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salute mentale

Le persone depresse usano più spesso queste parole

E non stiamo parlando solo di "solitudine", "tristezza", "disperazione".
depressione parole
Foto via Unsplash

Mohammad Al-Mosaiwi è dottorando in psicologia alla University of Reading.

Dal modo in cui ti muovi e dormi al modo in cui interagisci con le persone che ti circondano, la depressione cambia tutto. Si nota anche da come parli e ti esprimi per iscritto. Da tempo gli scienziati cercano di stabilire l'esatta connessione tra depressione e linguaggio, e la tecnologia ci sta dando una mano. Uno studio pubblicato su Clinical Psychological Science e al quale ho collaborato ha individuato una classe di parole che può aiutare a dire con una certa sicurezza se una persona è depressa.

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Tradizionalmente, in questo campo le ricerche linguistiche sono sempre state condotte manualmente. Oggi, invece, i metodi di analisi testuale computerizzata permettono di passare in rassegna enormi quantità di dati in pochi minuti. Questo può aiutare a cogliere delle caratteristiche del linguaggio che un essere umano potrebbe perdersi, a calcolare la percentuale di parole e sfere semantiche, diversità lessicale, lunghezza media delle frasi, pattern grammaticali e molte altre specifiche.

Finora ci siamo affidati a scritti personali e diari di persone depresse, e alle opere di artisti come Cobain e Plath. Quanto al livello orale, anche il linguaggio naturale dei pazienti depressi è stato utile. Nel loro insieme, questi risultati hanno dimostrato che esistono differenze evidenti di linguaggio tra chi ha e chi non ha i sintomi della depressione.

Il linguaggio può essere separato in due componenti: il contenuto e lo stile. Il contenuto dipende da quello che vogliamo dire—ovvero, il significato o l'oggetto della frase. Non sorprenderà che le persone depresse usino una quantità eccessiva di parole legate a emozioni negative, soprattutto aggettivi e avverbi. Ma più interessante è l'uso di pronomi, secondo i ricercatori maggiormente affidabili nell'individuare spie della depressione. Chi mostra i sintomi della depressione fa anche un uso significativo del pronome di prima persona singolare—"io", "me"—e un uso ridotto dei pronomi di seconda e terza persona. Questo suggerisce che le persone depresse siano anche più focalizzate su se stesse, e meno connesse alle altre.

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Sappiamo che la ruminazione (arrovellarsi su problemi personali) e l'isolamento sociale sono caratteristiche comuni della depressione. Ma non sappiamo se quello che abbiamo scoperto sul linguaggio implichi differenze nel focus o nel modo di pensiero. La depressione spinge le persone a concentrarsi su se stesse, o sono le persone che si concentrano di più su se stesse che poi manifestano i sintomi della depressione?

Lo stile del linguaggio invece dipende da come ci esprimiamo, piuttosto che dal contenuto che esprimiamo. Di recente il nostro laboratorio ha condotto un'analisi testuale di 64 diversi forum di salute mentale online, con i loro 6400 membri. Abbiamo scoperto che in questi forum si fa un uso costante di "parole assolutiste"—che comunicano probabilità o dimensioni enormi, per esempio "sempre", "niente", "completamente"—e che l'uso di queste parole è addirittura più caratterizzante di quello dei pronomi o delle parole negative.

Avevamo ipotizzato fin dal principio che le persone depresse avessero una visione più "bianco o nero" del mondo, e che questo si sarebbe manifestato anche nel loro modo di parlare. Rispetto a 19 altri forum 'di controllo' (per esempio quelli dedicati a mamme o studenti) le parole assolutiste hanno una presenza del 50 percento maggiore nei forum in cui si parla di ansia e depressione; dell'80 percento nei casi di forum dedicati alle ideazioni suicide.

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Anche l'uso dei pronomi ha una distribuzione simile, ma gli effetti sono più contenuti. Paradossalmente, invece, le parole collegate a emozioni negative erano meno presenti nei forum di ideazioni suicide rispetto a quelli dedicati ad ansia e depressione.

Nel corso delle ricerche abbiamo anche preso in considerazione i forum di "rinascita", i cui membri ritengono di essere usciti da un episodio depressivo e scrivono parole incoraggianti per gli altri. Qui le parole che indicano emozioni negative vengono usate in modo paragonabile ai forum di controllo, mentre le parole relative a emozioni positive aumentano circa del 70 percento. Comunque, la presenza di parole assolutiste rimane molto maggiore che nei forum di controllo, anche se un po' minore che nei forum dedicati ad ansia e depressione.

È importante notare che chi ha già avuto un episodio depressivo è più portato ad averne altri. Quindi, la tendenza a un modo di pensare assolutista, anche quando non sono momentaneamente presenti sintomi depressivi, è un segnale che questa caratteristica possa giocare un ruolo negli episodi depressivi. Lo stesso si riscontra per i pronomi, ma non per le parole legate a emozioni negative.

Capire il linguaggio della depressione può aiutarci a capire il modo in cui pensano le persone depresse, ma ha anche dei riscontri pratici. I ricercatori stanno unendo l'analisi testuale automatizzata con il machine learning (computer che possono imparare dall'esperienza senza essere programmati) per classificare diversi disturbi mentali a partire da stralci di scrittura, come quelli dei blog.

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Questa classificazione si sta rivelando più accurata di quella fatta da terapeuti esperti. La cosa importante è che la classificazione creata dal machine learning potrà migliorare solo se le verranno dati in pasto più dati e se verranno sviluppati algoritmi più sofisticati. Questo travalica le parole assolutiste, la negatività e l'uso dei pronomi. Abbiamo cominciato a usare i computer per identificare sottocategorie sempre più specifiche di disturbi mentali—perfezionismo, problemi di autostima, ansia sociale.

Detto questo, è ovviamente possibile usare il linguaggio della depressione senza essere depressi. Alla fine, è come ti senti su un lungo lasso di tempo a determinare se stai soffrendo. Ma l'Organizzazione Mondiale della Sanità stima circa 300 milioni di persone depresse in tutto il mondo, ovvero il 18 percento più del 2005, e avere più strumenti a disposizione per individuare il disturbo è sicuramente importante per migliorare la salute di altri Plath e Cobain.

Questo articolo, pubblicato originariamente su The Conversation, è tratto da Tonic.

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