frazione dei suoi post giornalieri a quello che dovrebbe essere il suo argomento principale, il meteo, preferendo postare meme del buongiorno/della buonanotte da cinquantenne e, appunto, articoli che seguono scrupolosamente le regole del perfetto clickbait: caps lock, puntini di sospensione, sensazionalismo, contenuto informativo nullo, invito a cliccare per saperne di più.

Anche le previsioni del tempo si conformano a questo stile drammatico, tra espressioni orrorifiche tipo "Estate 2017: Italia nel forno" e nomi altisonanti tratti dalla mitologia classica dati ai fenomeni atmosferici—un'abitudine comune a tutti i siti di meteorologia, ma che non ha nulla di scientifico o ufficiale.

E poi ci sono i video di cuccioli.

Non è solo IlMeteo.it a comportarsi così: anche le pagine Facebook degli altri siti di previsioni del tempo postano lo stesso tipo di cose, chi più chi meno. Per fare qualche esempio:

Pubblicità

Il clickbait meteorologico non è un fenomeno esclusivamente italiano. A inventarselo è stato Weather.com, il sito dello storico canale tv The Weather Channel, che a partire dal 2014 è stato il primo ad associare meteo e contenuti di questo tipo—spesso con risultati davvero memorabili. La sua pagina Facebook continua tuttora a postare video di ricette o di animaletti carini (esempio: un maiale che mangia l'anguria) ma lo stile dei contenuti è un po' più sobrio rispetto a IlMeteo.it.

La pagina Facebook di Weather.com ha oltre 7 milioni di like, quella de IlMeteo.it oltre 3. Di fronte a questi numeri, viene da chiedersi una cosa: perché mai qualcuno dovrebbe seguire su Facebook un servizio di meteorologia, invece che limitarsi a consultarlo quando ne ha bisogno, sul sito o sull'app?

Rigirata dal lato di chi ha interesse a mantenere e incrementare questi numeri, la domanda suona così: come faccio a non annoiare un pubblico di milioni di persone con un contenuto tecnico, ripetitivo e il cui essere ben poco interessante è addirittura un cliché come il meteo? La risposta, hanno scoperto questi servizi, è inserire il meteo negli schemi più bassi della viralità su internet.

Pubblicità

Anche in questo caso, né la domanda né la risposta sono cose nuove. Prima di internet, il problema di come rendere interessanti le previsioni del tempo è stato affrontato dalla televisione—che ha provato prima a farle condurre a personaggi buffi con costumi da cartone animato e poi a ragazze sempre meno vestite. Le cosiddette "weather girl," modello importato in Italia prima dalla Rai con le "signorine buonasera" e poi da Mediaset con le "meteorine" di Studio Aperto e del Tg4.

È stata sempre Mediaset a presentare al grande pubblico i servizi di meteorologia privati—nello specifico il Centro Epson Meteo, fondato nel 1995 dal colonnello Mario Giuliacci, che qualche anno più tardi sarebbe stato il primo meteorologo a diventare un personaggio televisivo e una specie di meme. Uscito da Mediaset nel 2010, oggi Giuliacci si è messo in proprio aprendo un suo sito di previsioni del tempo che però, nonostante la fama del suo fondatore, non sembra reggere il confronto con altri servizi.

Il meteo del Tg5 condotto da Giuliacci nei primi anni Duemila

Sempre a proposito di numeri: in un'intervista del 2012, Antonio Sanò (fondatore e amministratore delegato de IlMeteo.it) ha rivelato le cifre della raccolta pubblicitaria del sito per l'anno precedente: 5 milioni di euro, cifra che da allora immagino essere ulteriormente cresciuta.

Il fatto che questi soldi arrivino dai click—stimolando di conseguenza l'uso del clickbait e di altre strategie per gonfiare il numero di visite—e che il mondo delle previsioni del tempo online sia in sostanza una giungla senza norme, un'autorità di garanzia e un percorso di formazione ha già attirato le critiche degli esperti. Uno dei motivi di critica è l'abitudine di offrire previsioni del tempo anche a 15 giorni, nonostante oltre i quattro giorni non sia possibile farne di scientificamente fondate.

Pubblicità

Ma se la formula funziona, vuol dire che qualcosa è cambiato anche dal lato della domanda. Non c'è più solo l'interesse di chi dipende dall'andamento del tempo per la propria attività economica o quello occasionale di chi vuole farsi un weekend al mare o andare a un concerto all'aperto: l'attenzione per il meteo è più generalizzata e più costante—anche perché oggi le previsioni non sono più un appuntamento fisso al telegiornale ma qualcosa che possiamo consultare in ogni momento.

C'è poi un altro aspetto: i cambiamenti climatici e i fenomeni meteorologici sempre più estremi, che sono una benedizione per i siti di meteo privati perché li aiutano a catturare l'interesse degli utenti—basti pensare a espressioni nuove come "bomba d'acqua" per indicare un temporale particolarmente forte, una definizione non scientifica ma ormai diffusa nel linguaggio comune.

Da qui l'incredibile partecipazione causata dai video amatoriali di trombe d'acqua, nubifragi e grandinate che IlMeteo.it condivide a decine, anche se si tratta di fenomeni che tutti abbiamo visto e sperimentato chissà quante volte nella vita.

"Non è nulla di nuovo," mi ha spiegato Gian Paolo Minardi, meteorologo di ARPA Lombardia. "È la classica dinamica che ritroviamo nella comunicazione, anche in altri campi: c'è sempre qualcuno che alza la voce più degli altri, per attirare l'attenzione. Noi dell'ARPA siamo un servizio pubblico e quindi cerchiamo di utilizzare una terminologia più moderata, rigorosa e ufficiale. Ma l'aspetto comunicativo fa parte della scienza meteorologica, non se ne può fare a meno."

Nonostante l'enorme differenza di toni e di stile, secondo Minardi meteorologia pubblica e privata possono tranquillamente convivere, anche perché la richiesta è in crescita e c'è spazio per tutti. "Ma il pubblico dovrà imparare pian piano a utilizzare gli strumenti che ha a disposizione. Prima era la televisione, ora sono i social: ogni mezzo ha le sue potenzialità e i suoi limiti."

E in effetti è possibile che il clickbait meteorologico sia destinato a scomparire per la progressiva assuefazione del pubblico, così come sembra essere tramontata—almeno in Italia—l'epoca d'oro di "meteorine" e affini. Ma i servizi di meteo sono insidiati da una minaccia ancora più concreta: Facebook e Google. Cercando "meteo" su Google, ad esempio, il motore di ricerca offre già la risposta sfruttando dati estrapolati da weather.com—un servizio che ha già messo in crisi altri siti web che basavano la propria sopravvivenza sul traffico derivato dalle ricerche.

Le previsioni del tempo di Facebook, Google e quelle impostate di base sull'iPhone hanno grafiche minimali e notifiche personalizzate ammiccanti: nulla di più diverso dal caps lock e dalle foto di termometri roventi a bassa definizione che affollano IlMeteo.it. Il futuro della meteorologia online sembra riservare accentramento e standardizzazione. Le previsioni al riguardo dicono che il meteo tornerà a essere soltanto una faccenda di utilità quotidiana e un argomento noioso con cui iniziare le conversazioni.

Segui Sebastian su Twitter