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Tortellini al ragù e vomito: ho assaggiato le Razioni K dell'esercito italiano

La Razione K è il cibo che i soldati di tutto il mondo mangiano in missione. Quella italiana ha la fama di essere tra le più buone e ricercate, così ho deciso di assaggiarla.

"Quando c'è la guerra, a due cose bisogna pensare prima di tutto: in primo luogo alle scarpe, in secondo luogo alla roba da mangiare; e non viceversa come ritiene il volgo: perché chi ha scarpe può andare in giro a cercare da mangiare, mentre non vale l'inverso."
—Primo Levi

Pare che Napoleone Bonaparte sia stato tra i primi a comprendere l'importanza di una corretta alimentazione per i suoi uomini, affermando che "è il cibo che fa il soldato." Di certo l'aveva capito anche il fisiologo americano Ancel Keys, poi diventato famoso come il primo teorico della dieta mediterranea, che nel 1941 dopo diversi studi e test arrivò a creare la prima versione della moderna Razione K—il cibo che i soldati di tutto il mondo mangiano durante le loro missioni.

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Keys lavorava per conto del Dipartimento della Guerra degli Stati Uniti, che aveva bisogno di un nuovo tipo di razione individuale che fosse non deperibile, sempre pronta per il consumo, economica e facile da trasportare, ma che allo stesso tempo assicurasse il giusto apporto nutrizionale ai soldati al fronte. Durante la seconda guerra mondiale la razione ideata da Keys fu sperimentata su alcuni reparti d'élite dell'esercito americano, per poi diventare più tardi uno standard alimentare negli eserciti di tutto il mondo, secondo diverse varianti che si adattano alla cultura e alle tradizioni culinarie locali.

Proprio per il suo carattere universale, oggi la Razione K sembra essere diventata quasi un elemento della cultura di massa. L'anno scorso, durante Expo, la Triennale di Milano ha ospitato una mostra sul tema in cui erano esposte le sue varianti in dotazione alle forze armate dei vari paesi. Inoltre è una sorta di Santo Graal per la sottocultura prepper: nei forum di settore si possono trovare discussioni su quale paese abbia la migliore e testimonianze di persone che ci basano la loro alimentazione. C'è poi chi si chiede se non facciano male, se "per conservarle così a lungo non siano state trattate con agenti chimici dannosi," e chi ancora vorrebbe farne scorta e chiede informazioni su dove procurarsele.

Su una cosa tutte queste testimonianze sembrano concordare: le Razioni K italiane sarebbero le migliori e le più ricercate—oltre che le uniche a contenere elementi importanti ma troppo spesso trascurati come gli spazzolini da denti usa e getta. Per scoprire se è davvero così, ho deciso di assaggiarne una. Dopo essermela procurata per vie traverse, ho coinvolto il mio amico Federico—fedele compagno con cui qualche tempo fa avevo già provato la cucina futurista—e giovedì scorso, dopo il lavoro, siamo partiti per questa missione.

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Tutte le foto di Stefano Santangelo.

Bisogna precisare che non è che i soldati mangino sempre e solo questa roba, anzi: in teoria le Razioni K vengono utilizzate solo per quelle missioni che non prevedano il rientro alla base per più giorni di fila. Proprio per garantire un minimo di varietà alimentare durante queste missioni la Razione K italiana esiste in sette moduli diversi, uno per ogni giorno della settimana e ciascuno assemblato con un diverso assortimento di cibi.

Ogni modulo è composto da tre scatole di cartone, ciascuna contenente l'occorrente per uno dei tre pasti principali della giornata: colazione, pranzo e cena. Oltre al cibo, dentro ci sono posate di plastica, tovaglioli di carta, sacchetti di carta per l'immondizia, un fornello scaldarancio, un pacchetto di fiammiferi e diverse pastiglie di un combustibile non meglio identificato—ma presumibilmente letale, visto che il foglietto informativo riportava l'avvertenza di "non toccarlo per nessun motivo, non inalarne i vapori e non farlo venire a contatto con la gavetta."

Non avendo una vera gavetta, abbiamo ripiegato su un pentolino. Dopo aver scartato la razione e aperto il primo dei tre moduli abbiamo deciso di spostarci sul balcone per accendere il fuoco e prepararci la colazione.

COLAZIONE

Contenuto: un fornelletto scaldarancio, sei pastiglie di combustibile, un pacchetto di fiammiferi antivento, tre stuzzicadenti, tre spazzolini usa e getta, un tubetto di dentifricio, tre sacchetti marroni per i rifiuti, due pacchetti contenenti ciascuno quattro caramelle alla frutta, una tavoletta di cioccolato, quattro compresse di disinfettante per acqua, una bustina di caffè solubile, una bustina di zucchero, un tubetto di latte condensato zuccherato, un pacchetto di biscotti dolci, un cucchiaio di plastica, un tovagliolo, una bustina di sale.

Per prima cosa abbiamo riempito il pentolino con l'acqua del rubinetto, così da prepararci il caffè e il latte. Per maggior realismo, prima di scaldarla, abbiamo deciso di purificare l'acqua con una compressa di disinfettante. Dopotutto, al fronte non c'è l'acqua del rubinetto.

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Quando è stato tutto pronto ci siamo seduti a fare colazione: io ho bevuto il caffè, Federico il latte, mentre abbiamo stabilito di dividerci la tavoletta di cioccolato, le caramelle e i biscotti. Caffè e latte facevano schifo—non tanto per la qualità degli ingredienti di base, abbiamo ipotizzato, quanto per il fatto che dopo la disinfezione l'acqua con cui li avevamo preparati sembrava presa direttamente da una piscina. Il mio caffè sapeva soltanto di cloro, ma il latte forse conservava almeno un vago sentore del suo sapore originario.

Per quanto riguarda il resto, le caramelle erano buone—nel senso che erano normalissime caramelle alla frutta. Il cioccolato a guardarlo sembrava un reperto archeologico, ma il sapore era decente. Il cosiddetto "biscotto dolce" invece non riesco a spiegarmi come possa essere stato definito "dolce", visto che aveva la stessa consistenza del cartone che lo conteneva e che a livello di sapore la cosa più vicina che ho mai assaggiato è l'ostia della comunione.

Finito di fare colazione abbiamo lavato le tazze, buttato la spazzatura in uno degli appositi sacchetti e aperto la seconda parte della razione, quella dedicata al pranzo.

PRANZO

CONTENUTO: un barattolo di tortellini al ragù, un barattolo di wurstel, due pacchi di cracker, un barattolo di macedonia di frutta, quattro compresse vitaminiche, tre compresse di crusca, una bustina di caffè solubile, una bustina di zucchero, un coltello di plastica, un forchetta di plastica, un cucchiaio di plastica, un tovagliolo di carta.

A giudicare dalla quantità di cibo contenuta nella parte della razione dedicata al pranzo, questo dev'essere senza dubbio il pasto più importante della giornata. Il barattolo di tortellini al ragù è da 200 grammi, che ho sempre considerato una quantità più che sufficiente per saziare una persona normale. A quanto pare, il campo di battaglia provoca un dispendio davvero cospicuo di energie fisiche e mentali che devono essere recuperate mangiando quintali di cibo.

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C'è anche da dire che erano circa le dieci di sera e noi non avevamo ancora mangiato praticamente nulla—anzi, la colazione militare non aveva fatto altro che aprirci lo stomaco. Così non siamo stati tanto a pensarci e ci siamo messi subito a cucinare.

Secondo il foglietto illustrativo allegato alla razione, ci sono due modi per preparare il cibo in essa contenuto. Il primo modo consiste semplicemente nel versare tutto nella gavetta che poi viene messa sul fuoco; l'alternativa è cuocere direttamente le scatolette a bagnomaria. Siccome volevamo vedere la consistenza di quello che avevamo mangiato abbiamo optato per la prima soluzione.

Questo è l'aspetto che avevano i tortellini quando, con grande fatica, li abbiamo tirati fuori dalla scatoletta di cui avevano praticamente preso la forma.

A essere sincero, erano decisamente mangiabili. Anzi, con il senno di poi si sarebbero rivelati forse la cosa più buona che avremmo ingerito durante tutta la sera.

In effetti, quando abbiamo aperto il barattolo dei wurstel abbiamo subito rimpianto i tortellini come se fossero una prelibatezza per palati fini.

Già solo a guardarli, i würstel sembravano finti tanto erano mollicci e gommosi.

Quando mi sono fatto coraggio e li ho assaggiati ho scoperto che sapore hanno le prime linee del fronte. La cosa peggiore non è passare le tue giornate a sparare, avanzare a carponi nella polvere, scavalcare reticolati e lanciare bombe a mano, ma fare tutto questo con in bocca il sapore di mini würstel conservati in una salamoia su cui galleggiano iceberg di grasso coagulato.

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Per cercare di mascherarne il sapore abbiamo provato ad accompagnarli con i cracker, ma abbiamo presto scoperto che questi e i famosi "biscotti dolci" della colazione erano esattamente la stessa cosa. Probabilmente avremmo potuto e dovuto arrivarci, visto che le confezioni erano identiche. Anche questi non erano né salati né dolci ma delle semplici lastre di cartone senza alcuna qualità, che però tutto sommato sono servite allo scopo. Forse è per questo che all'interno di ogni Razione K ce ne sono ben quattro pacchetti.

Comunque sia, abbiamo mandato giù i würstel morso dopo morso, facendoci forza con il pensiero che con i piatti successivi sarebbe andata meglio. È bastato annusare la portata successiva, ovvero la macedonia di frutta, per capire quanto ci sbagliavamo.

Non credo di aver mai sentito un odore più schifoso—quello che ci si avvicina di più è l'odore nauseabondo del vomito di chi prima di vomitare ha mangiato dei dolci. Non ce l'abbiamo fatta ad assaggiarla. Siamo dei codardi.

Prima di iniziare a mangiare avevamo deciso di fare delle pause tra una portata e l'altra, ma dopo la macedonia abbiamo capito che volevamo solo che tutto finisse il più in fretta possibile così da poter tornare a casa—guarda caso, lo stesso pensiero che probabilmente occupa più spesso le menti dei soldati al fronte.

Per compensare le vitamine che non abbiamo assunto con la macedonia, abbiamo mangiato le compresse multivitaminiche in dotazione. Erano dei pastiglioni piuttosto grossi, che si scioglievano in bocca e avevano un vago retrogusto all'arancia. Il gusto principale doveva essere qualcosa tipo "detersivo" o "sapone per i piatti." Abbiamo inghiottito le pastiglie e siamo passati direttamente al pasto successivo, la cena.

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CENA

CONTENUTO: n.1 barattolo di minestra di pasta e fagioli, n.1 scatoletta di sgombro sott'olio, n.1 pacchetto di cracker, n1. bustina di caffè solubile, n.1 bustina di zucchero, n.2 barrette alla frutta, n.1 forchetta di plastica, n.1 coltello di plastica, n.1 tovagliolo di carta.

Il menù della cena consisteva in un barattolo di "minestra di pasta e fagioli," una scatoletta di filetti di sgombro, due barrette alla frutta e l'ennesimo pacchetto di cracker di cartone. Personalmente riponevo grandi speranze nella pasta e fagioli, che generalmente sa essere uno dei miei cibi preferiti. Purtroppo ogni mia aspettativa si è infranta contro la latta non appena abbiamo sollevato la linguetta.

Fortunatamente lo sgombro ci ha fatti ricredere. Certo, la razione che avevamo tra le mani era stata confezionata nel marzo 2014, quindi con ogni probabilità lo sgombro che stavamo mangiando nuotava nei mari del paradiso già almeno due anni, ma a parte il pensiero ricorrente di star degustando l'equivalente ittico della mummia di Ötzi il sapore non era male.

Quanto alle barrette alla frutta, erano mollicce, appiccicose e fin dal momento in cui le abbiamo scartate è stato chiaro che per loro la frutta era soltanto un vago ricordo.

Dopo averle mangiate ci siamo fatti un altro caffè con la seconda e la terza bustina di caffè liofilizzato contenute nella razione. Visto che il caffè corretto al cloro della colazione non ci era piaciuto molto, questa volta abbiamo deciso di non fare tutta la sceneggiata di disinfettare l'acqua del rubinetto. Cosa che si è dimostrata perfettamente inutile, visto che il risultato è stato comunque una brodaglia imbevibile.

Dopo il caffè abbiamo deciso di assaggiare anche le compresse di crusca in dotazione—così, per completezza—e di approfittare di tutto il contenuto della Razione lavandoci i denti con gli spazzolini e il dentifricio in dotazione.

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Quel momento è stato forse il più piacevole dell'intero pasto. Il dentifricio alla menta ci ha pulito la bocca da tutti i saporacci che avevamo dovuto degustare nel corso della serata, e improvvisamente abbiamo imparato ad amare profondamente l'igiene dentale. La nostra missione poteva considerarsi finalmente compiuta.

Sono nato nel 1990, per cui se da una parte ho avuto la fortuna di non dover fare il militare, dall'altra questa fortuna non si è manifestata subito e non mi ha impedito di passare almeno parte della mia infanzia tra il tormento e la paura di ricevere la fatidica cartolina per la leva.

Col tempo, però, mi sono ritrovato diverse volte a chiedermi se l'abolizione del servizio militare obbligatorio sia stata davvero un bene. Chissà, magari avrebbe potuto essere un'esperienza positiva, che mi avrebbe insegnato la disciplina necessaria a svegliarmi la mattina senza dover mettere cinque sveglie a distanza di cinque minuti l'una dall'altra per essere sicuro di sentirne almeno una. Forse fare il militare mi avrebbe aiutato a crescere più in fretta e non avrei commesso molti degli errori e delle tante stupidaggini della mia post-adolescenza.

Forse sarebbe andata così. Dopo aver mangiato quello che mangiano i soldati italiani in missione, c'è una sola cosa che mi rincuora: la consapevolezza che se davvero avessi fatto il militare non sarei sopravvissuto abbastanza per scoprirlo.

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